C’era in Europa: il Goteborg che portò la Svezia in cima all’Europa

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All’alba degli anni ’80, le squadre svedesi non impensierivano più di tanto le blasonate compagini dei campionati più famosi. Certo, il calcio svedese aveva sfornato fior di campioni, come il trio Gre-No-Li (Gren, Nordhal, Liedholm) o l’ “uccellino” Hamrin, raggiungendo anche l’oro olimpico nel 1948 e la finale mondiale, contro il Brasile di Pelè, nei mondiali casalinghi del 1958, ma a livello di club rimaneva ancora spazio per il dilettantismo e, nelle sfide di coppa, i giocatori poteva capitare che venissero presentati come semiprofessionisti, calciatori part-time, postini, impiegati e via dicendo nel restante tempo. Un primo importante segnale di cambiamento lo aveva dato il Malmoe, arrivando a giocarsi la finale di Coppa dei Campioni contro il Nottingham Forest, nel 1979, senza successo.

Ma di lì a breve, fu un’altra squadra, il Goteborg, arrivando per ben due volte a conquistare la Coppa Uefa a proiettare in una dimensione europea anche il movimento calcistico svedese, negli anni in cui l’intero Paese sotto la guida socialdemocratica di Olof Palme, stava attraversando forti cambiamenti politici e sociali, dando vita a quello “Svenska Modellen” di Stato sociale, tuttora ammirato nel resto del continente.

Alla guida del Goteborg, dal 1978, vi era un allenatore che avrebbe scritto pagine importanti anche nel calcio italiano: il giovane Sven Goran Eriksson. Negli anni in cui la rivoluzione calcistica olandese andava diffondendosi tra i club europei, mentre il conterraneo Liedholm (che Eriksson andrà poi a sostituire nella Roma) basava il proprio gioco sulla squadra corta e su una fitta trama di passaggi, Eriksson caratterizzò l’applicazione dei criteri basilari del gioco a zona, massimizzando piuttosto il ruolo del pressing e l’uso delle fasce, in un 4-4-2 che esaltava le doti fisiche e temperamentali dei calciatori nordici.

Non mancavano le opposizioni interne, in un calcio che da sempre riproponeva un tipo di gioco ispirato al modello tedesco, incentrato su vigorìa, confronto individuale e gioco a uomo e non sembrava predisposto ad aprirsi a un sistema di gioco che poteva accentuare ancor di più la vulnerabilità delle difesa.

Il 1982 fu un anno storico per il Goteborg. Dapprima il club evitò la bancarotta (i tifosi raccolsero una colletta per organizzare la trasferta di Coppa Uefa a Valencia), poi s’aggiudicarono il campionato. Quindi, disputarono la finale di Coppa Uefa contro il temibile Amburgo di Kaltz, Magath e Hrubesch, allenato dal santone austriaco Ernst Happel.

All’ultimo atto di Coppa, i biancoblu della seconda città di Svezia, arrivarono dopo aver eliminato il Valkeakosken Haka (3-2 e 4-0), lo Sturm Graz (2-2 e 3-2) e la Dinamo Bucarest (3-1 e 1-0), il Valencia (2-2 e 2-0) e infine in semifinale, i temibili tedeschi del Kaiserslautern (1-1 in trasferta e 2-1 in Svezia dopo i tempi supplementari) che avevano appena rifilato un 5-0 al Real Madrid.

A sorpresa, il Goteborg riuscì ad imporsi in casa nella gara di andata, grazie ad un gol allo scadere di Holmgren (di professione meccanico). L’Amburgo, che stava trionfando nel proprio campionato (e avrebbe vinto la Coppa dei Campioni ai danni della Juventus, nell’anno successivo) restava comunque favorito, in vista della partita di ritorno.

Ma le novità tattiche di Eriksson, amplificate dall’entusiasmo agonistico dei calciatori, produssero un risultato sorprendente e netto. Grazie alle reti di Dan Corneliusson (futuro giocatore del Como), di Torbjörn Nilsson (capocannoniere del torneo con 9 centri) e di Fredriksson su rigore, il 19 maggio 1982, per la prima volta una squadra svedese si aggiudicava un trofeo europeo. Tra i giocatori, oltre al cannoniere Nilsson, spiccava il centrocampista Stromberg, poi ben noto ai tifosi dell’Atalanta.

Così in campo, nella finale di ritorno:

Volksparkstadion di Amburgo: Amburgo – Ifk Goteborg 0-3

Amburgo: Stein – Groh, Hieronymus, Kaltz (76’ Hidien) – Hartwig, Magath, Memering, von Heesen – Bastrup, Hrubesch, Wehmeyer – Allenatore: Ernst Happel

IFK Goteborg: Wernersson – Fredriksson, Hysén (19’ Schiller), Karlsson, Svensson – Carlsson, Tord Holmgren, Tommy Holmgren, Stromberg – Corneliusson (68’ Sandberg), Nilsson – Allenatore: Sven-Goran Eriksson

Marcatori: 26’ Corneliusson, 61’ Nilsson , 63’ Fredriksson (Rig.)

Qui, il video della gara

Dopo la partenza di Eriksson verso Lisbona, il ciclo vincente del Goteborg sembrava essersi esaurito. Ma nel 1987, di nuovo il Goteborg, questa volta allenato da Gunder Bengtsson, riuscì nell’impresa di bissare il successo. Dopo aver eliminato anche l’Inter, grazie alla differenza reti, (0-0 interno e 1-1 a San Siro) ed aver superato in semifinali gli austriaci dello Swarovski Tirol (4-1 e 1-0), il Goteborg incontrò in finale gli scozzesi del Dundee United (semifinalisti di Coppa Campioni nell’ ’84).

Tra i giocatori svedesi, il difensore Glenn Hysen (già presente 5 anni prima) che avrebbe poi giocato come sostituto di Passarella nella Fiorentina, e Petterson, poi stella dell’Ajax.
Nella prima partita casalinga, gli svedesi si imposero per 1-0, mentre in Scozia bastò un pareggio, per 1-1, per aggiudicarsi il secondo trofeo europeo.

Di seguito, il tabellino:

Tannadice Park di Dundee: Dundee united – IFK Goteborg 1-1

Dundee United: Thompson – Clark, Holt (46’ Hegarthy), Malpas, Narey – Kirkwood, Redford (67’ Bannon) – Ferguson, Gallacher, McInally, Sturrock – Allenatore: Jim McLean

IFK Göteborg: Wernersson – Carlsson, Fredriksson, Hysén, Larsson, R. Nilsson – Andersson, Tommy Holmgren (70’ Mordt), Tord Holmgren – L. Nilsson (80’ Johansson), Pettersson – Allenatore: Gunder Bengtsson

Marcatori: 22’ Nilsson, 60’ Clark.

Qui, il video della gara

Ad oggi, il Goteborg è ancora l’unica squadra svedese ad aver vinto in Europa.

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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