Ma tu te lo ricordi…. Vampeta?

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Tra le decine e decine di acquisti dell’Inter morattiana, uno si erge solitario, indelebile, indimenticabile tra i così detti bidoni portati a Milano dal presidente nerazzurro durante i suoi primi sventurati anni alla guida del club di via Durini. Ma voi ve lo ricordate quello strano personaggio sbarcato alla corte interista nell’estate del 2000, col baffetto da figo hollywoodiano e la nomea di tombeur de femme e gran calciatore? Ecco sì, è proprio lui, il Clarke Gable brasiliano, Vampeta, uno che dovrebbe suscitare terrore solo a nominarlo, dato che nella sua lingua il soprannome di Marcos André Batista Santos significa mezzo vampiro e mezzo diavolo. A distanza di anni, la maggior parte dei tifosi interisti ancora inorridisce al ricordo del simpatico calciatore brasiliano, altri, invece, lo avranno proprio cancellato dalla loro memoria. Conosciamo meglio questo talento inespresso, uno che per raccogliere dei soldini per ristrutturare il cinema del suo paesino non ha esitato a posare come mamma l’ha fatto su una rivista omosessuale.

L’avventura calcistica del nostro Vampeta inizia in patria, in Brasile, ma il nostro mezzo vampiro e mezzo diavolo si trasferisce ben presto in Europa, più precisamente in Olanda, dove gioca con Venlo e soprattutto PSV Eindhoven, dove è compagno di squadra di un giovanissimo Ronaldo, quello vero, l’originale, il “Fenomeno” (ogni riferimento portoghese è puramente casuale). Con la maglia dei biancorossi il simpatico baffetto vince una Eredivisie e una Supercoppa d’Olanda, disputando ottime prestazioni e mettendo a segno qualche gol. Nel 1998 torna a casa, firmando un contratto col Corinthians dove rimarrà due anni. Con la casacca del Timao, la carriera di Vampeta subisce una brusca accelerata in senso positivo che lo condurrà alla conquista della Coppa del mondo per club nel 2000 e alla convocazione col Brasile vincitore della Coppa America del 1999, torneo in cui gioca da protagonista. Una scalata calcistica che calamita su di sé le attenzioni dei grandi club europei, tanto che l’Inter si assicura le prestazioni del giocatore con il nome che è una crasi tra due parole per la modica cifra di 30 miliardi di lire. Doveva essere l’anno della definitiva consacrazione del progetto interista del patron Moratti, invece, tanti soldi spesi, o gettati al vento se lo si vede dal rovescio della medaglia, e nessuna soddisfazione, anzi.

Torniamo però sul nostro Vampeta. Sbarcato da poco in Italia viene gettato subito nella mischia dal nuovo allenatore nerazzurro Lippi (cacciato dopo la prima giornata di quel campionato) nella finale di Supercoppa italiana contro la Lazio. L’Inter perde 4-3, ma il brasiliano si dimostra un ragazzo propositivo, segnando anche per sbaglio un gol su un cross sballato. Sembra l’inizio di un idillio, invece l’arrivo di Tardelli sulla panchina meneghina stronca prematuramente la carriera nerazzurra del nostro personaggio, che collezionerà una sola presenza in campionato più qualche sporadica apparizione nelle coppe. Costo dell’operazione 30 miliardi, bidone completo più che mezzo vampiro e mezzo diavolo! Fatto sta che a fine stagione il brasiliano cambia aria, praticamente regalato al Paris Saint Germain in cambio di Dalmat, ma anche nella capitale francese il centrocampista non trova stimoli giusti, giocando solo 15 partite. Così, dopo una seconda avventura europea assolutamente fallimentare, Vampeta ritorna in Brasile, dove prova ad essere di nuovo un calciatore prima con la maglia del Flamengo e poi di nuovo con quella del Corinthians. Sembra che vada bene, diventando campione del mondo con la Selecao nel 2002, ma un brutto infortunio lo rigetta nel dimenticatoio, costringendolo a cercare ingaggi i fortuna, come quelli in squadre minori brasiliane o a provare una strampalata esperienza in Kuwait, buona solo racimolare qualche petroldollaro.

Tornato in patria, proverà ancora a giocare per qualche squadra brasiliana, fino allo scorso ottobre, quando firma un contratto che lo promuove a giocatore-allenatore del Gremio Osasco, squadra della terza categoria paulista, con ingaggio di 450 euro mensili. Una carriera tra alti e bassi, con questi ultimi in prevalenza, per un personaggio fuori dalla logica del pallone. Abbiamo già parlato del suo servizio fotografico nudo per la rivista gay G-Magazine, ma l’omosessualità sembra essere un filo conduttore della vita di Vampeta, tanto che anni dopo criticherà alcuni calciatori della Nazionale pentacampione del 2002, come Kakà o Baptista, etichettandoli in maniera dispregiativa come dei Bambi, che nello slang brasiliano è sinonimo di omosessuale e non del cerbiatto della Disney. “Milano è una città di negozi dove piove sempre, Moratti è un grande petroliere ma di bola non capisce nulla, anche Parigi non mi piace c’è la torre ci sono i musei ma preferisco la spiaggia di Bahia. L’Olanda è la mia seconda casa, è un paese libero, sesso, droga e birra“, dichiarerà in un’intervista rilasciata al noto quotidiano sportivo Playboy. Sarà anche accusato per maltrattamenti da parte della moglie.

Lasciamo il nostro Vampeta con una frase che inquadra al meglio il personaggio in questione, rilasciata dallo stesso mezzo vampiro e mezzo diavolo, un bidone in pratica, durante un concorso di bellezza in cui faceva parte della giuria. “Forse non capirò niente di calcio, ma di donne sono un vero esperto…“. Non ti dimenticheremo mai caro baffetto.

Michele Pannozzo
Michele Pannozzo
Nato a Fondi (LT) il 18 gennaio 1984, è laureato in Teoria della Comunicazione. Scozzese di adozione, vive a Edimburgo, dalla quale non smette di coltivare le sue sue maggiori passioni: il calcio e la scrittura.

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