Van’t Schip, buona la prima: due mesi e mezzo dopo, l’Ajax ritrova il successo

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Sorridere “il giorno dei morti”? Si può.

La constatazione può risultare un filo macabra, ma esistono fatti realmente accaduti che giustificano il simulacro di una risata, di un sorriso, o quantomeno di un ghigno compiaciuto anche in questa circostanza.

Un esempio? Sei un tifoso dell’Ajax e il 2 di novembre i Lancieri ospitano il pericolante Volendam: 2-0 per i biancorossi (gol di Bergwijn e Akpom) e tre punti che vanno in archivio in maniera quasi deludente, in condizioni “normali”, per il club più titolato d’Olanda. Di normale, però, l’abbrivio di stagione dei biancorossi ha avuto ben poco, e quello sul Volendam è clamorosamente il primo successo in Eredivisie negli ultimi due mesi e mezzo.

C’è di più: la gara di giovedì sera rappresentava a tutti gli effetti uno scontro diretto al quale i Lancieri arrivavano da fanalino di coda dell’Eredivisie (pur con due gare in meno rispetto alla concorrenza). Un dato inimmaginabile da qualsiasi angolazione lo si guardi.

Come si è arrivati a una situazione fantascientifica per la sua assurdità, al punto forse da non essere mai stata presa in esame nemmeno nel più crudele sfottò di avversari storici come i supporters di PSV Eindhoven e Feyenoord?

Potremmo dire Maurice Steijn, ma sarebbe una risposta sbrigativa, esageratamente ingiusta con il 49enne allenatore dell’Aia e a dir poco miope rispetto alle problematiche strutturali che attanagliano il club nato nel simbolo di Aiace Telamonio.

Guardando alle cose strettamente di campo, i primi scricchiolii risalgono probabilmente alla coda dell’era ten Hag, mentre con il reebot successivo all’addio dell’attuale tecnico dello United la situazione è definitivamente precipitata. Il testimone di ten Hag è stato infatti raccolto da Alfred Schreuder (già in passato secondo proprio di ten Hag), ma l’esperienza si rivelò all’epoca deludente con il tecnico dell’Ajax congedato a Gennaio 2023 per un inopinato 5/o posto a sette lunghezze dal Feyenoord capolista; dato che, alla luce della classifica odierna, risulta quasi beffardo.

Dopo l’interim a guida Heitinga in estate è il turno di Maurice Steijn, una vita all’ADO Den Haag a vario titolo e numerose esperienze positive in patria tra Venlo, NAC Breda e Sparta Rotterdam inframezzate solamente da un “flop” negli Emirati Arabi alla guida dell’Al Wahda.

L’Ajax è l’occasione di una carriera per Steijn, ma le cose vanno male sin dal principio. All’esordio un 4-1 sull’Heracles Almelo molto più faticoso di quanto non racconti il risultato finale, con un Ajax che con i bianconeri va sotto per un tragicomico frittatone dell’asse Salah Eddine/Hato e trova il pari con l’estemporanea sassata da trenta metri di Medić prima che, nel quarto d’ora finale, il tandem Bergwijn-Kudus metta le cose a posto per i Lancieri.

Quel faticato successo centrato nel week-end di Ferragosto rimarrà l’unico in Eredivisie per l’Ajax, che fatica tremendamente in patria risultando privo di idee, friabile in difesa (in un campionato “allegro” come l’Eredivisie per di più) e, cosa forse più allarmante, privo di mordente e convinzione, incapace di “correre all’indietro” con l’avversario di turno che trova spesso sconfinate praterie nella metà campo dei biancorossi.

Due punti (con Excelsior e Sittard) nelle successive sei partite, con quattro k.o. consecutivi uno più umiliante dell’altro: le “ciliegine” sulla torta sono lo 0-4 casalingo con il Feyenoord e, forse ancor peggiore, il 3-4 subito sul campo di un Utrecht in crisi nera proprio come l’Ajax. Il rovescio del Galgenwaard con l’Utrecht, con l’Ajax capace di ribaltare il 2-0 e portarsi sul 2-3 salvo poi crollare nel finale e cedere 4-3, è di fatto la pietra tombale sull’esperienza di Stein all’Ajax con l’esonero che arriva da lì a qualche giorno.

