I Pionieri del Calcio – La Grande Guerra e i palloni del capitano Nevill

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Il pallone divenne un compagno inseparabile per molti soldati impegnati nel primo conflitto mondiale. Nei momenti di tregua divenne consuetudine organizzare partitelle a un passo dalle trincee e a pochi metri dalle linee nemiche. Il calcio era un diversivo in grado di far dimenticare, anche se solo per qualche ora, gli orrori della guerra. Ma aveva anche una funzione sociale: nel limite del possibile, esprimeva legami di solidarietà, ricompattava il gruppo, creava un clima disteso e rasserenava gli animi. Nel 1917 il presidente del Consiglio e ministro della Guerra francese, Paul Painlevè, capita l’importanza di questo strumento di “leggerezza”, ordinò che fossero acquistati 4.000-5.000 palloni per inviarli ai soldati impegnati su vari fronti.

Quella che sembrava una leggenda nata per edulcorare un periodo funesto, è diventata un bella storia da raccontare. Il protagonista fu Wilfred Nevill, capitano dell’East Surrey Regiment, che morì sul campo nella Battaglia delle Somme, una delle battaglie più sanguinose dell’intera Grande Guerra. Wilfred era un grande appassionato di sport e soprattutto era un grande tifoso di calcio. Sapeva che la vita sua e dei suoi soldati era appesa a un filo: la tattica usata, quella di bombardare la linea difensiva nemica, non aveva portato i suoi frutti e i tedeschi si erano preparati scavando profondi rifugi sotterranei.

Ma la via era tracciata, non si poteva più tornare indietro. Alle 7:00 del 1 luglio 1916, Nevill ordinò l’offensiva, ma lo fece in modo tutt’altro che consueto. Prese due palloni e li portò con sé in trincea: sopra di uno scrisse “Primo Luglio 1916, finale della Grande Coppa europea di calcio. East Surrey Regiment vs Bavaresi”; sopra l’altro, che consegnò al suo vice, “Nessun arbitro”. Allo scattare della fatidica ora x, come se un arbitro immaginario avesse fischiato il calcio d’inizio, gli inglesi scattarono verso le linea tedesca lanciando in avanti i palloni. Noncuranti del pericolo se li scambiavano, quasi come se volessero avanzare e calciarli verso una porta immaginaria. In molti perirono – tra cui lo stesso capitano Nevill – ma alla fine di un’estenuante battaglia le trincee tedesche furono conquistate.

La testimonianza dell’episodio ci è stata tramandata da uno dei giornalisti francesi più brillanti dell’epoca, Victor Breyer, impegnato sul fronte come interprete: “Sotto la direzione del capitano Nevill, la compagnia partì all’assalto calciando il famoso pallone davanti a sé. Il capitano, in piedi sul parapetto, al minuto fissato dall’alto comando, diede il calcio d’inizio di questo “inusuale match” e i suoi uomini “dribblarono” il pallone fino alle linee tedesche, come se si trattasse di farla entrare nella rete avversaria. Furono numerosi i partecipanti dello straordinario torneo che caddero sulla via…”.

I due palloni, come se fossero immuni al crivellare dei colpi, scamparono incredibilmente alla cruenta battaglia. E sono arrivati, intonsi, fino a noi: uno è conservato al Queen’s Royal Surrey Regiment Museum di Guildford, l’altro si trova al Princess of Wales’ Royal Regiment Museum presso il castello di Dover.

 

Simone Galli
Simone Galli
Empolese e orgoglioso di esserlo, ha cominciato ad amare il calcio incantato dal mito di Van Basten. Amante dei viaggi, giocatore ed ex insegnante di tennis, attualmente collabora con pianetaempoli.it.

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