Sei volte Messi, il Pallone d’Oro 2019 è vicino

-

Non è ufficiale ma le voci iniziano a rincorrersi con insistenza: dovrebbe essere Messi il vincitore del Pallone d’Oro 2019. Il campione argentino andrebbe dunque a quota sei, staccando nuovamente il rivale di sempre, Cristiano Ronaldo. In un anno non particolarmente brillante per i risultati conseguiti con il Barcellona e con l’Argentina (i blaugrana hanno trionfato in Liga e in Supercoppa di Spagna, uscendo in semifinale di Champions League contro il Liverpool e perdendo la finale di Coppa del Re contro il Valencia, mentre la Selección albiceleste, in estate, è stata eliminata in semifinale dal Brasile in Copa América), Messi è riuscito comunque a fare incetta di trofei personali, conquistando Fifa Best Player e, a quanto pare, il Pallone d’Oro. Questa decisione, se confermata, è destinata a far storcere il naso a più di qualcuno: in primis ai diversi giocatori in corsa per il prestigioso riconoscimento e, in seconda battuta, a tutti quelli che sostengono che quest’anno Messi non meritasse suddetto premio.
Ognuno ha una propria opinione, dettata spesso dai gusti personali o dal criterio che si utilizza per decretare il miglior giocatore al mondo in un anno solare; qui si torna inevitabilmente alla solita diatriba: va premiato il miglior giocatore in assoluto o quello che si è distinto maggiormente anche a livello di successi di squadra? I sostenitori di questa corrente di pensiero senza dubbio avrebbero votato per uno tra van Dijk e Allison, mentre l’unico giocatore non di proprietà del Liverpool che avrebbe potuto inserirsi nella corsa sembra il solito Ronaldo. Il fatto che in molti sostengano la candidatura indistinta di van Dijk e Allison rende l’idea di come si voglia premiare un giocatore dei Reds come onore al merito per aver vinto la Champions League ma la realtà è che nessuno dei due ha fatto qualcosa di così tanto eclatante da essere indicato come favorito numero uno. Allison-van Dijk come Buffon-Cannavaro nel 2006: un portiere e un difensore centrale, con la differenza che i due italiani avevano vinto il Mondiale che ha una valenza ancora più elevata rispetto alla coppa dalle grandi orecchie, peraltro subendo solo due reti (un autogol e un calcio di rigore) in tutto il torneo. L’uomo da Pallone d’Oro nel Liverpool era probabilente Salah per ruolo e numeri ma l’egiziano ha brillato meno rispetto alla straripante stagione precedente, non facendo la differenza nelle due gare più importanti, la rimonta in semifinale contro il Barcellona (nella quale era infortunato) e la finale. Meglio di lui ha fatto Mané, giocatore dotato di un talento meno cristallino e quindi scartato quasi a priori.
E Ronaldo? Il portoghese ha vinto lo scudetto con la Juventus e la Nations League da protagonista con il Portogallo. Purtroppo tale competizione per nazionali viene considerata poco più di un torneo amichevole e quindi non ha pesato molto nella scelta. Tuttavia, Cristiano Ronaldo è arrivato quarto nella classifica marcatori della Serie A con 21 reti, mentre Messi è stato il Pichichi della Liga con 34 marcature, conquistando anche la sesta Scarpa d’Oro. L’argentino ha vinto pure la classifica marcatori di Champions League con 12 reti, esattamente il doppio del portoghese.
Sicuramente ci sono stati anni in cui Messi ha legittimato in maniera totale la vittoria del trofeo, mentre nel 2019 è stato meno decisivo/devastante. In un contesto in cui nessuno è riuscito a prendersi totalmente la scena, però, premiare il giocatore probabilmente più forte in assoluto è una scelta comoda, nella quale ha inciso forse anche la strepitosa carriera della Pulce. Non si può certo parlare di scandalo in questa assegnazione o di “mafia del calcio” come fece la madre di Ronaldo a suo tempo: Messi ha vissuto un anno strepitoso a livello personale, offuscato solo da un passato personale ancora più sublime. La verità è che non ci sono calciatori, al momento, in grado di offrire un rendimento altissimo da insidiare la superiorità di Messi. In molte occasioni ci è riuscito Ronaldo, quest’anno no.
Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

La favola di Salim Cissé: da clandestino a protagonista in Europa...

Il calcio, sempre più tormentato da scandali di ogni genere, è capace ancora di regalare emozioni e storie incredibili. Ne esistono centinaia che meriterebbero...
error: Content is protected !!