Che sia la volta buona?

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Questa sera si concludono i gironi di Europa League e l’unica incognita, per quanto riguarda l’Italia, rimane il Milan. I rossoneri dovranno evitare di perdere con due gol di scarto (se ne segnassero almeno due, dovrebbero evitare di perdere con tre gol di scarto) per accedere ai sedicesimi di finale: non una missione impossibile, insomma, anche considerando il reale valore dell’Olympiakos. Con la Lazio già qualificata come seconda nel suo girone e il Napoli e l’Inter retrocesse dalla Champions League, la nostra Serie A potrebbe fregiarsi di un bel quartetto nella fase a scontri diretti del torneo. Più volte abbiamo fatto discorsi simili in questi anni ma il massimo risultato ottenuto è stata la semifinale.

In una competizione dal livello generale abbastanza mediocre, squadre ben attrezzate come la Juventus di Conte o il Napoli di Sarri avrebbero potuto tranquillamente arrivare fino in fondo e, perché no, alzare la coppa. Una coppa che risulta maledetta per l’Italia nel nuovo millennio: dopo il florido decennio 1990-1999, durante il quale le nostre squadre hanno portato a casa addirittura otto Coppe Uefa, con l’avvento del 2000 la magia è terminata e questo trofeo ha riservato alle formazioni provenienti dalla Serie A solo delusioni e un certo senso di fastidio nel doverla per forza disputare.

Questo credo sia proprio questo il nocciolo della questione: le squadre italiane si approcciano a questa competizione con superficialità e disinteresse, non trovando le giuste motivazioni anche quando sono a un passo dal traguardo. Le uniche formazioni che hanno realmente onorato questa competizione sono le cosiddette piccole, in tempi recenti rappresentate da Sassuolo e Atalanta. L’Europa League viene vista come un trofeo da poco, ampiamente sacrificabile sull’altare di una rincorsa per il quarto posto in campionato, e questo è davvero incomprensibile. Vincere la Coppa significa arricchire la propria bacheca, scrivere il proprio nome sull’albo d’oro, andare a giocarsi la Supercoppa Europea contro i vincitori della Champions League e, dulcis in fundo, partecipare alla più ambita competizione continentale l’anno successivo (oltre a mettere in saccoccia un po’ di denari).

L’esempio più clamoroso di mancato interesse in questa competizione è stato il Napoli di Sarri, stagione 2017-2018: i partenopei avevano i mezzi per raggiungere la finale senza troppi patemi, l’unico vero ostacolo sarebbe stato l’Atlético Madrid, che poi ha vinto. Nelle interviste post Liverpool Ancelotti ha immediatamente messo nel mirino l’Europa League, lasciando intendere che per i suoi ragazzi sarà un obiettivo primario. Quest’anno il Napoli ha già accumulato un distacco quasi incolmabile dalla Juventus nelle prime 15 giornate ma, al contempo, ha dato la netta sensazione di essere difficilmente raggiungibile nel ruolo di seconda forza del campionato. Con l’obiettivo scudetto che sembra impossibile e il rischio di scivolare al quinto posto a fine campionato praticamente pari a zero, la squadra campana farebbe bene a puntare tutto sull’Europa League.

Inter, Lazio ed eventualmente Milan sono catalogabili un gradino sotto il Napoli, ma in una competizione del genere poco importa: con un po’ di fortuna nei sorteggi queste tre squadre potrebbero arrivare fino in fondo incontrando solo una o forse due squadre di pari livello/livello leggermente superiore. Parliamoci chiaro: nella fase a gironi l’unica squadra di diversa categoria è il Chelsea. Per il resto, ci sono alcune formazioni di buona qualità quali l’Arsenal, il Siviglia e poco altro. Quest’anno dalla Champions League non sono scesi mostri: l’anno scorso scese l’Atlético e vinse, l’anno prima il Manchester e vinse; quest’anno la vera big retrocessa dall’Europa League è il Napoli.

Le nostre 3 (potenziali 4) squadre sono tutte all’altezza di raggiungere almeno la semifinale, di conseguenza ci auguriamo di vedere tanta Italia in Europa League verso aprile/maggio. Napoli e Inter non sono ancora pronte per ambire a una finale di Champions, ma il nuovo obiettivo è assolutamente alla portata di entrambe. La differenza la dovranno fare gli allenatori, perché schierando le riserve in questa competizione non si va da nessuna parte. Anche questa competizione può regalare notti magiche, chiedere al Cholo Simeone e ai suoi ragazzi quanto hanno goduto il 15 agosto 2018 a Tallin, giusto per farsi un’idea. E il solo pensiero di un possibile incrocio Napoli-Chelsea dovrebbe solleticare più di qualche fantasia dalle parti del San Paolo…

Stefano Tomat
Stefano Tomat
Nasce nel 1987 a Udine, gioca a calcio da quando ha 6 anni. Laureato in Relazioni Pubbliche e Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni.

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