L’estate ballerina del basket italiano

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Palcoscenici che scompaiono, panorami importanti del mondo dello sport che svaniscono. Sembra quasi impossibile andare a pensare che società con anni e anni di esperienze, vittorie, traguardi e passione possano essere smontate nel senso vero e proprio del termine. Fallimenti, investimenti mal riusciti, scarsa volontà di ricominciare.

È successo a Siena, una delle piazze più importanti del basket italiano dei giorni nostri. Sette vittorie di campionato consecutive, una squadra imbattibile. Ci ha provato fino all’ultimo istante, quando si sapeva già del fallimento. Subito dopo il fischio finale dell’ultima partita dei play-off con Milano, la società sarebbe scomparsa.

I tifosi. Chi pensa a loro? È vero. Si dice che chi è tifoso c’è sempre, non se ne va mai. Sia che la squadra militi in un campionato di livello sia che la squadra disputi un campionato meno importante. Eppure l’abitudine delle grandi realtà non può essere sostituita da un momento all’altro da un qualcosa di troppo piccolo per le aspettative di un pubblico che ormai, si sa, era stato abbastanza viziato negli ultimi tempi.

Si può accettare che una squadra fondamentale per il basket italiano scompaia e che salga di categoria un’altra società che, anche se sul campo non ha vinto nulla, sulla carta può essere ripescata perché arrivata in finale di play-off? Va bene, deve essere accettato.

Si potrebbe fare un esempio, misero nell’insieme se paragonato a realtà con uno spessore un po’ diverso, ma pur sempre reale e pratico. Due cittadine di provincia siciliane. Si parla di Barcellona Pozzo di Gotto e Capo D’Orlando. La prima, attraverso un percorso lungo sette anni, ha regalato vittorie, sconfitte ed emozioni al pubblico giallorosso. Un pubblico che si è sempre fatto riconoscere, dei sostenitori che, mobilitandosi partita dopo partita, hanno inseguito dalla Sicilia la loro squadra, per essere presenti in tutte le parti d’Italia, sfidando tutte le condizioni metereologiche possibili e immaginabili, solo per supportare i propri colori. C’è poi Capo D’Orlando, una piazza importante del panorama cestistico, ripartita negli ultimi anni dalle serie minori e, guidata da Gianmarco Pozzecco, arrivata, anche grazie a una serie di ripescaggi, al sogno di tutte le squadre italiane, la Serie A.

Mentre l’Orlandina si appresta dunque a rivivere la Serie A grazie al ripescaggio causato dal fallimento di Siena, Barcellona rischia di scomparire. Chi è un vero appassionato della palla a spicchi conosce la città, cestisticamente parlando. Barcellona è una città che, per quanto se ne voglia, ha questo giocattolo che permette alla gente di fare qualcosa la domenica pomeriggio, che permette lo svago dai vari problemi che affliggono la città. C’è una cosa positiva a Barcellona e questa cosa positiva sta scomparendo, ironia della sorte, proprio quando l’acerrima nemica sta per affrontare quello che i giallorossi, sul campo, inseguono da anni.

In fondo, proprio l’anno scorso che la Sigma Barcellona aveva raggiunto il traguardo importante del primo posto in campionato, ecco che le regole del basket italiano cambiano e la prima in classifica non può più raggiungere la promozione automaticamente senza disputare i play-off. Insomma, una storia del genere forse fa un po’ ridere, però è la realtà. E la realtà è che adesso mancano i fondi, manca l’imprenditore per ripartire, mancano gli sponsor. Manca addirittura un presidente perché colui che aveva investito nel basket adesso si è anche dimesso, nonostante la squadra sia iscritta al campionato. Ok, è iscritta. Cosa manca dunque? Mancano i giocatori, manca l’allenatore, manca la materia prima che permetta a una squadra di scendere in campo.

Nel nulla totale che sembra esserci in questo momento a Barcellona, forse, sta venendo meno anche l’entusiasmo. La gente è stanca, il pubblico ha solo bisogno di spensieratezza e, forse, sono pochi i veri e propri sostenitori che, nonostante le nulle certezze, sono pronti a dare un proprio contributo al buio attraverso il Bar basket Trust, un contributo popolare per far sopravvivere questo sport in una città che poco può offrire di diverso alla sua popolazione. Magari il pubblico adesso si sposterà nella vicina Capo D’Orlando e sosterrà una squadra che, nonostante non appartenga alla propria città, è pur sempre siciliana. Magari invece continuerà a seguire la propria città, qualsiasi campionato la propria squadra si appresti a disputare. Magari stiamo invece solo assistendo alla scomparsa di un’altra realtà. In fondo, lo sport è anche questo. Un momento sei al centro di tutto, sei importante e affronti le competizioni più alte e un momento dopo sei scomparso. E quello che resta è solo la passione per uno sport: perché quella, se c’è, non scomparirà mai, nonostante tutto.

 

Enrica Iacono
Enrica Iacono
Siciliana, studia Linguaggi dei Media all’Università Cattolica di Milano. Ama la musica italiana e andare ai concerti. Vuole fare dello sport il suo mestiere per conciliare la sua passione con il lavoro.

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