Zona NBA #6 – La trasformazione di Marco Belinelli

-

C’era una volta un ragazzo di Bologna, amante della palla a spicchi…

Se quella di Marco Belinelli fosse una favola, non potrebbe che iniziare così. Tutto ebbe luce a San Giovanni in Persiceto, un paesino di 27mila anime a 21km dal centro di Bologna: quel ragazzino terribile, che già a 16 anni conquistava il parquet della Serie A con la squadra della propria città, oggi gioca in NBA. Non solo, perché quello che apparentemente sarebbe dovuto essere il giocatore con meno talento tra i tre moschettieri italiani oltreoceano, oggi gioca nella più solida realtà di tutti gli Stati Uniti, al fianco di leggende di questo sport come Manu Ginobili e Tim Duncan.

Sin dal primo giorno è stato accolto dai compagni e dall’allenatore come se giocasse da sempre in Texas, con Ginobili che addirittura ne ha facilitato l’inserimento parlando con lui direttamente in italiano: Bologna connection, visto il passato in italia della stella argentina. Sin dalle partite di preseason ha impressionato per costanza, dedizione, applicazione e intensità su ambo i lati del campo: e se fosse scontato che in NBA avrebbe potuto produrre buoni numeri per essere una guardia (uno dei ruoli più complicati, se non quello più difficile per un europeo) di certo in pochi avevano immaginato questo Belinelli sul lato difensivo della medaglia. Addirittura nelle ultime partite lo abbiamo visto scendere in campo nei finali di partita per difendere su uno dei giocatori avversari più temibili: una trasformazione che non è riuscita ad altri giocatori, vedi quell’Andrea Bargnani che per talento potrebbe tranquillamente imporsi tra i migliori giocatori di questa lega, ma non è migliorato abbastanza nei suoi punti deboli per poter fare la differenza a certi livelli.

Belinelli e Ginobili, da Bologna con furore
Belinelli e Ginobili, da Bologna con furore

Torniamo indietro di qualche anno, perché non ci si improvvisa difensori da un momento all’altro, per decisione propria. Dopo la tremenda stagione (in senso negativo) contro i Toronto Raptors, Marco Belinelli viene spedito a New Orleans, alla corte di Monty Williams: di certo non l’allenatore con più esperienza del globo, ma in realtà si rivelerà decisivo per la crescita sportiva e professionale dell’eroe di San Giovanni in Persiceto. Proprio in Louisiana trova un certo Chris Paul come suo compagno di backcourt, e questo automaticamente eleva il suo gioco a un livello superiore, tanto che per alcune settimane appare anche nella top 10 del reparto piccoli dell’NBA. Non male per chi, pochi mesi prima, non riusciva nemmeno a scendere in campo in una squadra mediocre come quella canadese.
Una volta scaduto il suo contratto, poi, Belinelli dimostra di avere molto coraggio: non sceglie la squadra che avrebbe potuto garantirgli più soldi o anni di contratto, ma si dirige verso Chicago, per giocare nei Bulls che furono di Michael Jordan. Ad aspettarlo ci sono Derrick Rose e, soprattutto, Tim Thibodeau, considerato il miglior allenatore difensivo degli Stati Uniti: per Marco questa è la scelta migliore per la sua carriera sportiva, di certo non per il suo portafoglio. Una scommessa importante sul proprio futuro, una scelta che pagherà molto valutandola a posteriori: chiedere ai Brooklyn Nets per maggiori informazioni, dato che due prestazioni impressionanti di Marco in gara 6 e gara 7 furono decisive per l’eliminazione della squadra di New York dai playoff 2013.

Il resto non è storia, ma attualità: un’escalation che ci auguriamo possa non interrompersi qui, perché quello che Marco oggi si è guadagnato con il sudore della fronte possa presto trasformarsi in argenteria pesante, quella in palio nelle Finals del prossimo anno. Non è un segreto che Gregg Popovich e i San Antonio Spurs, infatti, puntino con veemenza al titolo che l’anno scorso gli sfuggì per poco, anzi pochissimo. E quest’anno c’è un uomo in più che a suon di canestri e difese forti ha intenzione di conquistare l’America. Da dove proviene? Né Duke, né Kansas o Kentucky: from Bologna, Italy. Orgogliosamente.

LE PUNTATE PRECEDENTI:

Zona NBA #5 – Carter-Williams, Oladipo e il fascino della matricola
Zona NBA #4 – Gigi l’americano
Zona NBA#3 – Power Ranking: Western Conference
Zona NBA #2 – Power Ranking: Eastern Conference

Zona NBA #1 – La compagnia dell’anello
Zona NBA #0 – L’antefatto e il numero zero

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

L’Italia ha perso a Milano dopo 96 anni

La sconfitta con la Spagna, al Giuseppe Meazza, esclude l'Italia dalla finale di UEFA Nations League. Quella con la Furia Roja era una semifinale,...
error: Content is protected !!