C’era in Europa: l’ Espanyol che sfiorò due volte la Coppa UEFA

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All’ombra della Sagrada Familia, anche i tifosi del Reial Club Deportivo Espanyol de Barcelona hanno sognato allori europei, arrivando in un due occasioni incredibilmente vicino a cogliere il successo negli ultimi vent’anni.

Il primo tentativo avvenne nella stagione 1987-88, quando l’Espanyol si trovava sotto la guida tecnica di uno dei più rilevanti allenatori peninsulari, il basco Javier Clemente. Ex promessa del calcio, costretto per infortunio ad un precoce ritiro, da allenatore Clemente ha guidato l’Athletic Bilbao raggiungendo il successo in Liga, poi la nazionale spagnola. In mezzo, l’esperienza con l’ Espanyol.

Dopo un buon terzo posto in campionato che valse l’accesso alla prima storica Coppa UEFA, l’Espanyol intraprese un percorso che sarebbe passato attraverso impegni probanti. I primi avversari incontrati furono i tedeschi del Borussia Mönchengladbach. Senza troppe difficoltà, l’Espanyol andò prima a vincere per 1-0 la partita esterna, poi regolò con un perentorio 4-1 la sfida domestica.
Nei sedicesimi di finale arrivò il primo avversario di rilievo: il Milan dell’esordiente Sacchi, con Baresi, Maldini e Van Basten. La squadra, in cui militava il leggendario portiere camerunense ‘Nkono (noto in Italia dopo i Mondiali dell’82), riuscì ad imporsi vincendo per 2-0 sul neutro di Lecce. Fu una partita che avrebbe potuto aprire una ‘sliding door’ nella storia del calcio mondiale, in quanto a seguito della sconfitta, il neo allenatore milanista Arrigo Sacchi, già in credito di fama verso i propri tifosi, si ritrovò sotto attacco della critica e fu ad un passo dall’esonero. Il presidente rossonero Berlusconi però si risolse a concedere un’altra prova d’appello al tecnico di Fusignano che quattro giorni dopo vinse per 1-0 contro il Verona, confermandosi sulla panchina. Tuttavia, nella partita di ritorno al Sarrià, (lo storico stadio di Italia – Brasile dell’82, altra ricorrenza) il Milan non riuscì a ribaltare il risultato, fermandosi sullo 0-0.

Gli ottavi riportarono nuovamente l’Espanyol a Milano, questa volta sulla sponda nerazzurra, contro l’Inter di Trapattoni. La squadra di Zenga, Passarella e Scifo non era ancora quella del record di punti raggiunto l’anno successivo con l’innesto dei tre tedeschi. Già al turno precedente aveva faticato contro i finlandesi del Turun Palloseura, dopo una famigerata sconfitta in casa, cagionata da un eurogol di Mika Aaltonen (meteora acquistata dall’Inter in quella circostanza e poi transitata tra le fila del Bologna nell’anno successivo). Anche in questo caso, l’Espanyol accelerò il processo di transizione dei nerazzurri verso la nuova fase dell’anno successivo, eliminandoli dalla competizione dopo un 1-1 a San Siro e vincendo per 1-0 in casa, con un gol di Orejuela.

Più agevoli furono i quarti contro i cecoslovacchi del Vitkovice (2-0 in casa e 0-0 fuori), mentre le semifinali opposero l’Espanyol ad un’altra formazione che sembrava riemergere dopo alcune stagioni gloriose, il Bruges. La partita di andata fu tremenda per i catalani, sconfitti in Belgio con un secco 2-0. Ma nella partita di ritorno, avvenne l’impresa: con i gol di Orejuela e Losada nei tempi regolamentari, poi completati da quello di Pichi Alonso, al 119’ dei supplementari, l’Espanyol ribaltò il risultato e raggiunse in finale il Bayer Leverkusen.

La partita di andata fu disputata in casa e l’Espanyol approfittò del calore del proprio pubblico per scrivere quella che avrebbe dovuto essere la parola definitiva sull’assegnazione del trofeo: una doppietta di Losada ed un gol di Soler misero in cassaforte un secco 3-0.

Eppure, non bastò. A rimontare, stavolta furono le “aspirine” di Leverkusen allenate da Ribbeck, con le reti, tutte nel secondo tempo di Tita (brasiliano poi transitato per Pescara), Gotz e del coreano Cha Bum-keun. Ai rigori, gli attoniti spagnoli sbagliarono tre tiri, con Urkiaga, Zuniga e Losada e il trofeo che sembrava già avviato in Catalogna, scivolò in Germania.

La beffa si sarebbe ripetuta poi nella stagione 2006-07, quando l’Espanyol fece il suo ritorno a distanza di quasi vent’anni in Coppa Uefa, arrivando un’altra volta sino in fondo alla manifestazione. Nel primo turno, l’Espanyol superò facilmente l’Artmedia Bratislava (2-2 e 4-1). Successivamente nella fase a gironi, vinse tutti e quattro gli incontri con Ajax, Zulte Waregem, Sparta Praga e Austria Vienna. Nella fase ad eliminazione diretta, l’Espanyol eliminò Livorno (1-2 e 2-0), Maccabi Haifa (0-0 e 4-0), Benfica (3-2 e 4-0) e Werder Brema (3-0 e 1-1).
Al termine di questo lungo percorso, l’Espanyol era giunto in finale senza aver perso alcuna partita.

Nella sfida contro i compatrioti del Siviglia (detentori del trofeo), stavolta disputata a Glasgow in una sola partita, l’Espanyol avrebbe comunque mantenuto quest’imbattibilità, perdendo tuttavia la Coppa.
Dopo aver rimontato per due volte lo svantaggio, prima con Riera nei tempi regolamentari e poi con Jonatas (subentrato all’ex laziale De La Peña) nei supplementari, ancora una volta furono decisivi, in negativo per i catalani, i rigori. Sulla panchina sedeva Valverde, in campo all’epoca delle prime finali UEFA.

Di seguito, il tabellino della prima storica finale dell’Espanyol, quella vinta in casa per 3-0, contro il Leverkusen.

Finale di andata, Sarria Stadium, Barcelona.

Español – Bayer Leverkusen 3-0

Español: N’Kono; Job, Miguel Angel, Gallert; Soler, Orejuela (Golobart 66’), Urquiaga, Inaki; Valverde, Pichi Alonso (Lauridsen 69’), Losada

Bayer Leverkusen: Vollborn; Rolff, De Kayser, A.Reinhardt, Hinterberger; Cha Bum-Kun (Gotz 18’), Tita, Buncol, Falkenmayer (K.Reinhardt 75’); Waas, Tauber

Qui, il video della gara

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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