Atalanta e Milan, quando la differenza la fa il mercato invernale

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Nell’anticipo serale delle 20:30 della 24/a giornata di Serie A 2018/2019, il Milan ha espugnato l’«Atleti Azzurri d’Italia» di Bergamo, battendo l’Atalanta per 3-1. Un punteggio che non è stato frutto della qualità del gioco delle due squadre, quanto delle differenze dei singoli.

La squadra di Gasperini, soprattutto nella prima mezz’ora, ha indossato il suo solito abito formato da 11 tuttocampisti, squadra corta e intensità al massimo. Meritando così di passare in vantaggio con Freuler. Ma dinanzi ai neroblu, vi era il Milan. Ossia una squadra costituita da tanti calciatori di ottimo livello tecnico, alla quale si sono aggiunti in sede di mercato invernale due elementi che stanno facendo la differenza in positivo: Krzysztof Piątek e Lucas Paquetá.

I due hanno praticamente vinto da soli la partita. Il primo era stato praticamente nullo fino all’ultimo secondo della prima frazione di gioco. Istante nel quale, al primo pallone toccato, si è inventato un gol da cineteca. E poi ha chiuso i giochi con un gol da rapace d’area. I numeri della punta polacca sono impressionanti. Tra campionato e Coppa Italia, tra Genoa e Milan, Piątek ha messo a referto 25 gol in 26 partite. E se andiamo a guardare il rapporto tra gol segnati e tiri in porta, si sfiora il numero “1” che significa perfezione.

Il secondo ha invece dato al centrocampo rossonero quella qualità che mancava dopo l’assenza per infortunio di Bonaventura, non mancando però di fornire l’imprescindibile parte di interdizione. Da quando è arrivato al Milan, Gattuso non l’ha mai tolto dall’undici titolare e non è un caso che il suo arrivo stia coincidendo con il momento magico dei rossoneri: 11 punti in 5 partite, il quarto posto che vale la Champions League ben saldo e il terzo posto dell’Inter nel mirino.

Piątek Paquetá, entrambi arrivati a gennaio. Un mercato invernale che ha visto l’Atalanta passiva. Perso Rigoni (inutile girarci attorno, la scintilla calcistica tra l’argentino e Gasperini, dopo l’idillio iniziale, non è mai scoccata), la società ha deciso di non rimpiazzarlo, nonostante che il tecnico abbia più volte detto di essere del parere opposto. L’unico che è stato vicino a vestire la maglia neroblu a gennaio è stato Defrel, ma il suo trasferimento dalla Sampdoria è stato bloccato dall’infortunio occorso al doriano Caprari.

Certo, non era semplice acquistare un calciatore che doveva essere consapevole di essere un passo dietro a Zapata, Gómez e Iličić ma se Sau e Gabbiadini passano alla Sampdoria, Muriel alla Fiorentina, Okaka all’Udinese e Farias all’Empoli, tanto per fare alcuni nomi, davvero non c’era nessuno di pronto per l’Atalanta? Perché sinceramente la scelta di affidare ai giovanissimi Barrow – quest’ultimo finora in involuzione rispetto al calciatore ammirato nel finale della scorsa stagione – e Kulusevski (e in aggiunta a Mario Pašalić) il ruolo di rincalzi dei “tre tenori” ci appare quantomeno rischiosa.

Rischiosa per una compagine che si sta giocando una finale di Coppa Italia e una qualificazione alle Coppe Europee via campionato. Meglio ribadirlo a scanso di equivoci. Nessuno pretendeva che Sartori, ds dei bergamaschi, acquistasse un calciatore del livello di Gómez e Iličić. Questo è un estremo. Ma l’estremo opposto era non prendere proprio nessuno. Cosa che è avvenuta. E in ogni campo della vita, gli estremi, si sa, non sono mai buoni.

Giuseppe Pucciarelli
Giuseppe Pucciarelli
Nato a Salerno il 3 maggio 1986, laureato in Fisica, ex arbitro di calcio FIGC. “Sportofilo” a 360° con predilezione per calcio e ciclismo, è un acceso e convinto fantacalcista.

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