Il Gran Premio del Brasile nella storia: il futuro diventa presente

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Si avvicina il termine di un’altra annata della Formula 1. Una nuova stagione verrà dunque archiviata e diverrà un nuovo capitolo della storia di questo affascinante sport. In Brasile il calendario registrerà la penultima tappa di un Mondiale ormai concluso, con l’assegnazione alla Mercedes della palma di miglior costruttore e con l’incoronazione di Lewis Hamilton come campione del mondo. Sarà il quarantatreesimo Gran Premio disputato in un autodromo verdeoro, a cui andrebbe aggiunta una gara del 1972, a Interlagos, non inserita nel calendario ufficiale. Due sono i circuiti su cui, nel corso degli anni, si sono susseguite le competizioni: 32 a Interlagos, sobborgo di San Paolo e le restanti a Jacarepaguá, nei pressi di Rio De Janeiro.

Nel 1989 l’inaugurazione della stagione avvenne proprio a Jacarepaguá e, sebbene all’epoca pochissimi potessero prevederlo, oltre a una nuova annata si stava costruendo una nuova era della Formula 1 moderna. La Ferrari giunse in Brasile con un’innovazione tecnica destinata a modificare radicalmente lo stile di guida delle monoposto: il cambio semiautomatico, invenzione del britannico John Barnard. La scuderia di Maranello si presentò anche con un nuovo pilota, l’inglese Nigel Mansell.

Il grande favorito della vigilia era, però, l’idolo locale, Ayrton Senna al volante della McLaren, il quale, durante le qualifiche, non deluse gli appassionati, conquistando il primo posto in griglia davanti alla Williams di Riccardo Patrese e alla Ferrari di Gerhard Berger. I tecnici delle Rosse non riuscirono a celare l’apprensione per la gara dell’indomani. La vettura infatti, durante i test invernali, aveva evidenziato una preoccupante mancanza di affidabilità, dovuta proprio al rivoluzionario cambio e il timore diffuso era che difficilmente sarebbe riuscita a giungere al traguardo.

Nel momento in cui si spensero i semafori Senna, famoso per la concentrazione e per i riflessi fulminei, sbagliò incredibilmente la partenza e si vide sopravanzare da Patrese. Tentò di recuperare subito la posizione e, nella foga, non riuscì a evitare la vettura di Berger. Entrambi finirono fuori pista, con l’austriaco costretto poi al ritiro e il brasiliano escluso dalla lotta per le prime posizioni. In avanti a battagliare rimasero Patrese, Prost sull’altra McLaren e Mansell. Quest’ultimo, al sedicesimo giro, riuscì a conquistare la prima posizione, sorpassando il pilota italiano della Williams che, nel corso dei giri, sarebbe stato prima superato e poi distanziato anche dal rivale francese.

La competizione divenne un duello con i due contendenti a combattersi a colpi di giri veloci. Prost riconquistò temporaneamente il comando per un paio di giri, ma, dopo la sosta ai box, dovette cedere la testa della gara a Mansell. Il Leone, incurante delle raccomandazioni e dei timori dei tecnici della Rossa, spinse la sua vettura al massimo. Ogni tornata venne accolta con un sospiro di sollievo dai vertici e dai meccanici della Ferrari, fino all’apparire della bandiera a scacchi. Il debuttante Nigel Mansell, guidando per la prima volta una vettura provvista di cambio semiautomatico, vinse così il primo Gran Premio della stagione. Quella novità, sebbene giudicata da alcuni addetti ai lavori troppo futuristica e inadatta alle auto di Formula 1, sarebbe diventata, nel giro di pochi anni, parte integrante delle monoposto.

Enrica Panzeri
Enrica Panzeri
Nata e cresciuta a Lecco. Attualmente impiegata in cerca di impiego. Ama Milano, l'Inter, il cinema, la letteratura, il disegno e i gatti. Non necessariamente in questo ordine.

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