Bye-bye leggende

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Se ne vanno. Tutti, a poco a poco, lasciano il calcio. Se lo godranno da un’altra posizione: c’è chi farà la gavetta per allenare, chi commenterà le partite dagli studi di qualche tv, chi semplicemente si disintossicherà da gol, traverse, azioni e coperture. Eppure, mancheranno tantissimo. Parlo di alcune delle leggende del calcio inglese che hanno annunciato il loro ritiro a fine stagione: non resta che piangere, commentare sospirando, sorridere ricordando.

David Beckham, Paul Scholes (e questa volta non ci ripenserà…), Jamie Carragher: essenzialmente dei grandi, con i club e con la nazionale. Hanno vinto tutto o quasi, hanno sofferto quando non vincevano, hanno unito il loro destino a poche maglie. Casacche pesanti, affezionate. Casacche che impregnandosi del loro sudore si caricavano di fatica, gesti tecnici, sforzi. Poco o nulla (se non la costanza) raccolto con l’Inghilterra, eppure erano parte di una generazione che a Sua Maestà prometteva tanto: maledetti rigori, forse.

Calciatori leggendari, con Scholes e Carragher eternamente uniti al loro club, tanto da impersonarlo. Insieme a pochi altri (Giggs, Gerrard e soci), come il nostro Del Piero. O come Totti e Lampard, che ancora calceranno e segneranno. Uomini che ti facevano innamorare del Sabato pomeriggio a guardare un campionato straniero, con gli aneddoti di questo o quell’altro telecronista, la stranezza del Lunedì mattina a pensare alla Fantasy Premier League.

Quando Carragher accetta, tolto dalla naftalina da Capello viste le defezioni per Sud Africa 2010, di giocare in nazionale e provarci dopo tempo, puoi chiedere di meglio? E nel momento in cui Scholes, in fondo in fondo, capisce di averci ripensato e torna a giocare a Old Trafford, lo puoi nascondere il sorriso? Anche se non tifi per le loro squadre, anche se magari hai girato canale d’improvviso e senza interesse, questi giocatori ti piacciono.

Ti piace il Beckham che stupisce (?) tutta Milanello con l’abnegazione in allenamento, ricordi con dolore il suo tendine d’achille, o quella punizione contro la Grecia. Ricordi queste e altre cose, ricordi il calcio fatto essenzialmente di uomini: coi loro limiti, le loro pecche, i loro rammarichi (“il mio rimpianto? Non aver vinto il campionato” ha detto Jamie da Bootle).

Il ritiro di questi grandi campioni (e ne sto dimenticando: Drogba, Owen qualche mese fa…), che ti hanno fatto innamorare di un certo tipo di calcio, lascia un po’ di stucco. Sono come una vacanza lunga: te la godi, sai che dura, sai che finisce. Come Del Piero o Baggio, Weah o Zidane: ti mancano, vorresti che da un momento all’altro mettessero casacca e calzoncini e si avvicinassero al quarto uomo…

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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