Le lacrime di Murray, un match point

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Un uomo solo in mezzo a trenta mila persone, tra spalti ed esterno del campo. Un microfono, lì, in mano, quasi per sbaglio.

L’emozione, palese sul suo volto e nella sua voce. Le poche parole dette — “Ogni anno ci vado sempre più vicino” — prima che il pianto strozzasse gola e discorso.
L’applauso, del pubblico e del suo avversario. Quel Roger Federer che aveva appena vinto il suo settimo Wimbledon e che da lì a poco avrebbe detto a tutto il pubblico di non preoccuparsi, ché avrebbero avuto presto nuovamente un vincitore britannico.

Era stata la pressione a fregare il povero Andy Murray. Un ragazzo su cui per quelle due settimane di torneo si erano appoggiate tutte le speranze di un popolo intero di rivedere un atleta di casa vincere sul Centrale dopo Fred Perry, ultimo britannico a riuscirci nel 1936.

Una finale che aveva fatto scomodare le più alte autorità, dal principe William al primo ministro Cameron, tanto per citarne due. I media che non avevano fatto altro che parlare o scrivere della sfida, parlando di “storia da scrivere” e di “impresa possibile”.

Un insieme di emozioni cresciute giorno dopo giorno, partita dopo partita, vittoria dopo vittoria. E affrontate da solo, solo a rincorrere la pallina, solo a ributtarla al di là della rete, solo a gioire per un punto messo a segno. Solo.
Solo come Murray, schiacciato da così tanta pressione e incapace di giocare libero da pensieri, annichilito infine dal tennis del più esperto Federer.

Ma nel momento in cui, ricercando la calma che in occasioni come quelle e in una situazione specifica come quella è impossibile da trovare, ha deglutito guardando al cielo prima di scoppiare a piangere, Murray ha inconsapevolmente messo a segno il match point per questo Wimbledon 2013.
Il suo gioco e la sua determinazione hanno fatto il resto, Djokovic è stato spazzato via con un secco 3-0 e la Gran Bretagna, dopo 77 anni, è tornata ad acclamare un vincitore di casa.

Forse qualcuno si era dimenticato di quanto accaduto esattamente un anno fa.
Ma Andy no, lui lo sa che da quella sconfitta tra le lacrime e la pressione di un popolo intero è uscito il vincitore di oggi.

Francesco Mariani
Francesco Mariani
Twitter addicted, vive di calcio. In campo è convinto di essere Pirlo, ma in realtà è un Carrozzieri qualunque. Per lui il trequartista è una questione di principio.

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