ESCLUSIVA – I nuovi talenti: Manuel Ferrini

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Da Bolzano a Lentini il passo è “breve” nel nostro racconto dei giovani talenti della Serie C; dall’attaccante del Südtirol Marco Mazzocchi passiamo al difensore della Sicula Leonzio Manuel Ferrini. Manuel è alla sua prima esperienza tra i professionisti, ma in questo primo scorcio di campionato sembra esserci da anni e, infatti, se rispetto alla scorsa stagione i Bianconeri di Lentini hanno subìto meno gol, certamente, parte del merito è anche suo. Manuel è un giocatore dal fisico possente e con notevoli margini di miglioramento sia dal punto di vista della rapidità sia dal punto di vista tecnico.

Ciao Manuel, com’è nata la tua passione per il calcio e dove hai dato le prime pedate a un pallone? C’è qualcuno della tua famiglia che ti ha esortato a intraprendere la carriera da calciatore?

Ho iniziato all’oratorio della chiesa del mio paese, Villa Verucchio in provincia di Rimini: era il punto di ritrovo pomeridiano e giocavamo nel campetto adiacente alla chiesa. Poi, a sei anni mi iscrissi alla scuola calcio che frequentai per quattro anni; a dieci, in realtà, iniziai a giocare a basket trascinato e, forse, condizionato, dai miei compagni di classe perché era un’epoca nella quale andava di moda la pallacanestro. A dodici anni, invece, tornai a dedicarmi al calcio. All’epoca giocavo come esterno alto, quindi più in attacco che in difesa. Conserverò per sempre ricordi bellissimi di mio nonno, il quale è stato e sarà anche adesso che non c’è più un modello importante. Avevamo un terreno vicino casa nel quale lui coltivava ortaggi e frutta; quando si accorse della mia grande passione per il calcio decise di togliere tutta la coltivazione e di creare un campetto per farmi giocare. Questo è solo uno dei tanti e bei ricordi che ho di mio nonno.

Manuel, tu arrivi al professionismo passando dalle giovanili del Sassuolo. Ci racconti l’epoca precedente all’approdo nel club neroverde?

Dopo la scuola calcio andai a Cesena, favorito dall’affiliazione tra le due società, poi a Santarcangelo, dove disputai il campionato Allievi Lega Pro. Fu proprio a Santarcangelo che l’allora direttore sportivo del Parma, Francesco Palmieri, venne a seguirmi più volte e a propormi di andare nel club gialloblù. Fu in pratica la stagione in cui il Parma disputò l’ultimo campionato di Serie A prima del recente ritorno.

Chi scopre la tua attitudine difensiva? C’è un allenatore in particolare che la intuisce e ti indica la strada da percorrere?

Certo, si tratta di Marco Maroni dell’epoca della scuola calcio a Verucchio. Il mister ebbe grande lungimiranza, anche perché in quell’epoca ero cresciuto molto in altezza e, di conseguenza, ero diventato “ingombrante” in attacco e facevo fatica. Capì quali erano le mie qualità principali e quale ruolo avrei dovuto ricoprire.

Come avviene, dunque, il passaggio al Sassuolo?

Fallendo il Parma, restammo tutti svincolati e il direttore sportivo, ingaggiato dal Sassuolo, portò con sé molti di noi. Nel club neroverde sono stato tre anni alla Primavera sia da sotto età che da fuori quota. Nel corso delle prime due stagioni, pur non essendo titolare, riuscii a ritagliarmi uno spazio. Nel corso della terza stagione, invece, diventai titolare, anche perché ero fuori quota e ne diventai il capitano. A ogni modo, non andò bene perché mi infortunai alla caviglia ed ebbi più distorsioni. 

Con il Sasòl vivi anche l’esperienza del Torneo di Viareggio.

Sì, purtroppo però, per via di uno stiramento, non potei partecipare all’edizione del 2017, che fu quella vinta dal Sassuolo. Nelle altre due invece uscimmo ai sedicesimi e nel 2018 agli ottavi. 

