Storie di Provincia: le 8 stagioni in A del Piacenza – storia di autarchia, bomber e zar

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Come fu negli anni ’80 per Ascoli, Avellino o Pisa, negli anni ’90 nei quartieri popolari della classifica, troviamo frequentemente traccia di una squadra tenace e combattiva: il Piacenza, che dal 1993 al 2003, partecipò otto volte al campionato di serie A.

Presieduta da Leonardo Garilli, il Piacenza seppe aprire un ciclo, iniziato nel 1990 in C1, sotto la guida di Gigi Cagni. Artefice di una doppia promozione dalla C1 alla A in tre anni, tra il 1990 e il 1996 Cagni seppe infondere al gioco della squadra il pragmatismo necessario di scuola italiana, lasciando anche aperture verso il bel gioco, facendo costantemente impiego di ali vere, come Turrini e Piovani, e proponendo alla ribalta un buon numero di centravanti, alcuni dei quali acquisiranno dimensione internazionale, altri rimasti nella storia del campionato come stelle di periferia ed autentici pirati dell’area di rigore. Fu soprattutto individuando costantemente gli attaccanti giusti che il Piacenza riuscì ad assicurarsi quel bottino di reti in campionato, necessario a centrare il tesoro della salvezza. Nel decennio passeranno a Piacenza attaccanti come Gilardino, Filippo e Simone Inzaghi, De Vitis, Ferrante, Hubner e Luiso.

Quella che accolse l’esordio del Piacenza nel 1993-94 era la serie A – visibile per la prima volta in pay tv – di Zola, Baggio, Signori e del debuttante Del Piero. Ma ciò che distinse il primo Piacenza di Cagni, fu una scelta assolutamente in controtendenza rispetto alla direzione del campionato: nell’anno in cui, a Gullit, Savicevic e Batistuta, venivano ad aggiungersi da oltrefrontiera altri campioni come Boksic, Bergkamp, Desailly, il Piacenza sorprese tutti decidendo di affidarsi solo a calciatori italiani, prediligendo il vivaio o i giocatori di esperienza.
Così Cagni, nelle interviste, avallava la scelta etica ed economica di Garilli: “Dalla mia bocca non udirete un solo lamento, ho sposato l’idea della società e la condivido totalmente”…. “Qui parlo in dialetto bresciano e già qualcuno non mi capisce…”.
La scelta autarchica non venne meno, nemmeno quando la sentenza Bosman spazzò via ogni argine di frontiera. Gli uomini del Piacenza interamente italiano si chiamavano Polonia, Chiti, Carannante, Suppa, Valoti o, nei casi di maggior successo, Alessandro Lucarelli, Di Francesco e Massimo Taibi (oltre ai bomber citati). Il più esotico dei cognomi, fu quello dello “zar” Pietro Vierchowod (che a Piacenza giunse nel ’97 a 38 anni e vi giocò segnando anche un gol salvezza alla Salernitana, sino al ritiro avvenuto nel 2000). Negli stessi anni, un buon contributo alla salvezza venne anche da un altro giocatore di classe ed esperienza, Giovanni Stroppa.

Nonostante fosse dato per spacciato, nel 1994, il Piacenza lottò sino alla fine e fu costretto ad arrendersi solo in seguito ad una molto discussa vittoria della Reggiana in casa del Milan campione d’Italia, che lasciò molte recriminazioni e un senso di ingiustizia tra i tifosi ma anche tra chi stava per assistere al miracolo della salvezza di una squadra autarchica e nostrana nel campionato dei campioni. Tuttavia, il miracolo era solo rimandato. Cagni riportò immediatamente la squadra in serie A e questa volta la guidò alla salvezza, prima di lasciare il timone ad altri allenatori. Nelle annate successive, prima Bortolo Mutti (vincendo uno spareggio con il Cagliari), poi Guerini e Materazzi, confermarono la squadra per altre tre stagioni in serie A.
Dopo un tonfo in B nel 2000, fu Novellino a guidare di nuovo gli emiliani in serie A e a conquistare un’altra salvezza. Fu quello l’anno in cui finì la linea autarchica e a Piacenza arrivarono i primi stranieri: i brasiliani Matuzalem e Amauri, il bielorusso Gurenko, ed il rumeno Patrascu.
Fu l’ultima, perché nel 2003 né la guida di Agostinelli, né il ritorno di Cagni poterono impedire la retrocessione e la fine di un ciclo, che era sopravvissuto anche alla scomparsa nel ’96 di Leonardo Garilli (cui fu dedicato lo stadio), grazie all’intervento della famiglia. Il 12° posto del 1999 e del 2002, resteranno i migliori risultati storici della squadra.

Tra le vittorie importanti di quel Piacenza, vogliamo ricordare quella ottenuta contro il Milan nel ‘96, con un rocambolesco 3-1, caratterizzato da uno stupendo gol vittoria di Pasquale Luiso.

Di seguito, il tabellino della gara.

Domenica 1° dicembre 1996 – Stadio Galleana, Piacenza
PIACENZA vs MILAN 3-2

PIACENZA: Taibi, Lucci, Polonia, Conte, Tramezzani, Pari (47′ Delli Carri), Di Francesco, Pin, Valoti, Luiso (75′ Maccoppi), Piovani (90′ Tentoni) – All.: Mutti

MILAN: S. Rossi, Reiziger, Coco, Desailly, Costacurta, Baresi II, Eranio, Albertini (46′ Savicevic), Weah, Locatelli (46′ Dugarry), Simone – All.: Morini – DT: Tabarez
Arbitro: Messina
Reti: 9′ Valoti, 44′ Di Francesco, 47′ e 68′ Dugarry, 71′ Luiso

Qui, il video dello storico gol di Luiso

Paolo Chichierchia
Paolo Chichierchia
Nasce nel 1972 a Roma, dove vive, lavora e tifa Fiorentina. Come Eduardo Galeano, ritiene che per spiegare a un bambino cosa sia la felicità, il miglior modo sia dargli un pallone per farlo giocare.

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