Elio De Angelis, 35 anni dopo

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Uno dei luoghi più comuni (e assolutamente sbagliati) che riguardano gli italiani è l’accusa di perenni scansafatiche. “Voglia di lavorare saltami addosso”, “pizza, spaghetti e mandolino” e altre idiozie in libertà.

Idiozie rese ancora più tali se pensiamo alla Formula 1, dove l’Italia – assieme all’Inghilterra – è la nazione che ha reso nobile il più importante sport automobilistico. Italia e Inghilterra, terra dei santi, poeti e navigatori contro la landa d’Albione. Sempre rivali, nel mondo del Circus. Ma che in questi giorni si sono unite nel ricordare i 35 anni dalla scomparsa di Elio De Angelis, il pilota romano che entrò nel burbero cuore di Colin Chapman, il deus ex machina della Lotus.

Figlio quasi d’arte (il padre era campione di motonautica), romano e romanista, Elio De Angelis crebbe nella passione dei motori. A 14 anni, il debutto con i kart. A 19 anni, il trionfo nel Campionato Italiano di Formula 3 con una Chevron della scuderia Trivellato Racing. Dopo un brevissimo passaggio in Formula 2 con la Minardi, sospinto da Enzo Ferrari, a 21 anni De Angelis divenne pilota pagante della Shadow, scuderia inglese in declino ma comunque prestigiosa.

Nel Mondiale 1979, De Angelis per correre dovette sborsare, grazie agli aiuti degli sponsor, 25000 dollari a Gran Premio. Nonostante una vettura poco competitiva, il romano nel GP degli USA Est a Watkins Glen ottenne i suoi primi punti mondiali grazie a un quarto posto.

Fu la gara che diede la svolta alla sua carriera. Colin Chapman, fondatore e capo della Lotus, cercava un pilota da affiancare a Mario Andretti e per sostituire Carlos Reutemann, passato alla Williams e venne colpito da De Angelis. Dopo un provino a fine stagione, Chapman si convinse e De Angelis passò alla Lotus, firmando un contratto annuale senza stipendio poiché i suoi emolumenti servivano per pagare la penale alla Shadow.

Per parecchi, il pilota capitolino sarebbe rimasto alla Lotus solamente per quella stagione e invece furono 6 le stagioni con la scuderia inglese. 6 stagioni con 2 vittorie, 10 podi e 3 pole position. Il primo successo fu ottenuto al cardiopalma. Gran Premio d’Austria 1982, De Angelis è in testa con la Lotus nettamente, ma un problema al cambio gli costa la rimonta di Keke Rosberg su Williams. Il romano però riesce a resistere, regalando a Chapman la sua ultima vittoria prima della sua prematura scomparsa avvenuta a fine anno.

Il secondo successo giunse nel 1985 a Imola, a tavolino poiché fu secondo in gara, ma Prost su McLaren venne squalificato per vettura troppo leggera alle verifiche tecniche. Fu l’ultimo sorriso di De Angelis alla Lotus, considerato che Peter Warr, nuovo team manager dopo Chapman, non teneva il pilota capitolino troppo in simpatia. Ragion per cui De Angelis, nel 1986, passò alla Brabham costituendo con Riccardo Patrese una coppia tutta italiana.

La BT55 era però una difficile vettura da guidare e De Angelis, nelle prime 4 gare del Mondiale, collezionò un ottavo posto in Brasile e 3 ritiri. Il romano però voleva continuare a sviluppare la macchina, tant’è vero che il 14 maggio 1986 chiese a Patrese il favore di poter guidare al suo posto nei test previsti a Le Castellet, sul circuito del Paul Ricard.

Purtroppo, durante un giro di prova, l’alettone posteriore della sua macchina si staccò, la vettura perse aderenza e schizzò letteralmente, andando a sbattere su un muro e incendiandosi. Gli altri piloti (Prost, Jones e Mansell su tutti) si precipitarono con degli estintori rudimentali per tirare fuori De Angelis dall’abitacolo della sua monoposto. Già, perché i vigili del fuoco non erano presenti poiché, essendo test privati, i proprietari del circuito non erano tenuti a organizzare la stessa macchina dei soccorsi previsti per una gara del Mondiale. I 6 minuti lunghissimi all’interno della Brabham provocarono l’asfissia che costò l’indomani la vita a De Angelis.

Lo sconforto fu unanime, proprio perché Elio era un pilota benvoluto da tutto il Circus. Forse, solo con Senna, suo compagno alla Lotus nel 1985, non riuscì a legare. Ma fu l’eccezione che confermò la regola.

Dopo il tragico evento, la FIA costrinse i proprietari dei circuiti ad adottare anche nei test le stesse misure di sicurezza usate nei Gran Premi. Una decisione giusta, purtroppo tardiva per De Angelis.

Elio ci lasciò 35 anni in un test volontario, così come 20 anni fa ci lasciò Michele Alboreto in un test con la Audi al Lausitzring. La dedizione al lavoro gli fu fatale. Altro che italiani fannulloni.

Giuseppe Pucciarelli
Giuseppe Pucciarelli
Nato a Salerno il 3 maggio 1986, laureato in Fisica, ex arbitro di calcio FIGC. “Sportofilo” a 360° con predilezione per calcio e ciclismo, è un acceso e convinto fantacalcista.

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