Fino a qui, ovvero in Primavera, tre gol in carriera. Ne ricordi uno in particolare?

Il primo. Contro lo Spezia, punizione di Pierini dalla trequarti, goffa respinta del portiere e mi è bastato spingere il pallone in rete. 

Quest’anno, fino a ora, un assist con la Leonzio. Ce lo racconti?

Sì, contro la Viterbese: calcio d’angolo, spizzata di testa sul primo palo e gol di Antonio Aquilanti.

Arrivi a Lentini da svincolato. Cosa è successo con il Sassuolo?

Un insieme di fattori: come dicevo prima, l’ultima stagione è stata un po’ sventurata. Ho giocato la prima partita e mi sono infortunato sùbito, sono rientrato dopo due settimane e ho avuto una ricaduta e, quindi, sono rientrato in squadra a dicembre. Ho fatto altre due partite e nel mercato di gennaio il club acquistò altri classe ’98 fuori quota come me. Per cui, sono stato tagliato fuori. In quel periodo, però, in Prima Squadra si erano infortunati alcuni difensori e Iachini, che era subentrato a Bucchi, mi ha chiamato per fare qualche allenamento e ha deciso di tenermi.

Manuel, cosa cambia tra gli allenamenti con i pari età con quelli in Prima Squadra. 

La differenza di ritmo e intensità è abissale: i primi allenamenti mi facevano venire il mal di testa. Poi, ci si abitua e diventi parte integrante.

Come ti trovi in Sicilia?

A me piace il mare, per cui non ho bisogno di aggiungere altro. Inoltre, ho trovato un club ben organizzato in tutti i settori che crede molto in me e che mi valorizza. Il mio obiettivo è di fare tutto il possibile per onorare la maglia e regalare alla società grandi soddisfazioni. 

Prima esperienza da professionista, titolare fin qui inamovibile. Quanto si impara stando finalmente in campo e disputando partite su partite?

Giocare con continuità è importante e me ne sto accorgendo finalmente. Nonostante alcuni errori, si acquisisce consapevolezza dei propri mezzi.

E Bianco? Come ti trovi con il mister?

Lo conoscevo già perché fu allenatore in seconda nel mio primo anno al Sassuolo. Una persona molto valida ed empatica: capisce al volo i sentimenti di noi calciatori e ci mette nelle condizioni di rendere al meglio. Nel limite del possibile, fa giocare tutti e ognuno di noi si sente parte importante del progetto. 

Due sconfitte interne; in entrambi i casi arrivano su un terreno pesante perché pioveva o aveva piovuto. Una coincidenza o la squadra, abituata a giocare palla a terra, entra in difficoltà su campi non in perfette condizioni?

E pensare che mi avevano detto che in Sicilia non piove mai (se la ride ndr). Difficile rispondere, probabilmente può avere influito. Sabato scorso contro il Rende ammetto di non essere stato brillante su alcuni lanci lunghi: pensavo di arrivarci e, invece, il campo mi frenava.

Tra quelle incontrate fin qui, qual è la squadra che ti ha impressionato di più?

Senza dubbio il Trapani: stadio caldo e molti spettatori. E poi un giocatore su tutti, ovvero Evacuo; atleta con molta esperienza e di livello superiore. 

Quali ritieni siano i tuoi punti deboli e quelli di forza?

Punti deboli tanti. Cerco di lavorare, per migliorarmi, sulla rapidità e sulla tecnica. Punto di forza, sicuramente, il colpo di testa.

Hai un idolo che ti piacerebbe emulare e al quale ti ispiri?

Sergio Ramos, il difensore più completo che esista.

Che maglia vorresti indossare un giorno?

Quella del Milan.

Antonio Ioppolo
Antonio Ioppolo
Giornalista, appassionato di storia, letteratura, calcio e mediani: quegli “omini invisibili” che rendono imbattibile una squadra. Il numero 8 come fisolofia di vita: grinta, equilibrio, altruismo e licenza del gol.

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