Ma te lo ricordi…. Faustino Asprilla?

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Sex simbol, goleador, trascinatore, pistolero pazzo, genio e sregolatezza: tutto questo è Faustino Asprilla, detto “Tino”. Un’istituzione a Parma, un po’ come il prosciutto o il parmigiano, dato che le capriole dell’attaccante nato 43 anni fa a Tuluà, in Colombia, rappresentano nell’immaginario del tifoso parmense anni di felicità, di riscossa, di fervore sportivo. Magli numero 11, scatto da centometrista e tocco felpato: ecco chi è stato l’Asprilla calciatore, universalmente acclamato come uno dei migliori talenti sfornati dalla Colombia; per molti un mito, per alcuni un incubo, per la polizia un bersaglio, per Buffon un “superdotato”. Conosciamolo meglio, dentro e fuori dal campo.

Cresciuto nell’Escuela Carlos Sarmiento Lora, passa ben presto alla corte dell’Atletico National de Medellin, la squadra che a fine anni 80′ spadroneggiava calcisticamente in Colombia. Buone prestazioni ed un discreto numero di gol gli valsero le attenzioni degli osservatori internazionali, ma fu il giovane Parma di Nevio Scala, altra squadra mitica, a strapparlo alla concorrenza, facendolo esordire in Italia. Una prima stagione, quella 1992/1993, grandiosa, culminata con la conquista della Coppa delle Coppe, altra nostalgia, da parte dei ducali ai danni dell’Atletico Madrid, con Tino grande protagonista. Di quell’annata rimarrà indelebile la rete su calcio di punizione realizzata al Milan degli invincibili di Capello che costrinse il Diavolo ad una sconfitta dopo 58 risultati utili consecutivi.

Tra capriole e gol (25), la prima avventura parmense di Asprilla si conclude nel 1996, quando non resiste alle sirene inglesi e si trasferisce al “St James’ Park”, la casa del Newcastle. Più infortuni che presenze, in realtà, per il colombiano, che dopo due anni senza troppe soddisfazioni torna in Emilia, dove l’aspettano tifosi nostalgici, buona cucina e belle donne. Un ritorno poco fortunato in realtà, visto che le capriole di Faustino diventano merce rara e dopo appena una stagione lascia per sempre i colori gialloblu. Torna in Sud America dove fa vita da globtrotter, giocando ora in Brasile ora in Messico ora nella sua Colombia, prima di ritirarsi definitivamente il 6 giugno del 2009.

Questo l’Asprilla calciatore, ma, come spesso accade, accanto ai tacchetti e alle esultanze esiste una vita parallela, legata ad eccessi e stranezze. Amante delle donne, delle armi e della sregolatezza, di Tino si ricordano alcuni episodi che vanno decisamente oltre l’aspetto calcistico, come le sue apparizioni così come mamma l’ha fatto su copertine di riviste, come quando si fece immortalare su un periodico per soli uomini solo con una foglia di fico sui “gioielli di famiglia”; accanto a ciò, la sua leggende vive anche per il suo mito di tombeur de femmes: famose soprattutto le sue avventure amorose ai tempi di Parma, come quella con l’attrice e modella Petra Scharbach che mise in crisi il suo matrimonio.

Tuttavia, l’amore per le armi e l’uso sregolato e pazzo di esse rimane come uno dei suoi passatempi maggiori, come quando fu quasi arrestato per aver sparato dei colpi in aria per festeggiare un Capodanno; o come quando si presentò all’allenamento dell’Universidad de Chile, dove giocava allora, sparando con una pistola per spronare i compagni ad impegnarsi di più, tra il fuggi fuggi generale di calciatori e dirigenza; o come quando finisce davvero in carcere sempre per aver sparato contro un posto di blocco della polizia 29 proiettili, non centrando nessun bersaglio. Insomma, roba che le freccette di un Balotelli qualsiasi sono assolutamente un diletto da dilettante.

Estremo in tutto, fece scalpore anche il giorno del suo addio al calcio, quando si presentò sul terreno di gioco in frac (nella foto) e a bordo di una limusine. Problemi che non sono mancati anche in Italia, dove è notizia di qualche mese fa, Asprilla è stato indagato insieme ad altri compagni del Parma in merito alla vicenda del crack della Parmalat. Oggi si dedica ad insegnare calcio ai ragazzini e dicono di lui ce voglia darsi alla politica. Nuovo colpo di testa o sana responsabilità? Vedremo, intanto le sue capriole e i suoi numeri resteranno luce indelebile per quelli che l’hanno amato e le sue scorribande fuori dal campo legna per non far spegnere il fuoco di un mito, cresciuto tra eccessi e colpi geniali.

Michele Pannozzo
Michele Pannozzo
Nato a Fondi (LT) il 18 gennaio 1984, è laureato in Teoria della Comunicazione. Scozzese di adozione, vive a Edimburgo, dalla quale non smette di coltivare le sue sue maggiori passioni: il calcio e la scrittura.

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