Site icon

A tu per tu con Francesca Indelicato, la #queenofsand – 1/a puntata

I recenti ANOC World Beach Games disputati a Doha (Qatar) hanno visto all’opera una grande Italia che si è portata a casa 6 medaglie, tra cui 4 d’oro, piazzandosi così al terzo posto nel medagliere. Quattro successi, tra cui quello di Francesca Indelicato nel Beach Wrestling, categoria 60 kg. La 24enne lottatrice azzurra, portacolori del CUS Torino, unisce il primo alloro in assoluto nella sua disciplina nelle appena nate “Olimpiadi della sabbia” all’oro e all’argento iridato nei Mondiali di Beach Wrestling organizzati dalla UWW, acronimo di United World Wrestling. Successi che ben le valgono il soprannome di “Regina della Sabbia“, subito diventato virale sui social con la sua traduzione inglese tramutata nell’hashtag #queenofsand. E MondoSportivo è onorato di raccogliere le impressioni e i pensieri di Francesca Indelicato a pochi giorni dalla vittoriosa trasferta qatariota.

Ciao Francesca. Allora, prima di parlare della gara, raccontaci sensazioni ed emozioni della tua trasferta in quel di Doha.
Ciao. Prima di tutto, siamo andati in Qatar perché verso luglio si è deciso lo spostamento da San Diego a Doha (a causa di mancanza di finanziamenti privati per la sede californiana, ndr). Un po’ mi è dispiaciuto perché andare in America è sempre un sogno, anche se ci sono già stata. Però andare a Doha non è stato da meno. D’accordo, faceva tanto caldo con temperature che toccavano i 40 gradi. Già dal mattino presto erano 34 gradi. In ogni caso, sono giunta a Doha giorni prima della gara per abituarmi al clima. Fortunatamente, ci hanno fatto lottare dalle 16:30 alle dieci di sera, quindi in un orario dove il caldo è stato accettabile. L’organizzazione è stata impeccabile. Abbiamo soggiornato in un albergo enorme, c’erano pullman a disposizione per andare a seguire altre gare, vi era personale appositamente dedicato. Davvero è stato tutto molto bello.

Ora invece parliamo della gara. Come ti sei preparata? E come soprattutto hai affrontato la finale contro l’unica avversaria che ti è riuscita a battere nel corso del torneo?
Io mi sono preparata sia fisicamente che mentalmente alla gara, perché ero convinta di potercela fare dopo il secondo posto ai Mondiali dello scorso anno. Benché sono cambiate alcune regole da quella occasione che sono passate dal privilegiare una tattica più offensiva a far prevalere una condizione di gara più difensiva. Per farti un esempio, fino allo scorso anno quando un lottatore metteva l’altro in posizione di schiena, prendeva un punteggio migliore rispetto al suo avversario anche nel caso venisse girato per finire lui in schiena. Da quest’anno, non è più così. Come non si può neanche avere l’allenatore vicino durante l’incontro. Evidentemente, stanno provando diverse tipologie di regole per il beach wrestling per decidere quali siano le migliori. Questo cambiamento di regole mi ha inizialmente penalizzato, dato che a me piace attaccare. E forse per questo atteggiamento che ho perso 2-1 il primo incontro con la turca Ozturk. Quando l’ho dovuta affrontare in finale? Prima dell’incontro finale, ho chiesto consigli a diverse persone, come ad esempio al tecnico austriaco. Anzi, a tal proposito, mi ha fatto piacere che moltissimi presenti abbiano fatto il tifo per me. Tornando alla finale, ho cambiato strategia, poiché sapendo che con lo 0-0 potevo vincere lo stesso essendo più leggera di peso, per tutti i tre minuti dell’incontro ho fatto in modo da evitare i suoi attacchi. Mentalmente ero più libera perché mi sono detta:”male che vada perdo di nuovo”, ma in ogni secondo del match pensavo solo a portare a casa il titolo. Poi non so se la turca mi abbia sottovalutato, poiché avendo vinto il primo incontro pensava di fare lo stesso anche in finale.

Quanto ha influito e se ha influito l’esclusione dal Mondiale di lotta di Nur Sultan?
Beh, l’esclusione dal Mondiale è stata un po’ una batosta, anche considerando che era una gara di qualificazione per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Ma quando avvengono cose del genere, ci rimani male al momento ma poi ti devi rimboccare le maniche e non piangerti addosso. Io ne ho approfittato in primis per studiare e fare 2 esami universitari e poi mi sono allenata due volte al giorno in palestra in vista di questo obiettivo. Sì, osservando la situazione da questo punto di vista posso dire di essermi davvero meritata la medaglia d’oro.

Una medaglia che sembra individuale. Ma stesso tu hai più volte chiarito che la lotta oramai non può essere considerato uno sport individuale, non è così?
Assolutamente. Visto dall’esterno, potrebbe sembrare uno sport individuale perché sei solo tu che sei o sulla materassina o all’interno del cerchio di sabbia, ma non è così. Io ho uno staff che mi segue sia nella preparazione mentale della gara come il mental coach sia un allenatore che mi spiega come allenarmi ed è importante averlo. Si nota la differenza da quando prima mi allenavo da sola la mattina senza nessuno che mi spiegasse cosa fare. Così come è importante avere nel pomeriggio confronti con compagni di allenamento che abbiano il tuo stesso peso, in maniera da rendere quanto più veritiero possibile quello che stai facendo. Certo, avere uno staff dietro ti mette anche un po’ di pressione quando gareggi perché vorresti ringraziarli per tutto il lavoro che fanno con una bella prestazione. Spero che la medaglia d’oro conquistata ai Beach Games li renda fieri di me. 

Tornando alla manifestazione degli ANOC Beach Games 2019, ti è piaciuta nel complesso avendola vissuta da dentro?
La manifestazione è stata molto bella e ben organizzata. Ho partecipato alla cerimonia di apertura, ma, considerato il gran caldo, per non farci rimanere tante ore in piedi per aspettare a sfilare, hanno deciso di far sfilare solo il portabandiera ed è stata una buona idea. Non ho partecipato alla cerimonia di chiusura e mi è dispiaciuto un po’, un dispiacere però ben compensato dall’avere la medaglia d’oro al collo.

Una domanda da “un milione di dollari”. Ti sta balenando per la testa l’idea di dedicarti solo al beach wrestling rispetto alla lotta “tradizionale”?
No, la lotta tradizionale resta la priorità, anche perché di gare importanti di Beach Wrestling ve ne sono una all’anno, quindi un mese prima dell’appuntamento comincio a dedicarmi. Sebbene alcuni lavori di preparazione fisica che svolgo essenzialmente di mattina, come ad esempio quelli sulla stabilità e che vengono realizzati sulla materassina, possono benissimo essere integrati anche per le competizioni sulla sabbia.

– continua –

 

 

 

 

 

Exit mobile version