Come sta andando il Monza di Berlusconi e Galliani (parte 1)

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Nell’intervista telefonica fatta a Silvio Berlusconi domenica sera durante il programma Che Tempo Che Fa, nemmeno Fabio Fazio ha potuto resistere alla tentazione della classica domanda che ormai di continuo viene fatta all’ex presidente del Consiglio, in ogni occasione possibile: “È più felice per come sta andando il Milan o il Monza?”. La risposta di Berlusconi è stata piuttosto ovvia: per entrambe, perché il Milan è parte del suo glorioso passato e il Monza è la bella realtà del presente, troppo spesso ridotta a surrogato della prima. Poi, come al solito, è arrivata l’ennesima promessa sul futuro dei brianzoli: entro un anno, il club biancorosso sarà in Serie A.

A prescindere da tutto, insomma, la promozione immediata già questa stagione resta la garanzia del duo Berlusconi-Galliani. Ed è stata ripetuta, pubblicizzata così tanto, che nella stessa Monza anche chi non segue il calcio sa che il destino dei biancorossi è nella massima serie. Eppure, guardando la classifica del campionato di Serie B dopo 7 giornate, i brianzoli risultano al nono posto con 9 punti guadagnati, pur con una partita ancora da disputare. Insomma, nella migliore delle ipotesi, il Monza potrebbe ritrovarsi al massimo in zona playoff, a combattere assieme a tante altre “big” per la promozione. Del dominio che qualcuno paventava a inizio stagione, basandosi sul pesante mercato fatto dai biancorossi, ancora non c’è traccia. E quindi, come sta andando davvero il Monza?

Ci sono pochi dubbi sul fatto che l’inizio di stagione della squadra di Brocchi abbia fatto sollevare diverse perplessità. Non soltanto per i risultati, con 3 pareggi (di cui due 0-0) e una sconfitta nelle primissime gare, ma soprattutto per le prestazioni. Il Monza degli esordi si è rivelata una squadra piuttosto solida difensivamente, grazie soprattutto alla guida della coppia centrale Bellusci-Paletta, due che hanno conosciuto anche i campi di Serie A, ma slegata in maniera preoccupante tra centrocampo e attacco. Poco gioco, insomma, con Brocchi che ha spesso provato a cambiare le (tante, soprattutto in Serie B) carte a disposizione, ma faticando a trovare la soluzione ideale.

E se in Coppa Italia i risultati sono arrivati senza troppi problemi (con le eliminazioni di Triestina e Pordenone), in campionato si è dovuto attendere il 31 ottobre per assistere alla prima vittoria: un 2-1 tiratissimo contro il Cittadella, con le due reti arrivate entrambe da rigore. La pochezza di gioco ha finito per attirare ironie da parte di altri tifosi, ma anche pesanti critiche verso l’attuale allenatore che, va detto, è stato circondato da un alone di dubbi sin dal suo arrivo da parte di una buona fetta della tifoseria brianzola, nonostante l’encomiabile e costante sostegno pubblico arrivato da Galliani.

Anche contro il Frosinone, lo scorso week-end, il primo tempo è stato piuttosto preoccupante. Poco gioco e ordine in campo, scarsa efficacia offensiva, tanti palloni giocati all’indietro o buttati via. Contro la squadra di Nesta sembrava di assistere all’ennesima partita di poca qualità, destinata a essere decisa solo grazie a un episodio favorevole. Poi, nella ripresa, è arrivata la svolta: il Monza ha colpito un palo con D’Errico e da lì si è sbloccato, facendo venir fuori tutta la straordinaria potenzialità del suo talentuoso gruppo. La squadra di Brocchi ha trovato due reti, entrambe molto belle: quella di Gytkjaer frutto di una rapida azione di gruppo, quella di Mota Carvalho di un gran contropiede partito da una giocata di Boateng e terminato con l’ottima azione in solitaria del portoghese.

Ma, soprattutto, i biancorossi hanno iniziato a giocare con gran qualità, offrendo giocate sia singole (con Boateng sugli scudi) sia di gruppo molto piacevoli, a un livello tale da annullare il Frosinone e continuare a dare l’impressione di poter far male a ogni attacco. Insomma, il secondo tempo della gara dello scorso week-end ci ha finalmente offerto quello che può davvero fare il Monza. E ci ha spiegato, in parte, perché si è dovuto attendere così tanto.

In estate, Galliani ha portato a Monzello 13 nuovi volti. C’era un po’ di tutto: giocatori già affermati per la categoria (Sampirisi, Barberis, Barillà, Frattesi), scommesse da testare (Gytkjaer, Maric, Marin, Carlos Augusto) e colpi da sogno come Boateng. Fino all’ultimo giorno di mercato, il centro sportivo del Monza è stato un via-vai di giocatori che, con il campionato già cominciato, ha finito per costringere Brocchi a dover gestire un gruppo in continua trasformazione. Salvo chi tende a proiettare Football Manager nella realtà, era inevitabile che persino una squadra reduce da un mercato da 18 milioni di euro (compensati da 0 euro in entrata, cosa che nemmeno in Serie A tutti possono permettersi) avesse bisogno di un periodo di adattamento. Riuscire a combinare tante personalità di spicco, con anche giocatori che in carriera hanno avuto solo esperienza all’estero, è ben più difficile di quanto si possa pensare.

In più, nelle prime settimane di ottobre, i brianzoli sono diventati uno dei primissimi focolai della Serie B, al punto da aver dovuto rinviare la partita contro il Vicenza. Una situazione che, tra l’altro, ha finito per preannunciare ciò che avrebbe atteso la città, oggi una delle più in difficoltà di tutta Italia sia per numero di contagi che per posti a disposizione negli ospedali. Tante assenze, alcune durate diverse settimane, che hanno costretto Brocchi a dover fare la conta non solo su chi potesse scendere in campo al sabato, ma addirittura a su chi poteva partecipare agli allenamenti. Inevitabilmente, il periodo di adattamento di cui sopra ha finito per allungarsi nei tempi e le conseguenze sul campo sono state piuttosto evidenti.

Terminata la fase critica, a Monzello è ritornata la serenità e, finalmente, sono arrivati i primi risultati di peso. Le vittorie contro Cittadella e Frosinone sono state fondamentali per riaccendere il morale di una squadra che sembrava spenta, poco oliata. Ma se quella con i ciociari, in particolar modo, è stata solo una felice parentesi, però, lo sapremo solo al rientro dopo la sosta delle Nazionali. E quello sarà il momento di capire se le promesse di Galliani e Berlusconi saranno destinate ad avverarsi.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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