Il calcio che non vedi – Torino-Catania, le geometrie sono la specialità della casa

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Chiudiamo, insieme con il campionato di Serie A, anche il nostro appuntamento settimanale con ‘Il calcio che non vedi‘ in attesa di tornare quanto prima a farvi – speriamo gradita – compagnia; il fischio finale sulla massima Serie italiana ci suggerisce di prestare per quest’ultima settimana calcistica particolare attenzione proprio al nostro campionato, dove – come sempre – gli episodi da analizzare non mancano di certo.

Scendiamo allora in campo in quel di Torino, dove una linea ideale attraversa tutto il Tirreno portando a schierarsi di fronte ai granata il Catania di Maran; due squadre già salve e con nulla più da chiedere alla classifica che si scontrano solo per il gusto di giocare a pallone, stuzzicate forse soltanto da un pizzico di rivalità nord-sud. Il risultato finale è si un pareggio – come ci si poteva attendere – ma non  povero di emozioni e di belle giocate, come neanche di gol – ben 4 le reti messe a segno, infatti, all’Olimpico di Torino. Ci pensa Almiron al 25‘ a portare in vantaggio i siciliani grazie all’assist di Castro, mostrando come l’intesa tutta argentina sia ben oliata; poi Cerci risponde al 53‘ e si trasforma in assist man per il doppio pareggio di Bianchi all’83‘ dopo che Berglessio – un altro argentino, tanto per cambiare – aveva, al 62‘, di nuovo portato in vantaggio i catanesi.

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Due squadre che hanno dimostrato di saper dar vita a ottime geometrie con semplicità e tempismo perfetto, nel corso del campionato come di quest’ultima gara di campionato. Gli episodi che più ci interessa analizzare da questo punto di vista sono le prime due reti rispettivamente di Catania e Torino, quelle di Almiron e Cerci.

Schema CataniaAndiamo per gradi: è Biagianti a scambiare con Berglessio che restituisce la palla al centrocampista italiano pronto a innescare sullo sfondo Castro; l’argentino è abilissimo a ‘retropassare’ la palla proprio al centro dell’area di rigore dove c’è Almiron pronto a finalizzare la bella manovra quasi tutta argentina. Dall’altra sponda risponde l’ottimo scambio tra Bianchi, Brighi e Cerci che poi infila il portiere avversario con un bel diagonale rasoterra: belle le geometrie incrociate create dai granata  con Bianchi che serve Brighi e taglia verso il centro, quest’ultimo a sua volta serve di esterno Cerci sull’out di destra continuando la sua corsa in area sulla sinistra, la difesa catanese non può che rimanerne spiazzata e il pareggio non può che arrivare dai piedi del’ex Roma e Fiorentina.

Due splendide azioni che dimostrano come il bel calcio di qualità spesso ripaghi delle energie spese ad assimilarlo; solo due esempi tra i tanti che dovrebbero, però, fungere da strada maestra per tutti gli allenatori e i dirigenti in Italia come altrove a tornare al calcio giocato come sport di squadra, con quell’animo di complicità e forza nel gruppo con cui è nato e di cui troppo spesso, purtroppo, sembra aver perso traccia.

 

Daniele Gubbiotti
Daniele Gubbiotti
Nasce nel 1986 a Terni. Nel 2010 consegue la laurea in Lettere. La passione per il calcio, unita a quella per la scrittura e per la linguistica lo portano ad avventurarsi nel campo del giornalismo sportivo.

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