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“Hanno scambiato la mia provetta”: squalificato per doping per 8 anni | Doveva giocare il Mondiale 2006 con l’Italia

Mondiale- fonte lapresse- mondosportivo.it

Angelo Pagotto, ex portiere di grande talento e promessa azzurra, torna a raccontare la sua vicenda più dolorosa: quella squalifica per doping che gli cambiò per sempre la carriera.

Nel mondo del calcio ci sono storie che finiscono troppo presto, travolte da errori, coincidenze o semplici sfortune. Quella di Angelo Pagotto è una di queste. Portiere promettente, cresciuto nel vivaio del Milan e con esperienze importanti tra Serie A e Nazionale Under 21, sembrava destinato a un futuro luminoso. Poi, nel 2000, la sua vita sportiva cambiò radicalmente.

Pagotto fu trovato positivo a un controllo antidoping e squalificato per otto anni. Una decisione che, secondo il suo stesso racconto, derivò da un errore clamoroso: lo scambio della provetta durante le analisi. Una vicenda che lo travolse proprio nel momento in cui sognava la maglia della Nazionale maggiore.

Dal sogno azzurro all’incubo della squalifica

Erano gli anni in cui Pagotto veniva indicato come uno dei migliori prospetti italiani nel ruolo. Dopo l’esperienza con la Nazionale Under 21 e le ottime prestazioni in Serie A, il portiere era finito nel giro dei convocabili per il Mondiale 2006. Ma quella squalifica spense ogni possibilità. “Avrei potuto essere in Germania con l’Italia campione del mondo”, ha ricordato in più occasioni, ripensando a quella che poteva essere la svolta della sua carriera.

Il verdetto, però, fu impietoso e lo tenne lontano dai campi per anni. Una punizione che lo segnò profondamente, sia dal punto di vista sportivo che personale, e che lo costrinse a reinventarsi lontano dai riflettori.

Una vita tra rimpianti e nuove sfide

Dopo la fine della squalifica, Pagotto ha provato a rimettersi in gioco come allenatore, lavorando con i giovani e trasmettendo loro la sua esperienza. Oggi il suo nome torna a far parlare di sé non per un ritorno in campo, ma per la forza con cui racconta la sua storia, diventata un monito contro gli errori e le ingiustizie nel mondo dello sport.

La sua testimonianza continua a colpire per sincerità e dolore. Il rimpianto per quel Mondiale sfumato resta vivo, ma anche la voglia di guardare avanti. Perché, nonostante tutto, Angelo Pagotto non ha mai smesso di sentirsi parte di quel calcio che, un tempo, lo aveva applaudito come una promessa destinata a brillare.