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Right here, right now: AEW Revolution è Storia

Revolution 2023 è un ppv “semplicemente” fantastico, scrive la storia. Tre match incredibili hanno rubato la scena al resto della card composta da sfide di buona qualità. The House of Black ha raggiunto l’obiettivo di conquistare le cinture trio al primo tentativo, e aggiungo una parola: finalmente. Dal loro arrivo in AEW ho sempre avuto la sensazione di un mosaico incompleto, una loro gestione non costante e non finalizzata ad obiettivi di una certa consistenza.

Il periodo lontano dal ring trascorso da Malakai Black, assieme alle indiscrezioni contrattuali su Buddy Matthews, ha inevitabilmente prolungato la fase di stallo, a questo punto possiamo affermare che si stia puntando a recuperare almeno in parte il terreno perduto. L’Elite poteva essere sconfitta soltanto da avversari di questo livello, la sfida è stata caratterizzata da ritmi elevatissimi, risposte colpo su colpo in repentini e spettacolari capovolgimenti di fronte. Mi auguro che la JAS rappresenti soltanto un ostacolo quotato da superare lungo un cammino che può e deve essere duraturo e ricco di soddisfazioni.

E vogliamo parlare del Texas Death Match? Vedere Moxley cedere è un evento più unico che raro, Adam Page lo ha portato oltre ogni limite. Abbiamo assistito ad un confronto crudo, violento, con un equilibrio immenso, nel quale entrambi hanno raccontato una storia profonda, ricca di orgoglio, competizione, incredibile voglia di superare l’avversario e, al tempo stesso, un rispetto consolidato e conquistato sul ring.

Sono d’accordo con l’esito finale, un successo serviva di più al Cowboy, averlo ottenuto in un ppv, in un modo così schiacciante e contro la stella attualmente più luminosa nella federazione gli consente di avvicinarsi sensibilmente all’olimpo. Sono convinto che il potenziale dell’ex membro dell’Elite sia talmente immenso che ogni giorno, in qualsiasi match, riuscirà ad offrire un valore aggiunto. Fantastico. È la fine della rivalità, oppure assisteremo al turn heel di Moxley?

L’Iron Man Match ha rappresentato la consacrazione sul ring di MJF. Brian Danielson non doveva più dimostrare nulla, stiamo parlando di uno dei wrestlers più tecnici e completi degli ultimi decenni, anche se la possibilità di vederlo ancora a livelli elevatissimi di performance nonostante l’età e il lungo stop dall’attività agonistica riesce ancora a sorprendere. L’attuale campione del mondo interpreta un personaggio che piace o non piace, impossibile aggrapparsi a vie di mezzo, un dato di fatto è però incontrovertibile; se consideriamo anche l’aspetto anagrafico, stiamo parlando potenzialmente di uno dei migliori heel conosciuti da questa disciplina. La sua immensa dote da intrattenitore aveva messo tutti d’accordo, fans e media, rischiando però di rivelarsi un ingombrante fattore di distrazione verso le qualità sul ring, spesso e volentieri ignorate o messe in secondo piano.

MJF, dopo la prestazione fornita contro Takeshita, ha offerto un match tecnicamente straordinario, riuscendo a far bella figura per oltre un’ora contro il top in circolazione, il maestro per bagaglio tecnico e prese di sottomissione. Non va nemmeno trascurato il netto miglioramento in termini di prestanza fisica, il campione in carica ha lavorato sodo in palestra con una costanza che ha portato ottimi risultati. Chi sarà il suo prossimo avversario? E nel frattempo si è più volte proclamato “the best in the world”.

Spiace per la immediata perdita del titolo TNT da parte di Wardlow, come peraltro la vittoria sporca ottenuta da Powerhouse Hobbs, il quale, a mio parere, avrebbe meritato di conquistare la prima cintura in AEW in un modo più convincente, senza interferenze così pesanti. E’ ovvio che se bisogna porre subito fine al secondo regno dell’ex braccio destro di MJF era inevitabile ricorrere a fattori esterni, resta un “però” grosso come una casa. Per quanto dimostrato sia in tag – team con Starks che da singolo, immaginavo per Hobbs una conquista del primo alloro in modo molto differente. Adesso bisognerà capire se l’alleanza con QT Marshall porterà a qualcosa di stabile nel tempo dopo i precedenti contatti.

Concludo con miei apprezzamenti all’attuale periodo della divisione femminile. Le ultime settimane sono state caratterizzate da una più efficace gestione delle storyline, si tocca con mano la volontà di offrire match di valore ma non solo, è evidente il tentativo di costruire un qualcosa di valido e duraturo per far crescere l’intero movimento. La rivalità tra le originals e le ex WWE potrebbe anche essere vista come un qualcosa di scontato secondo alcuni, ma può portare a risultati interessanti. In questo momento Jamie Hayter si sta confermando e dimostrando una campionessa assoluta dal valore inestimabile, è completa sotto ogni punto di vista, ogni possibile avversaria non si sta rivelando alla sua altezza, in attesa del possibile turn heel della Baker, destinato però a slittare non poco in considerazione dell’attuale rivalità che coinvolge più atlete.

Ruby Soho sta vivendo un periodo assai convincente a livello di risultati e prestazioni, probabilmente mai come oggi occupa un posto di rilievo negli equilibri della divisione AEW, a prescindere dai precedenti assalti andati a vuoti alle cintura massima e TBS. E a proposito di TBS… Jade Cargill ha già superato quota 50 vittorie ed è in attesa di un’avversaria di livello. Chi riuscirà ad interrompere il suo regno “del terrore”: sarà la Statlander, oppure un nuovo volto in arrivo?

AEW Revolution scrive la storia.

 

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