Steijn, insomma, non è l’unico responsabile ma un Ajax così non si era davvero mai visto, quantomeno in epoca contemporanea: bisogna tornare agli anni ’60 per trovare un abbrivio di stagione così negativo. L’esonero è dunque inesorabile, anche perché in Europa le cose non sono andate meglio: qualificato ai gironi di Europa League (nonostante un imbarazzante 0-1 casalingo con il Ludogoretz), l’Ajax è “favorito” per l’ultimo posto nel girone con Brighton, AEK Atene e Marsiglia.

Lo sfacelo attuale però non è, come detto, solo una cosa di campo e comincia a concretizzarsi nella stagione 2022/2023, coinvolgendo i piani dirigenziali. Marc Overmars, deus-ex-machina della rinascita ajacide degli ultimi dieci anni, viene infatti licenziato per una brutta storia che con il calcio centra ben poco (l’accusa è di molestie ai danni di numerose dipendenti del club) e la sua sostituzione (come quella di ten Hag che saluta dopo l’Eredivisie conquistata nel 2022) si rivela un bel problema: il duo Hamstra/Huntelaar prima e soprattutto Sven Mislintat dopo inanellano una cattiva scelta dopo l’altra.

Soprattutto il secondo, arrivato con credenziali interessanti (Borussia Dortmund, Arsenal e Stoccarda nel CV) si rende protagonista di una serie di scelte scellerate; sua la scelta di Stein come allenatore della Prima Squadra, così come una campagna acquisti a dir poco incomprensibile.

In uscita il gruzzolo raccolto è notevole come da tradizione, con le cessioni di Kudus, Timber, Álvarez e Bassey in Premier più quella di Daramy al Reims che fruttano oltre 150 milioni di euro: a far scalpore è l’assenza di fiducia nel settore giovanile (quasi un’eresia a queste latitudini) e investimenti che a voler essere gentili risultano incomprensibili. Šutalo viene pagato 20 milioni alla Dinamo Zagabria, 16 ne vengono riconosciuti al Metz per Mikaudze reduce da una stagione brillante ma in Ligue 2 (165 minuti senza gol a oggi per il georgiano in maglia Ajax), 14 al City per Carlos Forbs dell’Under 21 (0 gol ma in 468 minuti per il portoghese) o ancora i 12 versati al Middlesbrough per Chuba Akpom reduce da una stagione da quasi 30 gol in Championship e i 3 milioni versati per Jakov Medić al St Pauli (seconda divisione tedesca).

Acquisti che lasciano stupiti e che, aldilà delle colpe di Steijn, non hanno ripagato. Senza parlare di quel Borna Sosa, comprato per  8 milioni dallo Stoccarda, nel cui caso sembra addirittura che Mislintat abbia avuto un conflitto di interessi essendo indirettamente socio di una delle società di consulenza che ha mediato nell’operazione. Pur se senza conferma ufficiale, in realtà, è proprio quest’ultima voce che sembra abbia fatto cadere la ghigliottina sulla testa di Mislintat, protagonista di un mandato durato meno di 130 giorni.

In casa Ajax, salutato Mislintat, è partito un processo di “re-ajacizzazione” che come obiettivo si pone quello di invertire la rotta dopo il disastroso avvio di stagione; da qui la scelta di aprire a Louis van Gaal le porte del direttivo dei biancorossi, e di riportare nel club anche John van’t Schip che ingaggiato come consulente si è trovato insignito del titolo di allenatore della Prima Squadra in seguito all’esonero di Stein.

A van’t Schip, che i meno giovani ricorderanno in Serie A con la maglia del Genoa, l’arduo compito di risollevare il club più titolato d’Olanda. Le spalle larghe non mancano al neo-tecnico dei Lancieri, che all’Ajax è di casa e che può consolarsi con una considerazione semplice ma assai utile: peggio di così le cose è difficile che le cose possano andare, e anche un misero 2-0 al Volendam può essere un brodino fondamentale per innestare il cambio di marcia di cui quest’Ajax ha assoluto bisogno.

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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