Brasile 2014, il personaggio: Roy Hodgson

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Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal rettangolo di gioco, fino al 14 luglio: durante tutti i Mondiali vi regaleremo quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Roy Hodgson, allenatore dell’Inghilterra, con un passato in Italia.

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Con quella faccia un po’ così… così come? Beh, forse la prima risposta, quella di getto, è «così stereotipata». Che è un modo cortese per non dire «così inglese» (potrebbe suonare razzista: provate a sostituire la nazionalità con altre più abituate alla cronaca di guerra, e poi ne riparliamo).

A ogni modo, Roy Hodgson non può certo cambiare faccia. Può cambiare paese, semmai: curiosamente, i suoi successi sono tutti targati Scandinavia (Halmstad e Malmö negli anni Settanta e Ottanta, FC Copenhagen agli albori del nuovo millennio), e la sua notorietà è invece sempre dovuta ad altre esperienze. Come se le due cose non potessero andare di pari passo.

Di sicuro, non gli è riuscito neanche stavolta che la squadra era “sua”: subentrato a Fabio Capello sulla panchina inglese, ha guidato la propria nazionale già a Euro2012, ma con un progetto tecnico che non gli apparteneva. Adesso, con due anni di tempo per costruirsi una squadra su misura, anche la sorte ci ha messo del suo (sotto forma di sorteggio malevolo, per calore e avversarie).

E così, anche l’Uruguay è risuscitato contro i ragazzi di Hodgson. A dirlo sinceramente e senza farsi problemi: è un dispiacere. Potremo pensare tutto di Hodgson, avendolo anche visto qui (due volte all’Inter, una all’Udinese); certo è che, alla fine, l’Italia non gli porta mai bene.

Insomma, diciamolo pure: facile provare simpatia per quel faccione da Miss Marple, e anche per la squadra messa in campo in questo Mondiale. Chi mai avrebbe immaginato, dodici mesi fa, di avere tutti quegli incursori così giovani e talentuosi? L’unico esperto rimane Rooney, più con un ruolo da ispiratore che con le redini in mano. Un progetto diverso, che pure raccoglierà meno frutti della nazionale vista a Euro2012.

Perché Hodgson è così: ha ancora due anni di contratto con la federazione inglese (vedremo se verranno rispettati, o se verrà accompagnato alla porta con stile inglese: tutto sta a capire se si tratterà, nel caso, di uno stile elegante o piuttosto da tabloid), ed è ancora lì a insegnare calcio. Ecco, ci siamo: più che Miss Marple, ci ricorda un insegnante bonario, un distinto gentleman in grado di dispensare lezioni.

Magari il suo prossimo assistente sarà John Flanagan: per vincere un Mondiale, gli inglesi hanno dovuto giocarlo in casa; e da allora sono sempre rimasti a bocca asciutta. Quindi, tutto sommato, Hodgson non è incapace di vincere: è che fa parte di una scuola, di una tendenza.

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Puntate precedenti

13 giugno – Stipe Pletikosa
14 giugno – Stefano Bizzotto
15 giugno – Gary Lewin
16 giugno – il sorteggio
17 giugno – Pepe
18 giugno – Guillermo Ochoa
19 giugno – Iker Casillas

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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