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Vucinic esplode | “Adzic è un 8 o un mediano davanti alla difesa”, se non gioca deve andare via dalla Juve; la mossa che può cambiare il suo futuro

Adzic

Adzic (Fonte: X) - Mondosportivo

Mirko Vucinic scuote il dibattito su Matija Adzic con parole nette: per l’ex attaccante, il giovane serbo rende al massimo da mezzala numero 8 o da mediano davanti alla difesa. E se non trova spazio, il consiglio è chiaro: cambiare aria per giocare con continuità.Il messaggio è semplice e tagliente. Adzic non va “incastrato” in ruoli che non esaltano i suoi punti forti: passo, gamba, lettura del gioco e un buon primo controllo che gli permette di uscire dalla pressione. Vucinic suggerisce due collocazioni molto precise. La prima è quella del numero 8 classico, mezzala che corre in verticale, accompagna l’azione e si inserisce senza palla. La seconda è più “centrale”: mediano davanti alla difesa, dove può far ripartire l’azione con passaggi semplici ma rapidi e proteggere la linea quando la squadra perde palla.

Dentro questa visione c’è un’altra idea forte: ai giovani servono minuti veri. Per Vucinic, se l’allenatore non riesce a dargli un ruolo stabile e minutaggio costante, allora il ragazzo deve valutare una soluzione che gli permetta di stare in campo ogni settimana. Non è una provocazione contro nessuno: è una regola non scritta del calcio. A vent’anni, allenarsi bene non basta; per crescere servono partite, errori, coraggio e responsabilità.

Perché “8” o mediano: qualità, margini e cosa vedere in partita

Nell’idea di Vucinic, Adzic da mezzala ha tre compiti chiari. Il primo è correre in verticale quando l’esterno porta palla, così da aprire una linea di passaggio dentro. Il secondo è buttarsi nello spazio sul secondo palo quando la palla arriva sul lato opposto. Il terzo è schermare il play avversario quando si difende, per sporcare l’uscita dal basso. Tutte cose che il serbo può fare perché ha passo, resistenza e la giusta “temperatura” agonistica per stare dentro l’azione per novanta minuti.

Come mediano, invece, la chiave è la pulizia del primo passaggio. Vucinic vede in Adzic la capacità di ricevere orientato, giocare corto con un tocco e dare ritmo alla squadra quando c’è da risalire rapidamente. Davanti alla difesa serve anche lettura difensiva: posizionarsi mezzo metro prima, accorciare sul portatore, chiudere la linea del filtrante. In questo ruolo il giovane può crescere tanto, perché ha già la base tecnica e può allenare la parte tattica con ripetizioni e video.

 

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Il nodo spazio: cosa succede se non gioca e quali sono le alternative

La seconda parte del ragionamento è quella che fa più rumore. Se non c’è spazio reale, Vucinic invita a non perdere tempo prezioso in panchina. Questo significa considerare una soluzione che garantisca minuti: prestito mirato, ambiente che crede nel giocatore e un ruolo definito dal primo giorno. L’obiettivo non è “scappare”, ma scegliere un percorso dove il ragazzo possa mettere in campo ogni domenica quello che impara in settimana.

In un campionato come la Serie A o in leghe dove si corre tanto, l’asticella sale in fretta. Adzic ha bisogno di prove continue: deve sbagliare un inserimento per capire il tempo giusto, deve forzare un anticipo per sentire la distanza, deve provare più volte il passaggio tra le linee per trovare la misura. Queste sono cose che arrivano solo giocando. Ecco perché l’idea di un’esperienza con più centralità non è uno “strappo”, ma una scelta di crescita.

Dal punto di vista mentale, il consiglio va di pari passo con una responsabilità. Chi esce per cercare minuti non ha alibi: deve spaccare il campo, allenarsi forte e accettare le critiche. È la parte dura ma bella del mestiere. E per un profilo come Adzic, che ha fisico, dinamismo e un buon piede, il salto passa proprio da qui: trasformare il potenziale in abitudine alla prestazione.

Dentro il campo ci sono due dettagli che possono farlo avanzare subito. Il primo è la scelta della giocata semplice quando il pressing avversario raddoppia: non sempre serve il filtrante rischioso, a volte basta il tocco a muro per liberare un compagno. Il secondo è il tempo dell’inserimento: partire mezzo secondo dopo, quando il trequartista riceve tra le linee, così da non finire in fuorigioco e arrivare “a rimorchio” in zona tiro.

Il confronto acceso lanciato da Vucinic, quindi, non è un attacco ma una rotta. Ruolo chiaro, responsabilità e minuti: questo è il pacchetto che può far esplodere Adzic. Mezzala box-to-box se la squadra gioca verticale e chiede corsa, mediano di ordine se serve un cervello davanti ai centrali. In entrambi i casi, il ragazzo deve sentirsi al centro del progetto, non un tappabuchi.

La palla ora passa all’allenatore e al club. Se arriveranno segnali concreti sul minutaggio, Adzic potrà crescere dove si trova, con un ruolo preciso cucito addosso. Se invece le porte resteranno socchiuse, scegliere una squadra che lo metta in campo subito diventerà l’opzione migliore. È la logica del calcio moderno: il talento si afferma con il campo, non con le promesse. E quando un ex come Vucinic indica la strada, lo fa per accelerare un percorso che ha tutte le carte in regola per decollare.