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In Iran cominciano gli arresti delle “star” per il supporto alle proteste: coinvolto anche il calciatore Mahini

Sarebbero già 83 i manifestanti morti durante le proteste di questi giorni contro il governo iraniano, in seguito all’uccisione della giovane Masha Amini, arrestata per aver indossato l’hijab in maniera non adeguata secondo le rigide linee guida religiose del Paese e torturata per giorni in carcere. Ancora di più i feriti e gli arresti, con le autorità che hanno deciso di intervenire subito con il pugno duro, con l’obiettivo di sopprimere le manifestazioni il prima possibile. Impossibile avere numeri certi, perché il governo sta bloccando le telecomunicazioni, rendendo difficile, talvolta persino impossibile sapere cosa stia accadendo precisamente nelle piazze di tutto l’Iran. Giovedì notte sono continuate le proteste a Rasht, Qom, Sanandaj, Mashhad and Yazd, alcune si sarebbero svolte anche a Teheran.

A fare ancora luce sulle proteste e, soprattutto, sulla violenta reazione del potere centrale ci sono per fortuna i social, soprattutto quando usati da celebrità dentro e fuori il Paese. Vi avevamo parlato delle forti parole dell’attaccante del Bayer Leverkusen Azmoun, della protesta della Nazionale di calcio dell’Iran e dell’arbitro Alireza Faghani (per queste ragioni rimosso dalla lista degli internazionali dell’Iran). Ma c’è chi, in Iran, sta prendendo coraggiosamente posizione, a prescindere dalle conseguenze e dalla dura reazione delle autorità che non stanno guardando in faccia a nessuno.

In queste ore, sarebbe stato arrestato il musicista Shervin Hajipour, che ha pubblicato su Instagram una canzone, “For”, basata sui Tweet di protesta contro le violenze delle forze dell’ordine sui manifestanti e sull’atroce morte di Masha Amini. Un pezzo che, come prevedibile, è già stato cancellato da ogni piattaforma per evitarne la diffusione. L’attrice iraniana Katayoun Riahi, invece, ha pubblicato sui propri social il mandato di arresto che avrebbe ricevuto, prima di veder perquisita la propria casa da parte delle forze di sicurezza iraniane.

Tra gli arrestati di questi ultimi giorni, come riportato da più fonti (compreso un Tweet del profilo inglese dell’Esteghlal, campione in carica in Iran) c’è però anche un calciatore, il difensore del Saipa ed ex nazionale Hossein Mahini. Al centro delle accuse c’è un post di Instagram in supporto delle proteste che, per le autorità, “è un esempio di tentativo di promuovere caos e distruzione e non coincide in nessun modo con la realtà”. Quindi agenti sarebbero entrati in casa sua, senza però trovarlo inizialmente e sequestrando così il suo computer e cellulare, oltre a prendere in ostaggio la moglie e il figlio. Una reazione durissima, che testimonia pienamente il tentativo delle Guardie Rivoluzionarie di soffocare sul nascere ogni tentativo di destabilizzazione politica, andando a colpire anche personaggi-immagine in grado di diffondere, anche all’estero, notizie sui tentativi di oppressione dei manifestanti.

Dal mondo dello sport starebbero arrivando immediati messaggi di soldiarietà verso Mahini: Peyman and Leila Rajabi, ex atleti iraniani, si sono fatti sentire sui social, chiedendo la liberazione del calciatore, la cui vita è ora seriamente a rischio. E alla FIFA arrivano i primi appelli di intervenire, come la lettera aperta pubblicata dall’associazione Open Stadiums, diventata celebre per aver portato avanti numerose campagne per permettere alle donne iraniane di tornare negli stadi: “come tifosi iraniani, con il cuore in mano chiediamo alla FIFA, viste le continue violazioni dei diritti umani secondo gli Articoli 2-3 degli Statuti, di espellere l’Iran dalla Coppa del Mondo 2022”.

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