“Per essere grande, devi pensare da grande”: la logica vincente dietro il nuovo stadio del Tottenham

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Dopo due anni di “esilio” a Wembley e mesi di continui rinvii, proprio stasera il Tottenham si prepara a dare il via a una nuova era: l’esordio nel meraviglioso impianto del “nuovo White Harte Lane”. Tra poche ore, il gioiellino tecnologico costato un 850 milioni di sterline si illuminerà per la prima volta nella gara tra gli Spurs e il Crystal Palace, dopo essere stato battezzato lo scorso week-end nella sfida tra vecchie glorie dei londinesi e dell’Inter, facendo così il suo esordio davanti alle televisioni di tutto il mondo.

Finita l’epoca dell’antiquato, per quanto affascinante, White Harte Lane, la dirigenza guidata da Levy ha voluto regalare alla tifoseria del Tottenham uno degli impianti più moderni al mondo, in un’evidente sfida ai cugini dell’Arsenal, che a loro volta furono capaci di sorprendere con l’Emirates Stadium ormai più di dieci anni fa. Gli Spurs sono cresciuti negli anni dentro al campo, soprattutto grazie alla sapiente mano di uno dei migliori tecnici in circolazione, Mauricio Pochettino, ma ora era arrivato il momento di diventare grandi anche all’esterno. Un progetto perfettamente sintetizzato nel pensiero di Levy: per avvicinarti ai grandi club, devi pensare come un grande club.

L’investimento dei londinesi è stato pesante, con evidenti conseguenze anche sulle campagne acquisti degli ultimi anni, tutt’altro che ricche. Un merito in più a Pochettino per aver comunque sempre trascinato la squadra in Champions League, anche se con molte meno risorse rispetto alle rivali, garantendo importanti introiti dall’Europa che conta. Ma la necessità di investire per costruire nel futuro e mettersi al passo con i tempi, o addirittura diventarne un’avanguardia, è ormai vitale per sopravvivere in uno sport che va crescendo sul piano delle risorse economiche circolanti.

Impianto da 62mila posti, quasi il doppio del vecchio White Harte Lane e il secondo in Inghilterra per grandezza, 325 metri quadrati di teleschermi, una struttura che garantirà ai tifosi di casa di creare una curva da 17.500 persone, riproducendo il “muro giallo” del Borussia Dortmund aiutati anche dagli studi fatti per migliorare l’acustica, ma mantenendo un massimo di 7.9 di distanza tra campo e spalti. Ma il nuovo stadio avrà al suo interno anche tante piccole chicche, a partire dalla particolare tecnologia “bottoms-up” che potrà garantire 10 mila pinte di birra al minuto fino a diventare il primo impianto in Inghilterra a non accettare denaro liquido, con 878 punti di pagamento attorno allo struttura. Come tutti i migliori stadi moderni, è molto di più di un semplice stadio: è un’opera architettonica, un’arena moderna destinata a essere utilizzata per tanti fini diversi (calcio, NFL, concerti). E, di conseguenza, diventare una potenziale miniera per le casse degli Spurs.

L’obiettivo del Tottenham è proprio questo. Investire ora, facendo qualche sacrificio, per fare il salto di qualità nel futuro. Certo, si tratta di un nesso non matematico, come dimostrato dall’Arsenal che, dopo gli affanni dei primi anni successivi alla costruzione del dispendioso impianto, non sono più tornati ai vertici di un tempo. Ma è una scommessa ormai impossibile da evitare per chi sogna di rimanere tra le grandi di un campionato come la Premier League, in cui il giro di soldi tocca vette impensabili in altri Stati. Il Tottenham ha fatto la sua, perché ormai tornare indietro non era più possibile. E da stasera, la Premier League si gode il suo ennesimo gioiello calcistico.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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