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De Laurentiis shock | “In Nazionale solo chi ha meno di 23 anni”, è il momento di cambiare: proposta radicale; cosa può succedere adesso

De Laurentiis

De Laurentiis (Lapresse) - Mondosportivo

Aurelio De Laurentiis rilancia il dibattito sulla Nazionale italiana: “in Azzurro devono andare solo calciatori con meno di 23 anni”. Il presidente del Napoli presenta l’idea come una scossa al sistema, convinto che sia arrivato il momento di cambiare rotta e puntare tutto sui giovani.

Il messaggio è semplice e forte: azzerare le gerarchie tradizionali e trasformare l’Italia in una selezione Under 23, almeno per un ciclo, per costruire il futuro senza compromessi. Nelle parole di De Laurentiis c’è la volontà di ribaltare le abitudini, dare spazio ai ragazzi e impostare un progetto che guardi a medio e lungo termine. Per il numero uno azzurro, continuare con mezze misure non basta più: serve una scelta netta che obblighi club e federazione a correre tutti nella stessa direzione.

Perché l’idea Under 23 adesso: scossa al sistema e responsabilità ai giovani

La proposta nasce da una constatazione: negli ultimi anni la Nazionale ha alternato ottime serate a passaggi a vuoto, pagando spesso in energia, ritmo e aggressività. Puntare sui sotto–23 significa, nelle intenzioni di De Laurentiis, alzare la soglia atletica e la fame competitiva, creando una generazione con minuti veri e responsabilità pesanti già da subito. Non si tratterebbe di un semplice ricambio, ma di un cambio di paradigma: chi ha meno di 23 anni diventerebbe il perno del progetto, senza “stampelle” di esperienza a nascondere i difetti.

Dentro questa idea c’è anche una lettura strategica. Obbligare il sistema a scegliere i giovani spingerebbe i club a investire ancora di più su scouting, formazione e minuti in campo. Un’Italia Under 23 renderebbe “urgente” quello che spesso resta sulla carta: percorsi chiari tra Primavera, seconde squadre e prima squadra, con obiettivi misurabili non solo sugli esiti delle partite ma sulla crescita dei singoli. L’intenzione è creare un ciclo virtuoso in cui i ragazzi imparano a reggere la pressione internazionale già prima dei 23 anni.

 

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Cosa cambierebbe concretamente: convocazioni, gerarchie e tempi del progetto

Una Nazionale limitata agli Under 23 rivoluzionerebbe le convocazioni. Le liste sarebbero costruite attorno a chi gioca con continuità, corre e tiene ritmi elevati per novanta minuti. I veterani, in questo schema, rimarrebbero fuori per definizione, lasciando spazio a profili in rampa di lancio. Le gerarchie verrebbero riscritte: niente “posti garantiti”, solo meritocrazia e performance recenti. Il ct avrebbe così un gruppo più omogeneo per età e caratteristiche, con allenamenti progettati per aumentare intensità, coordinazione e automatismi tra coetanei che parlano lo stesso linguaggio tecnico.

Dal punto di vista dei tempi, la proposta di De Laurentiis non è una mossa estemporanea ma un invito a fissare un orizzonte preciso. Un ciclo intero con l’Under 23 permetterebbe di accumulare esperienza senza cambi di rotta ogni tre mesi. L’idea è costruire “massa critica” di talento: sbagliare oggi per essere più forti domani, accettando l’inevitabile fase di apprendimento in cambio di una base stabile per gli anni successivi. In questo quadro, gli stage e le finestre di lavoro diventerebbero momenti chiave per creare identità e principi non negoziabili.

Naturalmente, una scelta così radicale porta con sé contrasti. C’è chi vede nei senatori un patrimonio di leadership da non disperdere, soprattutto nelle gare ad alta tensione. Ma De Laurentiis rovescia il ragionamento: se l’obiettivo è crescere davvero, bisogna mettere i giovani al centro della scena e responsabilizzarli completamente. Solo così si forma una generazione capace, un domani, di essere “senior” con un bagaglio internazionale già ricco alle spalle.

Sul piano pratico, la linea Under 23 avrebbe effetti immediati anche sui club. Se la maglia Azzurra diventasse un traguardo realistico per i ventenni, aumenterebbe il valore dei vivai e la richiesta di minuti in campionato. Per i dirigenti sarebbe uno stimolo a strutturare rose con più spazio per i ragazzi, sapendo che la Nazionale premierebbe chi gioca davvero. E per i calciatori significherebbe alzare la qualità quotidiana: allenarsi bene, curare i dettagli, farsi trovare pronti, perché la convocazione non arriverebbe “domani”, ma adesso.

Il cuore della proposta, in fondo, è culturale. De Laurentiis chiede di cambiare mentalità: meno rendita di posizione, più coraggio. Una Nazionale che sceglie i giovani manda un messaggio chiaro a tutto il movimento: il talento va messo al centro quando scotta, non solo quando è già maturo. È una scommessa che divide, perché tocca sensibilità e carriere, ma è proprio il suo carattere “assoluto” a renderla dirompente nel dibattito pubblico.

Cosa succede adesso? La palla passa a chi guida la Nazionale e alla Federazione. Aprire o no a un esperimento così netto è una decisione che richiede visione, consenso e un piano credibile di lavoro. La discussione però è partita, e non si fermerà in fretta. Perché parlare di Under 23 significa parlare del futuro del calcio italiano. E il futuro, ricorda De Laurentiis, non va aspettato: va costruito scegliendo, anche quando costa.