Il Paris Saint-Germain passeggia sull’Inter e si prende la Champions | Nerazzurri mai in partita, finisce 5-0 a Monaco di Baviera

Simone Inzaghi e lo sfogo - fonte Lapresse - mondosportivo.it
Mai scesa in campo l’Inter, a Monaco di Baviera. La finale di Champions finisce 5-0 per il Paris Saint-Germain: nerazzurri surclassati.
I bookamakers davano addirittura i nerazzurri favoriti, seppur di poco, alla vigilia. Macché. Il Paris Saint-Germain sfodera la prestazione perfetta, in una serata in cui l’Inter sbaglia tutto ciò che c’era da sbagliare. La stagione per Inzaghi si chiude senza titoli: né il campionato, né la Coppa Italia, men che meno la Champions League. L’atmosfera era elettrica, nel prepartita. Il concerto dei Linkin Park – grandiosi, pur senza Chester – non ha contribuito a stemperare la tensione. Le facce dei calciatori nel tunnel, all’ingresso in campo, sembravano già dare un segnale chiaro di come sarebbe andato il match: sguardi contratti, troppo, per Lautaro e compagni. Più sereni, convinti, quelli del PSG.
La partita non ha mai avuto una storia. Hakimi segna al 12′ (e non esulta, da ex nerazzurro), Doué raddoppia al 20′. Dell’Inter, neanche l’ombra. Qualche squillo su palla inattiva, ma figuriamoci se ciò possa mai essere sufficiente in una sereata in cui il PSG si dimostra superiore in tutto: testa, carattere, mentalità. Il secondo tempo è un de prufundis: Doué fa doppietta, segna anche Kvaratskhelia, chiude il baby Mayulu nel finale. Cinque-a-zero: il divario più ampio mai registrato in una finale di Champions.

Inzaghi? Quale futuro?
Cosa succede ora? Sicuramente, il fatto che l’Inter sia stata capace di arrivare a lottare fino alla fine in due competizioni – Serie A e Champions League – è un merito, che Inzaghi deve spillarsi sul petto. Ma una finale persa 5-0 non rischia di diventare “identificativa”? Inzaghi non passerà da essere il “demone” a “quello che ha preso cinque gol in finale dal PSG”? Il rischio c’è, ed è imponente, concreto. Potrebbe pensare a dimettersi e lasciar passare acqua sotto i ponti, per poi ripartire e riproporre le sue idee di calcio, che funzionano, sicuramente, ma andrebbero migliorate. Maturate.
Dall’altra parte, che bello per Luis Enrique. Una finale vinta e dedicata alla piccola Xana, sua figlia, persa per malattia qualche anno fa a soli nove anni. Aveva promesso una vittoria per potergliela dedicare, lei che era in campo a festeggiare col papà nel 2015, quando Lucho vinse in finale contro la Juventus. Promessa mantenuta, da grande papà qual è.