L’ex antipatico perdente

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Nello sport chi vince è sempre antipatico e chi perde è sempre simpatico. L’Inter nell’era pre-calciopoli stava simpatica praticamente a tutti. Federer tra il 2003 e il 2006 aveva monopolizzato il tennis e cominciava a stare antipatico.

A guardarlo molto da vicino c’era un ragazzo nato nel posto sbagliato, nel periodo sbagliato, che ha scelto lo sport sbagliato. Eh si, perché non sei troppo fortunato se sei nato a Losanna e hai deciso di giocare a tennis nell’era di Roger. Ma alla fine, il ruolo che ha recitato Stanislas Wawrinka, per tutta la carriera, è quello del bastian contrario. Pur dotato di talento raro, servizio potente e preciso, ottimo gioco di volo e soprattutto un rovescio pulito, perentorio, meraviglioso, Stan non raggiunge un quarto di finale Slam fino agli Us Open del 2010 (Eliminato poi da Jouzhny, non Sampras). Una carriera in ombra, nettamente al di sotto delle sue potenzialità.

Personaggio schivo, taciturno e introverso, Wawrinka non è mai stato troppo amato dai suoi colleghi e dai fan in generale. Beh, non che i suoi gesti siano da cavaliere. Nel 2010 lascia la moglie e la bambina dopo un matrimonio lampo, giustificandosi di volersi dedicare soltanto al tennis. Riesce a fare impazzire un signore come Flavio Cipolla, che si rifiuterà di stringergli la mano sempre all’Open Americano. Bisticcia con Roger per un duo che in Davis non ha mai rispettato il talento degli interpreti, fallendo.

Inspiegabile come un giocatore del genere non abbia vinto nulla più che 5 Atp 250. E più perdeva, più stava antipatico. Poi, però, il 2013. Nell’anno peggiore del suo illustre compaesano, Stan comincia a vedere la luce ed esce dal tunnel. Ottimi piazzamenti, quarti al Roland Garros e poi, sempre in America, la mini-consacrazione. Perché Stan forse diventa simpatico proprio li. Batte Murray, che deteneva il titolo, e va in semifinale con Nole. Incasserà la 12esima sconfitta consecutiva (arriveranno poi a 14) contro il serbo, ma lì diventa grande. Partita dell’anno, finita al quinto dopo 4 ore e 12 minuti. Tripudio e lacrime per lo svizzero, che perde.

Passano quattro mesi circa e stavolta vince lui al quinto, battendo Nole in Australia quattro anni dopo l’ultima debacle ed evitando al numero 2 la 15esima semifinale slam consecutiva. Il pubblico adesso lo acclama, lo adora, lo trascina. E Stanislas sorride. Sorride così tanto da liquidare Berdych 3 set a 1 in una partita brutta e ombrosa, proprio come lui. E aspetta la finale. Ti piacerebbe ci fosse Roger, no Stan? Tu sei brutto, antipatico e perdente. Lui è bello, simpatico e vincente. Roger, però, perde contro Rafa, come sempre. Il tuo score è semplice contro lo spagnolo: 0-12.

Basterebbe soltanto questo per descrivere quello che NON è accaduto domenica, perché domenica ti sei trasformato in Roger, sei diventato più simpatico e ti sei preso la leggenda. Bravo Stan.

Redazione
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