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Fateli correre

Un tempo, la pioggia era considerata “la grande livellatrice” in Formula 1. Scene epiche come Ayrton Senna a Donington 1993 o Schumacher a Barcellona 1996 sono scolpite nella memoria collettiva degli appassionati. Oggi, invece, basta un temporale per far sventolare la bandiera rossa. Le gare si congelano, si parte dietro la Safety Car o – peggio – non si parte affatto. È la nuova Formula 1, dove correre sotto la pioggia è diventato quasi un tabù.

La contraddizione più clamorosa riguarda proprio le gomme da pioggia estrema, le cosiddette full wet. Prodotte dalla Pirelli per gestire forti acquazzoni, sono diventate inutilizzabili nella pratica. Il motivo? Sollevano troppa acqua. Il getto d’acqua nebulizzata riduce la visibilità a zero per i piloti in scia, rendendo la corsa troppo pericolosa. Non è un problema di aderenza, ma di visibilità. In sintesi: le gomme pensate per la pioggia non si possono usare… quando piove davvero.

Mario Isola, responsabile motorsport di Pirelli, lo ha ammesso apertamente: “Le full wet sono sicure in termini di grip, ma generano così tanto spray che i piloti non vedono nulla. Per questo si preferisce sempre aspettare che la pista migliori abbastanza da montare le intermedie”.

La Formula 1 moderna è ossessionata dalla sicurezza, e giustamente. Ma l’equilibrio con lo spettacolo si sta spezzando. I fan si chiedono: se non si corre quando piove, che senso ha parlare di “gara in ogni condizione”? Le auto attuali, molto più grandi e potenti rispetto al passato, sono più difficili da gestire in condizioni estreme. Ma forse il vero problema è che la F1 ha smesso di cercare soluzioni radicali, accettando lo status quo.

La FIA e la FOM stanno valutando l’introduzione di “parafanghi” temporanei per ridurre lo spray, ma i test non hanno ancora portato a risultati concreti. Intanto, ogni weekend piovoso rischia di trasformarsi in una lunga attesa.

La Formula 1 è diventata vittima della sua stessa evoluzione. Ha raggiunto livelli straordinari di tecnologia, ma si è resa fragile davanti a uno degli elementi più naturali: la pioggia. Finché non si troverà un modo per correre davvero sul bagnato — e non solo in condizioni semi-asciutte — il rischio è che ogni nuvola scura diventi un’ombra anche sullo spettacolo.

E ai tifosi, ormai, resta solo la nostalgia delle vere “gare d’acqua”.