Il combattente Kudin rischia l’estradizione in Bielorussia: l’appello della comunità sportiva per salvarlo

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Alexey Kudin rischia di diventare l’ennesimo sportivo bielorusso a dover fare i conti con la giustizia del proprio Paese. Come vi avevamo raccontato la scorsa estate, durante le numerose e accese manifestazioni andate in scena in Bielorussia dopo la rielezione, non priva di sospetti, di Lukashenko, erano stati diversi i protagonisti dello sport nazionale a essere stati arrestati e ad aver addirittura subito violenze: era accaduto al giocatore di hockey Ilya Litvinov e all’attaccante del BATE Borisov Anton Saroka, ma non solo.

Le storie di personaggi del mondo dello sport che hanno avuto il coraggio di scendere in piazza per protestare contro il governo, anche a costo di rischiare la carriera o giorni di prigionia, sono state tante. La giocatrice di basket Lecuhanka e la capitana della nazionale di rugby Maria Shakuro sono state arrestate rispettivamente per 15 e 10 giorni dopo aver partecipato a proteste pacifiche; la freestyler Romanovskaya è stata licenziata per le assenze, l’atleta Svetlana Kudelich ha perso il proprio posto al Ministero per le Situazioni d’Emergenza per le proprie posizioni civiche. Senza dimenticare chi è stato licenziato dalle proprie posizioni, come l’allenatore della Nazionale di hockey Under 17 Aliaksandr Rummo e l’allenatrice della nazionale femminile di pallamano Natalya Petrakova, per aver firmato la lettera aperta in solidarietà del popolo bielorusso.

Ora a rischiare è appunto il combattente campione del mondo di kickboxing e thai boxe e ancora attivo nella MMA Alexey Kudin, che è stato arrestato negli scorsi giorni a Mosca. Il 35enne aveva partecipato una protesta pacifica dello scorso agosto a Molodechno, per manifestare contro i brogli elettorali avvenuti durante la rielezione di Lulaschenko. Kudin era stato arrestato, messo in carcere per due settimane e poi poi trasferito agli arresti domiciliari. Lo scorso novembre era atteso il processo, ma ha deciso di non presentarsi, scappando in Russia nella speranza di ottenere asilo politico. Ma, alla fine, è stato arrestato anche qui. L’accusa è quella di “resistenza a un agente di polizia o a un’altra persona che protegge l’ordine pubblico”, per cui rischia l’estradizione in Bielorussia. Ovvero in un Paese che ha al momento 190 prigionieri politici in carcere, con le forze dell’ordine che, secondo l’amico Vadim Kyrniala (manager nel campo delle arti marziali e combattente delle forze speciali della legione francese) avrebbero già promesso di vendicarsi facendo un uso della forza al di fuori di ogni norma di legge.

In altri termini, un’estradizione vorrebbe dire condannare Kudin a possibile violenze e torture, rischiando persino la condanna a morte, senza credibili prospettive di assistere a un equo processo. La decisione sulla sua consegna da parte delle forze dell’ordine russe a quelle bielorusse dovrebbe arrivare agli inizi di marzo, ma in molti sono già convinti che il suo destino sia già segnato

Per questa ragione, la comunità sportiva bielorussa si è già unita per inviare una lettera in difesa del combattente al Procuratore Generale della Federazione Russa per chiedere la sospensione dell’estradizione. Il messaggio, consegnato dal Fondo di Solidarietà Sportiva, ha ottenuto ben 322 firme da parte di personaggi del mondo dello sport: Nikolai Signevich, Natalia Zvereva, Melitina Stanuta, Vitaly Gurkov, Elena Levchenko, Egor e Nikita Meshcheryakova, Alexandra Gerasimenya, Catherine Snytina, Olga Drabanchikova, Dmitry Valent, Elvira German, Vasilij Komutovsky, Alexandra Romanovskaya, Natalia Leschik, Dmitry Asanov e altri. Per l’ennesima volta, il mondo dello sport bielorusso prova a unirsi per rompere il silenzio che rischia di calare sulle drammatiche vicende di un Paese da mesi alle prese con importanti manifestazioni contro il violento governo di Lukashenko.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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