Coronavirus, la Ligue 1 chiude le porte: PSG-BVB nel silenzio del Parco. Dolberg regala la Costa Azzurra al Nizza

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Porte chiuse. Parole, misure, interventi che abbiamo sperimentato, imparato a conoscere, visto sui campi della serie A e che nel prossimo futuro saranno la “normalità” anche in Francia, almeno fino al 15 aprile. Chiuse le porte o comunque azzerati gli spettatori, ammessi fino ad un migliaio massimo secondo le nuove disposizioni (dai 5000 precedenti), provvedimento che riguarda non soltanto la Ligue 1 ma tutti gli eventi di sport e spettacolo all’ordine del giorno. Questa la scelta, questo lo scenario anche per quanto riguarda il ritorno di Champions League tra Paris Saint-Germain e Borussia Dortmund, test se ce n’è uno per il presente sportivo e la programmazione futura di Tuchel e compagnia. Quasi superfluo ricordare come la Coppa sia l’ossesione reale in zona Parc des Princes, altrettanto inutile descrivere come collegato il futuro del tecnico tedesco ed il risultato del doppio confronto, dopo il flop dell’andata al Signal Iduna Park. Un PSG che arriverà nel silenzio del Parco senza, nelle gambe, l’impegno in casa dello Strasburgo, rinviato proprio in relazione all’emergenza coronavirus fatta registrare nella regione del Basso Reno, ma con tutta la pressione del caso: è un esame di maturità, l’ennesimo, per chi ancora una volta è chiamato a giocarsi molto più di una stagione in 90′ minuti, provando ad evitare l’ennesimo anno zero, in arrivo in caso di fallimento europeo.

La Champions come un’ossessione, la Champions come un sogno. Per informazioni, chiedere al Rennes che, pochi giorni dopo aver mancato il bis della finale di Coupe de France contro il PSG, complice l’eliminazione in settimana per mano del Saint-Etienne, ha risposto immediatamente travolgendo con una manita il malcapitato Montpellier e riaccendendo in un amen le fantasie del popolo di Roazhon Park, mai nella propria storia capace di ascoltare la musichetta di cui sopra. La vena realizzativa di M’baye Niang, mai così a suo agio come in Bretagna, non soltanto a livello realizzativo, la conferma di un tecnico rampante come Julien Stéphan, divenuto ormai molto più di un emergente, la chioccia N’Zonzi che dal ritorno in Ligue 1 è diventato fondamentale nella crescita di un crack autentico come Eduardo Camavinga, sono tante le chiavi di lettura di una rincorsa e di un duello con il Lille che infiammerà il finale di stagione. Dogues che hanno risposto al largo successo bretone con il gol di Remy (uno degli innumerevoli talenti prodotti dal vivaio dell’OL, ormai una decina abbondante di anni fa), utile per affossare le ambizioni di un Lione mai come in questa fase double face. Rennes a quota 50 punti, Lille 49: sarà una lotta a due per il terzo posto e sarà tutta da vivere.

Per la Champions è tardi, per l’Europa, League s’intende, il Nizza sembra essere decisamente in orario. A tenere Les Aiglons in linea con le ambizioni di un retour continentale c’ha pensato Kasper Dolberg, prima stagione in rossonero e già autentico idolo di una piazza calda, appassionata e gasata a dovere dalla doppietta del danese ex Ajax nel Derby della Costa Azzurra contro il Monaco. Monegaschi avanti in avvio con Ben Yedder (e chi, altrimenti?) a punire l’altissima linea nizzarda, Jovetić a centrare la traversa evitando il doppio tracollo alla banda Vieira. Poi, il momentaneo 1-1 firmato Dolberg (zuccata su mancino al bacio di Ounas), rosso dopo consulto con il VAR a Stevan Jovetić (il primo della sua carriera) e, con il Monaco in dieci, flirtando con il recupero, la zampata del 2-1, taglio ad aggredire un pallone vagante all’altezza del primo palo, sempre con la firma di Dolberg, capace di così di raggiungere la doppia cifra (11 centri) alla sua prima stagione in Ligue 1, con la seconda doppietta francese dopo quella rifilata al Lione. Un successo che consente il sorpasso ai danni dei rivali di giornata oltre che di panorama e che vale il quinto posto, in coabitazione con il sempre più sorprendente Reims, e con un punto di vantaggio nei confronti di OL, Montpellier e, appunto, Monaco.

Fabio Fava
Fabio Fava
Giornalista sportivo oltrepadano per vocazione e bolognese d’adozione, folgorato sulla via di Parigi, con l’Argentina nel cuore e George Best sul comodino. Telecronista DAZN ed Eurosport, ex Premium Sport, parla spesso di Ligue 1, in radio o in tv, ovunque tranne che nel sonno. Dicono di lui: “Grande professionista, poi ha cominciato a mangiare ragù…”

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