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Roma stipendi choc | Dybala irraggiungibile, Svilar scala posizioni; i numeri che fanno discutere

Dybala

Dybala (Lapresse) - Mondosportivo

Alla Roma il giocatore più pagato è Paulo Dybala: nessun compagno si avvicina alle sue cifre, né sul netto né sul lordo. Alle sue spalle la forbice è ampia e racconta una gerarchia chiara dentro lo spogliatoio. Intanto Mile Svilar ha scalato posizioni dopo l’ultimo salto di status in campo e a contratto.La fotografia degli stipendi giallorossi dice una cosa semplice: in cima c’è Dybala, molto sopra tutti. L’argentino resta il riferimento tecnico ed economico del progetto, con un ingaggio che lo colloca tra i calciatori più pagati della Serie A. Il distacco dagli altri è netto e rende evidente come la società abbia scelto di concentrare il peso del monte salari sul suo leader creativo, quello che accende l’ultimo terzo e decide le partite con una giocata. Le cifre “inavvicinabili” confermano quanto la Roma creda nel valore del numero 21, sia per quello che produce in campo sia per l’impatto sul brand.

Dietro Dybala si apre un altro livello, popolato dai pilastri della rosa. Qui rientrano i profili che danno struttura alla squadra: i difensori di riferimento, il capitano, i centrocampisti che reggono ritmo e fisicità. Sono ingaggi importanti ma decisamente più bassi rispetto a quelli della Joya, a testimoniare una piramide salariale piuttosto netta, con una prima vetta molto alta e poi gradini più ravvicinati. È una scelta che ha una logica: pagare al massimo l’uomo-franchigia e mantenere sostenibile il resto dell’organico.

Svilar su, ruolo e contratto: come è cambiato il peso del portiere

Il nome nuovo nella mappa degli stipendi è Mile Svilar. Il portiere ha scalato posizioni grazie a un percorso fatto di prestazioni pesanti e di una continuità ritrovata che lo ha promosso titolare a tutti gli effetti. Quando un portiere diventa decisivo, il suo valore cresce in fretta: contano le parate “che danno punti”, la gestione dell’area, il gioco con i piedi nelle uscite dal basso. È quello che è successo al serbo, che oggi pesa di più anche a bilancio perché è diventato un asset tecnico vero, non più una semplice alternativa.

L’aumento di status di Svilar risponde anche a un principio sportivo chiaro: ruolo e responsabilità devono avere un riconoscimento economico coerente. In una squadra che punta a ridurre i gol evitabili e a costruire dal basso con coraggio, il numero uno è una pedina strategica. Per questo la crescita del suo ingaggio va letta dentro il cambio di ruolo, non come un extra privo di copertura: la Roma ha deciso di blindare una posizione chiave, investendo su un profilo giovane ma già determinante.

 

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La piramide degli ingaggi: perché la forbice è così larga e cosa comporta

Guardando la distribuzione del monte salari, colpisce la distanza tra il primo posto e il resto del gruppo. Non è un’anomalia assoluta: succede spesso quando una rosa ha un fuoriclasse riconosciuto e una base ampia di titolari e prime riserve su livelli simili. Il vantaggio è duplice. Da un lato, si premia l’eccellenza, trattenendo in rosa un campione che altrimenti sarebbe nel mirino dei top club; dall’altro, si evita di alzare indiscriminatamente tutti gli stipendi, mantenendo margini per manovrare in futuro senza soffocare i conti.

Questa scelta, però, chiede governo interno molto attento. Quando il leader guadagna tanto più degli altri, lo spogliatoio dev’essere compatto e le comunicazioni chiare: bonus legati a obiettivi, premi per presenze e risultati, riconoscimenti mirati a chi incide. È qui che entrano in gioco il lavoro della dirigenza e quello dell’allenatore, chiamati a far percepire a tutti la coerenza del progetto. La Roma, da questo punto di vista, ha impostato una griglia che premia centralità tecnica, continuità e leadership, tenendo sotto controllo gli scatti economici fuori scala.

C’è poi il tema delle nuove entrate. Ogni innesto va calato dentro la piramide senza rompere gli equilibri: chi arriva deve avere un ingaggio allineato al proprio ruolo atteso, con una struttura che consenta di crescere nel tempo se il rendimento lo giustifica. È il modo più efficace per evitare un “effetto bolla” e per non ritrovarsi, tra una stagione e l’altra, con un monte stipendi che corre più dei risultati.

Il caso Dybala resta il perno di tutto. Il suo stipendio alto è la scommessa consapevole su un campione che, quando sta bene, sposta veramente l’asticella. La distanza dal resto della rosa non è solo una questione di numeri, ma il segno di una scelta tecnica e identitaria: attorno a lui si costruisce la produzione offensiva, si regge la qualità tra le linee e si portano in dote gol, assist e pericolosità sui calci piazzati. Per questo nessuno, ad oggi, lo avvicina davvero nelle cifre.

All’altro capo, la risalita di Svilar è la storia di un investimento che matura. Da alternativa a titolare, da promessa a certezza: la crescita economica va di pari passo con quella tecnica. E il messaggio per la rosa è limpido: chi spinge e diventa decisivo viene premiato. È il tipo di segnale che tiene alto il livello competitivo in allenamento e che crea una cultura in cui il merito ha ricadute concrete.

La Roma oggi ha una scala stipendi con un vertice altissimo e una base larga ma ordinata. L’equilibrio si regge su due cardini: riconoscere il valore di chi fa la differenza e non perdere di vista la sostenibilità. Dybala resta irraggiungibile per tutti gli altri; Svilar, grazie al campo, ha guadagnato quota e rispetto. Tra questi due estremi si muove una rosa che prova a crescere senza strappi, tenendo insieme qualità, risultati e attenzione ai conti. È la strada più difficile, ma anche l’unica che permette di restare competitivi stagione dopo stagione.