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Mille volte Maldini in Serie A: storia di una dinastia nel Milan

Con i nove minuti disputati in MilanJuve Daniel Maldini è passato alla storia del club milanese. Il giovane ha completato 1.000 presenze in rossonero in Serie A per i tre Maldini: nonno, padre e figlio. Lui è ancora agli inizi, avendo giocato appena sei volte in prima squadra, ma in futuro vorrà sicuramente diventare un giocatore amato dai tifosi quanto Cesare e Paolo.

Questi ultimi con 901 gare ufficiali in tutte le competizioni, tra cui 647 solo nel campionato italiano, esordì nel lontano gennaio del 1985. A soli 16 anni venne convocato e fatto entrare da Liedholm nel secondo tempo contro l’Udinese. Quel momento è immortalato come l’inizio di carriera di uno dei capitani più grandi e conosciuti della storia. La gara finì 1-1.

Ancora nell’ambiente milanista come dirigente, ha segnato un’epoca vincendo di tutto e passando anche periodi bui. La disfatta più celebre è la 50esima edizione della Champions League, ovvero Istanbul 2005. Una delle partite più strane di sempre andò in atto quella sera, dove il Liverpool rimontò il 3-0 della formazione italiana nel secondo tempo, vincendo poi ai rigori. In quell’occasione Paolo segnò dopo 50 secondi con la fascia al braccio, pronto a sollevare la coppa. Quello rimane ancora oggi il gol più veloce di tutte le finali della competizione.

Con quella Champions sarebbe diventato il più vittorioso di sempre con 6 titoli, assieme a Francisco Gento. Con la leggenda del Real Madrid condivide anche il numero di finali disputate, ben otto. Ciononostante 2 Coppe dei Campioni e altri tre trofei nel nuovo formato della competizione lo hanno fatto entrare alla storia. La straordinarietà sta però nella sua longeva avventura con la stessa casacca per ben 25 stagioni o 31 se si contano anche le giovanili. Un quarto di secolo condito da 26 titoli, con una media spaventosa di uno per anno, 33 gol e 43 assist (non male per un difensore).

Tutto ciò batte senza dubbi il padre Cesare e sarà difficile da replicare per il figlio. Il più grande della dinastia rimane comunque uno dei migliori calciatori italiani degli anni ’50 e ’60, quando la città di Milano dominava il calcio mondiale. Fu lui a fare da capitano nella finale vinta contro il Benfica, appena maledetto da Béla Guttamann, per 2-1 a Wembley con una doppietta di Altafini. Per lui altri quattro titoli nazionali e ritiro ad “appena” 35 anni.

Paolo invece è andato avanti fino a quasi 41 primavere, terminando la sua grandiosa carriera tra le polemiche. Nel 2-0 contro la Fiorentina all’ultima giornata nella stagione 2008-09 la curva espose uno striscione in onore di Baresi, contestando Maldini durante la parata finale. Nonostante questo gesto, il ricordo dei milanisti è comunque quello di un grande professionista e di un vincente.

Daniel Maldini può imitare le gesta dei suoi predecessori, avendo anche un mezzo in più: un ruolo appariscente. Se gli altri due erano difensori, il classe 2001 è un attaccante che partecipa di più all’azione da gol. Segnare mette i giocatori ancora più al centro del gioco. Tuttavia la strada è ancora lunga e questo è appena un inizio che non deve dare alla testa del 19enne. Con la giusta calma e tanto lavoro i risultati sono garantiti.

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