Mattia Caldara, la risposta all’ascesa dell’Atalanta

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E’ inutile nasconderci, ce lo siamo chiesti un po’ tutti: cosa c’è dietro il miracolo Atalanta? La risposta è francamente dura da trovare se non un’attento scouting, un allenatore preparatissimo e un ambiente da sogno. I dubbi che alimentano questa domanda però si esaltano soprattutto anche dalle cessioni: perchè i giocatori che lasciano Bergamo non rendono più come prima? Mattia Caldara, appena riapprodato all’Atalanta dopo le spiacevoli parentesi targate Juventus e Milan, potrà fornirci molte spiegazioni.

Il difensore classe ’94 è stato ceduto nel 2017 (ma è rimasto a Bergamo fino al 30 giugno 2018) alla Juventus, follemente innamorata del prospetto del futuro più interessante che si intravedeva e disposta a spendere ben 19 milioni per un allora 23enne. Nonostante i 10 gol in Serie A, tra i bianconeri di fatto non scende mai in campo e viene immediatamente girato al Milan nell’affare Bonucci. L’esperienza rossonera non è molto diversa da quella precedente con sole due presenze, una in Europa League e una in Coppa Italia, e nessuna in campionato. Il motivo dell’anno orribile questa volta risiede negli infortuni con una serie incredibile di sfortune culminata con la rottura del legamento crociato anteriore sinistro.

A gennaio di quest’anno la famiglia Percassi ha deciso di riaccogliere a braccia aperte il figliol prodigo con un prestito di 18 mesi e diritto di riscatto fissato a 15 milioni. Con la maglia dell’Atalanta Caldara ha già debuttato in Coppa Italia tornando in campo da titolare dopo un anno e mezzo ed è sceso in campo anche contro il Valencia collezionando il suo primo gettone in Champions League. A 26 anni è così iniziata una nuova gioventù, voglioso di lasciarsi alle spalle gli anni peggiori per scalare rapidamente le gerarchie di Gasperini e ritagliarsi un posto fisso tra dei pilastri come Tolói, Palomino e Djimsiti. Se Mattia Caldara riuscirà a tornare quello che si era intravisto nella prima esperienza bergamasca allora sì, potremmo dire che il gruppo esalta il singolo in un contesto straordinario come quello dell’Atalanta.

Va dato merito anche all’allenatore: Gasperini da quando siede sulla panchina dei lombardi ha visto venire ceduti pezzi importanti della sua rosa senza batter ciglio e trovando sempre dei sostituti in grado di non far rimpiangere i partenti. E se fosse proprio il tecnico a dare quel valore in più ai suoi giocatori? Tutti si ricordano le parole di Škrtel, durato meno di un mese tra i neroazzurri per gli allenamenti troppo intensi di Gasperini. L’allenatore di Grugliasco è così, prendere o lasciare: lui esige sempre il massimo, ma in cambio fa rendere oltre ogni misura tutti i giocatori. Nei suoi quattro anni a Bergamo di esempi ce ne sono diversi.

Nella sua prima stagione da allenatore atalantino, oltre a Caldara, ha dovuto salutare anche Roberto Gagliardini, emigrato in direzione Milano, sponda Inter. Dopo l’ottimo inizio di campionato infatti il centrocampista è stato ceduto a gennaio per una cifra vicina ai 22 milioni (2 di prestito più il riscatto obbligatorio), ma all’Inter ha un po’ deluso le aspettative e fu presto accantonato in panchina e superato nelle gerarchie di Mancini prima e Spalletti poi. L’anno successivo è stata la volta di Conti, Kessiè e Bastoni. I primi due approdati al Milan per 56 milioni complessivi hanno visto ridimensionarsi le aspettative iniziali: l’italiano è stato bersagliato da continui infortuni, l’ivoriano invece non ha dato seguito a quanto di buono messo in mostra e di fatto si limita al semplice compitino in mezzo al campo.

L’anno scorso l’Atalanta ha ceduto Cristante alla Roma per 26 milioni di euro: nei giallorossi però non sta brillando e, dopo le 12 reti in 48 presenze in maglia bergamasca, si è limitato a 5 gol in 50 gettoni con i giallorossi. Questo campionato è stata la volta di Kulusevski, in prestito al Parma e venduto alla Juventus per 35 milioni. Riuscirà il classe 2000 a invertire la tendenza? Lo scopriremo nella prossima stagione, quando anche Caldara avrà avuto il tempo necessario per toglierci ogni dubbio: quanto vantaggio trae il singolo dal gruppo Atalanta?

Rodella Alessandro
Rodella Alessandro
Nato a Brescia nel marzo del 1992, ama lo sport in generale, soprattutto calcio, tennis e motori. Pratica i primi due a livello amatoriale senza grandi risultati. Appena può, ama seguire gli sport "dal vivo".

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