Rugby league, verso la finale scudetto 2016: a tu per tu con Fabio “Hogan” Berzieri (XIII del Ducato)

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Sempre più vicini all’appuntamento con la finale scudetto del rugby league, continuiamo a dar voce ai protagonisti e a chi si spende ogni giorno per far crescere questo sport.

Dopo il colloquio con Massimo Nicotra (Spartans Catania), è il turno di Fabio “Hogan” Berzieri, cuore e anima del XIII del Ducato (area Piacenza), che affronterà i siciliani per il tricolore allo Stadio del Rugby di Corviale (Roma).

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente, per una chiacchierata interessante sullo stato di salute e i destini del league, oltre che sul campionato 2016 e l’imminente finalissima.

Ciao Hogan. Ti potresti presentare? Che professione svolgi? Di cosa ti occupi nella vita e nello sport?

Mi chiamo Fabio Berzieri, ma tutti mi chiamano “Hogan”. Ho un’impresa di Marmi a Fiorenzuola (PC), dove vivo. Gioco a rugby union nel Piacenza Rugby ormai da oltre 10 anni, da pilone o tallonatore; sto incominciando a svolgere qualche ruolo da allenatore della mischia e simili, da allenatore di primo livello, perché sono il più vecchio della squadra se non…Del campionato.

Nello specifico del rugby league, di cosa ti occupi? 

Nel rugby a 13, abbiamo incominciato così, quasi per scherzo. Parlo di una decina d’anni fa circa con Tiziano (Franchini); attualmente, nel XIII del Ducato alleno insieme a Giovanni Franchi e Kelly Rolleston, ma do ancora il mio contributo in campo, da giocatore e capitano. Qua in zona il movimento sta bene, tanto che quest’anno abbiamo tirato su qualcosa come 33 giocatori, a livello di tesserati. Molti sono giovani, tutti nel bacino emiliano/basso lombardo, diciamo. Con queste basi, cerchiamo sempre di fare un bel lavoro e di migliorarci.

La vostra base qual è? 

La nostra base è Piacenza. E devo dire che il Piacenza Rugby è stato gentilissimo e disponibilissimo, lasciandoci a disposizione tutto: campi, spogliatoi, club house, davvero tutto. È un club che ha risposto bene a questa novità del rugby league, che ahimé devo dire in giro non è tanto ben vista come cosa. Molti club a XV non danno ai giocatori la disponibilità di venire a giocare a XIII d’estate, spesso alcune convocazioni della nazionale non possono essere accettate per via degli impegni dell’union, e così via. Secondo me servirebbe mettersi a un tavolo e vedere un attimo di venirsi incontro. Non capisco perché seven e beach vanno bene, mentre il 13 viene mal visto. Come fitness, handling e tante altre cose è invece il top per un giocatore di rugby. 

Cosa ti ha preso del league? Come ti ci sei avvicinato?

Conoscevo molto bene Simone (il gemello di Tiziano Franchini), che giocava a rugby league in Australia. Quando rientrò, provammo a giocare tre partite a Padova, con una selezione contro una squadra messa su da lui; così, continuammo a giocare, anche perché gente per esempio che gioca nel mio ruolo, pilone, normalmente gioca magari 4 palloni a partita, mentre a 13 ne gioca tanti! Molto più divertente, dinamico, interessante. 

Recentemente, su queste pagine Pierangelo Ceretti invocava una maggior sinergia tra “codici”. 

E sono d’accordo. Non c’è bisogno di farsi la guerra tra codici, né ha senso. Anche perché il numero di praticanti e appassionati di XIII in Italia è veramente basso, per cui se io me ne tengo per 100 e non te li concedo, non funzionerà mai. Senza sinergia l’esperienza del league è destinata a finire. Bisognerebbe parlarne insieme, mettersi al lavoro: certo non per fare professionismo perché non ci sono i numeri, ma per continuare a espandersi. 

Tornando alla finale. Che campionato è stato per voi? 

Mi sbilancio e dico che forse abbiamo fatto noi come XIII del Ducato il campionato più duro degli ultimi 5 anni. Brescia era molto molto attrezzato, Modena è uscita alla distanza ma certo ha dei bei giocatori. Quest’anno penso che la forza del Ducato sia stata a livello di numeri: con 33-35 giocatori hai sempre un buon 17-18 da mandare in campo. Pure in caso di infortuni, impegni, indisponibilità, siamo sempre stati in grado di schierare una squadra competitiva. Sono contentissimo poi della risposta dei ragazzi, specialmente dei più giovani: andremo alla finale con un XIII parecchio giovane come età, ma già matura come chilometraggio in questo codice. Ne abbiamo fornito diversi alla nazionale italiana, sia a livello senior che a livello under. 

Che squadra siete?

Come ho detto, siamo squadra giovane e molto fisica. Siamo grossi, ecco. Faremo quindi un gioco fisico, come nostro solito. Brescia l’abbiamo battuta così. Degli Spartans ho visto qualche video e ho visto che hanno un buon gioco alla mano, delle belle linee anche se magari è poco che giocano. Ho visto che hanno capito ed è tantissimo: non è semplice e loro sono molto bravi. Non conosco la maggior parte dei giocatori, ma so che sono di qualità: dico che noi ce la giochiamo come ce la siamo giocata con tutti. Sarà una bella partita, tosta. Una festa per il rugby league per mostrarsi: è la prima volta che si uniscono nord e sud Italia. Ho parlato con Massimo (Nicotra) 4-5 volte e mi è sembrata una persona molto a modo; lo stesso impegno della FIRL di fare arrivare 50 giocatori nella capitale è un bel messaggio per chi si vuole avvicinare. 


Locandina scudetto finale rugby league

 

 

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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