Al Chievo non basta Sorrentino, la Juve fa festa con gli “insoliti sospetti”

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Niente sorprese all’Allianz Stadium, dove la Juventus fa calare il sipario sulla 20/a giornata di Campionato piegando 3-0 un ChievoVerona volenteroso, ma senza scampo contro i pluri-Campioni d’Italia in carica. Non fa notizia il risultato finale di Torino, ma non mancano gli spunti di riflessione interessanti dall’Allianz Arena; dall’assenza di Pjanić a un Dybala sempre più calato nel ruolo di “collante” tra i reparti, passando per il rigore fallito da Ronaldo alle firme sul successo bianconero che rispondono a dei veri e propri “insoliti sospetti“.

Partendo da questo ultimo elemento, il successo bianconero sul ChievoVerona evidenzia ancora una volta (casomai ce ne fosse bisogno) lo strapotere di una Juventus senza rivali (o quasi) in Italia; non tanto per la qualità della prestazione sciorinata dai bianconeri sul prato verde del capoluogo piemontese, tanto per la capacità dei ragazzi di Massimiliano Allegri di far propria l’intera posta in palio quasi “per inerzia” e senza la necessità di alzare oltremodo i giri del motore contro un ChievoVerona ben messo in campo ma incapace di evitare il k.o. .

A sottolineare quanto appena esposto, ci pensa il tabellino: in una serata nera per Cristiano Ronaldo, impreciso sottoporta e frustrato nelle velleità di rimpinguare il proprio bottino personale da uno Stefano Sorrentino che si toglie la soddisfazione di parargli un penalty, ad aprire le porte al successo juventino pensa un rincalzo di lusso come Douglas Costa, con una rasoiata imprendibile per l’estremo difensore clivense dopo un bello spunto solitario. Douglas Costa che nell’undici titolare trova posto assieme a Bernardeschi, in virtù del 4-4-2 varato da Allegri causa squalifica di Pjanić: se le geometrie del bosniaco sono mancate ai bianconeri, spesso per questo portati a decentrare con maggior frequenza il gioco sulle fasce, non si può non evidenziare la convincente prestazione di Emre Can. Per il tedesco un’ottima gara di interdizione e un interpretazione del ruolo che, pur molto diversa da quella di Pjanić, potrebbe invece convincere Allegri a sganciare l’ex-centrocampista della Roma avvicinandolo alla porta e migliorando il fraseggio juventino negli ultimi trenta metri, con Emre Can a guardare le spalle agli avanti bianconeri; per Can anche la prima gioia personale in bianconero, a rimarcarne un’importanza sempre più crescente nell’economia dei piemontesi.

Ottima la prova di Dybala, chiamato a un lavoro “quasi sporco” che l’argentino interpreta con abnegazione e l’ottima capacità tecnica che lo contraddistingue; meno efficace sottoporta, il talentino sudamericano è però fondamentale nello sviluppo della manovra juventina, in particolare data l’assenza di Pjanić in mediana. Sorrisi per tutti, tranne che per Cristiano Ronaldo: luna storta per l’asso portoghese, che spreca un paio di buone chances prima di farsi ipnotizzare da Sorrentino (meraviglioso il suo balzo felino in occasione del rigore parato a Ronaldo) quando tutto faceva presagire all’ennesimo centro stagionale del portoghese. Non mancheranno occasioni di rimpinguare il proprio bottino in Serie A per l’asso portoghese, così come siamo certi che l’ambiente juventino non abbia già più memoria di un errore fondamentalmente privo di conseguenze (se non per i fanta-allenatori) da parte del lusitano; che d’altronde, nei sogni/ambizioni del mondo Juventus non è di certo arrivato a Torino per centrare l’ottavo Scudetto consecutivo.

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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