Il lusso di essere la Juventus

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Vince, ma soffre più di quanto ci si attenda. Fa valere la forza tecnica e l’estensione della propria rosa, ma a tratti si addormenta, sembrando sempre sul punto di crollare salvo poi riuscire a salvare la situazione, lasciando meno segni possibili della lotta nel risultato finale. Tanti contrasti, apparentemente inconciliabili a lungo termine, ma che in questa Juventus, ormai, non sembrano nemmeno più così paradossali. Anche nella sfida interna contro il Cagliari (seppur ottimo e decisamente in linea con le ultime prestazioni), i bianconeri hanno recitato il solito canovaccio, quello che ormai già conosciamo da anni: una volta mostrata nelle prime battute di partita la propria potenza, i ragazzi di Allegri si godono il lusso di addormentarsi, concedendo all’avversario l’illusione di poter conquistare i punti più prestigiosi della propria stagione, prima di tornare in auge e vincerla. Alla fine, restano la squadra più forte e anche questo campionato hanno deciso di provarlo a vincere come gli scorsi: schiacciando quasi tutte le proprie avversarie e spesso senza nemmeno sforzarsi troppo.

Alla fine, sono i numeri a parlare: quella di ieri sera è diventata la decima vittoria in undici gare in campionato, 31 punti conquistati e con numeri da podio sia in fase realizzativa che difensiva. Al Cagliari, esattamente come all’Empoli settimana scorsa, resta solo l’onore delle armi: Maran torna a casa con un’altra buona prestazione dei suoi, con anche la soddisfazione di essere riuscito a riacciuffare temporaneamente la gara dopo lo svantaggio, ma senza punti in tasca. La Juve, quando vuole, diventa troppo forte, perché ha i grandi nomi, ha tante alternative e sa quando è necessario alzare il ritmo per chiudere i conti. Non le serve nemmeno rispondere con un risultato roboante alle sonore “manite” firmate da Napoli e Inter, perché alla fine i punti di distacco restano sempre sei. Ed è così, anzi, che in qualche modo riesce sempre a sminuire quelle goleade, limitandole a prove di forza che non sembrano far paura ai bianconeri.

La questione che al momento preoccupa Allegri è solo una: riuscire a tenere questa voglia a un livello più alto, evitando quei cali di concentrazione che talvolta, come contro il Genoa, possono costare punti in classifica. Vittorie mancate che, al termine della stagione, magari pesano ben poco, ma che sul momento possono ridare vitalità alle inseguitrici, rischiando di far sentire sulla squadra una pressione maggiore nelle gare successive. Ma, in fin dei conti, i bianconeri hanno ormai imparato a saper dosare le forze per restare competitivi in tutte le coppe fino al termine della stagione e la netta superiorità rispetto al livello medio del campionato permette di vincere le gare anche concedendo all’avversario qualcosa in più rispetto al solito.

Dalla sfida contro il Cagliari, però, Allegri ne esce anche con nuove certezze. Per esempio quella legata alla grande forma di Bentancur, decisamente più maturo in questa stagione e capace di giocare con intelligenza, in maniera semplice e senza mai forzare il passaggio: dopo le ottime prestazioni contro Udinese e Manchester United, l’uruguaiano sembra aver conquistato la fiducia del tecnico e dei compagni, diventando finalmente la pedina multiuso che già si cercava di utilizzare lo scorso anno, seppur con risultati più altalenanti. Bene, però, anche Cristiano Ronaldo, insidioso anche senza segnare, Matuidi, da tempo l’instancabile motorino del centrocampo, e Cuadrado, che dalla panchina resta sempre una soluzione più che valevole per Allegri.

Il vero grande test per la Juventus, però, arriva ora e proseguirà per i prossimi due mesi. In campionato si susseguiranno a poche settimane di distanza Milan, Inter, Fiorentina, Torino e Roma, oltre alle ultime sfide di Champions League: tutte gare che alzeranno l’asticella di difficoltà e che, inevitabilmente, chiederanno ad Allegri e i suoi un leggero salto di qualità. Perché il lusso di potersi addormentare adesso diventa impensabile e servirà invece la parte più matura di questa squadra. Anche per dimostrare ancora di aver saputo dosare sapientemente le proprie energie per poi farle emergere nelle gare che tutti attendono: quelle contro le “big” di questa Serie A.

 

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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