Difese e intensità ci sono, ma i gol mancano: tra Milan e Toro è uno 0-0 di rimpianti

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Lo 0-0 finale della sfida tra Milan e Torino, a chiudere questa quindicesima giornata di Serie A, alla fine lascia con tanti rimpianti un po’ tutti. Soprattutto tra i rossoneri, certo, che nel turno in cui la Lazio si era vista frenare in casa dalla Sampdoria e l’Inter perdere sul campo della Juventus, avevano la grande occasione per rinsaldare la propria posizione in zona Champions League e addirittura mettere nel mirino il terzo posto. Ma, per paradosso, anche tra gli uomini di Mazzarri, autori di una gara di tanta quantità e intensità, per lunghi tratti superiore a quella dei ben più quotati avversari, ma incapaci di trovare quel pizzico di praticità che in questo momento li separa dal diventare la vera mina vagante di questo campionato.

Insomma, al termine della gara, tecnici e tifosi possono tornare a casa soddisfatti per la battaglia vista in mezzo al campo, con tante prove di fisicità da parte di Kessié e Bakayoko da una parte e di Meïté, Baselli e l’instancabile Rincón dall’altra, in una gara fatta di tanta corsa, accelerazioni e interventi a volte al limite; così come positive sono state le prove difensive delle due squadre: da applausi il trio composto da Izzo, N’Koulou e Djidji, sempre attenti e ben posizionati, ma anche (e qui forse la sorpresa è maggiore) da parte dell'”improvvisato centrale” Abate e di Zapata, altro giocatore che sembrava essere ormai scalato fuori dalle gerarchie di Gattuso. E dove non sono arrivati i difensori di casa, è arrivato Donnarumma, che a conti fatti è risultato uno degli uomini chiave della partita grazie agli interventi che nel primo tempo hanno evitato il peggio sugli attacchi del Torino.

Tutto anche meglio delle previsioni, ma all’appello delle due formazioni manca un reparto fondamentale: l’attacco. Cutrone si salva per i rossoneri per la solita grande voglia mostrata, pur pesando come un macigno quell’errore davanti alla porta nel finale, mentre Iago Falqué è restato per tutto il primo tempo il più ispirato dei suoi, costringendo Donnarumma a salvare la partita. Ma tutti gli altri giocatori d’attacco hanno confermato il periodo tutt’altro che brillante. Da un Çalhanoğlu che non riesce più a svolgere a dovere il suo ruolo di collegamento tra centrocampo e attacco, passando per un Suso tornato a livelli mediocri dopo l’improvvisa esplosione tra ottobre e novembre, fino a Higuaín, che ci si aspettava di ritrovare rigenerato e con tanta fame di riscatto, e invece si è rivelato svogliato e inefficace come tante volte gli è capitato nell’ultimo periodo. I giornali continuano a invocare il nome di Ibrahimović, una soluzione rischiosa e certamente non di lunga prospettiva vista l’età dello svedese, Gattuso spera ancora nell’arrivo di tempi migliori, ma quella poca lucidità negli ultimi trenta metri comincia a costare in termini di punti in classifica. Un peccato, più che una critica, perché questo Milan avrebbe potuto raccogliere anche di più di quanto fatto, nonostante le tante difficoltà legate agli infortuni delle ultime settimane.

Discorso simile anche per il Torino, che sta cercando di trovare una certa solidità da squadra da Europa League tra difesa e centrocampo, ma che in fase realizzativa sembra giocare con il freno a mano tirato. Anche a San Siro, come lo scorso week-end contro il Genoa, Belotti ha incontrato le solite difficoltà nel dare peso al reparto offensivo. Ci eravamo abituati a vedere un giocatore capace di trainare da solo un attacco intero e invece ci ritroviamo un attaccante spento, senza movimenti o colpi geniali in canna. E certo non aiuta anche il mancato ambientamento in granata di Zaza, lanciato da Mazzarri per sostituire Iago Falqué a gara in corso e ancora una volta completamente isolato dal gioco. Un limite che costa punti in classifica e che, come detto per i rossoneri, resta la maggior fonte di rammarico per una squadra che, nonostante tutto, si ritrova al sesto posto, in piena zona Europa. E anche per questo, lo 0-0 di San Siro fa felici i granata fino a un certo punto, ma anzi lascia quel briciolo di amarezza per un gol che non arriva mai al momento giusto, impedendo un definitivo salto di qualità a un Torino adesso pronto per farlo.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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