Site icon

Pallone in Soffitta – Il sequestro del bomber Quini

Nel 1981, l’attaccante del Barcellona e della Nazionale spagnola Enrique Castro detto “Quini” venne sequestrato a scopo di estorsione dopo una partita.

CANNONIERE. Enrique Castro González, calcisticamente noto con il soprannome di Quini, nel 1981 è da anni uno dei cannonieri più affermati del calcio spagnolo. Originario di Oviedo (Asturie), classe 1949, Quini è un centravanti di statura non eccelsa (176 centimetri) ma straordinariamente dotato per il gol. Debutta nel modesto Ensidesa in Tercera División, però quando arriva in prima squadra viene dirottato all’ala destra. Al centro dell’attacco dello Sporting Gijón le cose cambiano radicalmente, facendo la sua fortuna. Subito 15 reti all’esordio nella stagione 1968-69, seguiti dal primo titolo di “Pichichi” in cadetteria: in quel 1970 arriva anche il debutto nella Nazionale maggiore, che bagna segnando nella vittoria contro la Grecia. La sua carriera decolla, pian pianino, a suon di gol. Per tutto il decennio finisce regolarmente tra i più prolifici della Liga, pur non riuscendo a trasferire la propria vena anche in Nazionale. Dove, nel 1972, vive un momento amaro con la frattura dello zigomo sinistro causato da un colpo proibito di George Best in Irlanda del Nord-Spagna: un incidente che lo tiene per un anno fuori dai giochi.

Con la maglia dello Sporting

Tuttavia, prende parte ai Mondiali 1978 in Argentina, dopo aver annaffiato le sue stagioni con abbondanti piogge di reti. Nel 1976 e nel 1980 è di nuovo capocannoniere della Liga, nel 1979 vince il premio della celebre rivista specializzata Don Balón quale miglior calciatore spagnolo. Dopo l’Euro ’80 disputato in Italia, il giocatore passa finalmente al Barcellona: un trasferimento già pronto quattro anni prima, a cui lo Sporting si oppose per la delusione di Quini che arrivò a meditare il ritiro, per tutta risposta.

1° MARZO 1981. Dopo l’incontro di campionato contro l’Hércules, si verificò un terribile evento con il calciatore protagonista, suo malgrado. Due delinquenti comuni, senza precedenti penali, condussero Quini con la forza all’interno di un furgone DKW che sparì a tutta velocità. La moglie del giocatore, Maria Nieves, si allarmò dopo il mancato arrivo del coniuge all’aeroporto di El Prat. Rientrando a casa, la trovò aperta e con le luci accese. Una serie convulsa di telefonate, la comunicazione alla Polizia. I compagni di squadra Alexanko e Segura si misero subito a cercare informazioni, invano. Il presidente del Barcellona Nuñez, messo al corrente dell’accaduto, mobilitò il governatore Cordech il quale allertò la Brigata Antiatracos. Una notte di grande tensione, con Alexanko, Segura, Nuñez a far compagnia a Maria terribilmente preoccupata. A mezzogiorno e mezza del giorno dopo fu presentata ufficialmente denuncia per la scomparsa di Enrique, la cui auto venne ritrovata con le portiere spalancate. I sequestratori si fecero vivi, chiedendo cento milioni di pesetas come riscatto.

Prima pagina del 26 marzo 1981

25 GIORNI. La brutta avventura di Quini durò 25 giorni, durante i quali venne tenuto nascosto in un edificio di Saragozza. La collaborazione tra autorità giudiziarie e bancarie fece sì di rintracciare immediatamente un uomo – di professione elettricista – che prelevò un milione di pesetas e venne bloccato. Quini venne liberato, visibilmente dimagrito e con la barba lunga. Nei giorni successivi, il calciatore si riferì ai rapitori pronunciando buone parole nei loro confronti, ritirando ogni accusa. I sequestratori furono condannati a 10 anni di reclusione e al pagamento di 5 milioni di risarcimento all’attaccante del Barcellona. Cifra che Quini non volle incassare: il caso, che ricevette ovviamente grande copertura mediatica, suscitò grande attenzione nel Paese. Fu ipotizzato che Quini fosse stato colpito dalla cosiddetta Sindrome di Stoccolma, per il comportamento tenuto nei confronti dei suoi carcerieri. Enrique raccontò in seguito l’esperienza in un libro, con l’introduzione di Manuel Vázquez Montalbán. Tornato all’attività, il centravanti giocò fino al 1987 dopo il ritorno allo Sporting Gijón. È scomparso nel 2018 all’età di 68 anni, vittima di un infarto.

Già pubblicati:

Un incantesimo dorato di nome Malines (12 settembre)

Roma-Dundee 3-0, quella pazza rimonta (19 settembre)

L’accecante e incompiuto miracolo Parma (26 settembre)

1992: l’ultima Jugoslavia mancata (3 ottobre)

Le parabole spezzate di Guerini e Roggi (10 ottobre)

Gli stranieri di Romeo Anconetani (17 ottobre)

Le due settimane che uccisero la Grande Inter (24 ottobre)

L’invasione scandinava degli anni ’50 (31 ottobre)

Vincenzo Scifo, fuoriclasse a metà (7 novembre)

L’ultimo volo di Marco van Basten (14 novembre)

La Polonia e la rivolta di Okecje (21 novembre)

Bruno Nicolè, campione di cristallo (28 novembre)

Bruno Mora, guizzi e malasorte di un campione (5 dicembre)

 

Exit mobile version