C’erano una volta i fischi a Seedorf

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Il Milan esce sconfitto da San Siro nella gara di Europa League contro gli spagnoli del Real Betis. Un 1-2 interno che complica il cammino europeo, reso – solamente a onor di cronaca – meno amaro dalla dignità e dalla tigna messa in campo dal solito Cutrone, a far da contorno a una squadra, quella rossonera, che fino a dieci minuti dal termine perdeva senza tremori o sussulti per 0-2 sotto i colpi rifilati da Sanabria e Lo Celso. Parlare semplicemente di pioggia sul bagnato in casa Milan, dopo questa prestazione, sembrerebbe alquanto riduttivo; la sensazione, dopo questo ennesimo passo falso – tra l’altro immediatamente successivo alla delusione del derby – è che su Milanello si stia per abbattere una vera e propria tempesta.

Davvero nessuna reazione dopo la sciagurato derby perso a tempo scaduto? Macché! Se possibile, quanto messo in mostra dagli uomini di Gattuso è stato alquanto peggio. Il tecnico si è sentito offeso per un suo presunto “giocare per non perdere la stracittadina”? Stasera dovrà sentirsi contrariato per quanto offerto dai suoi uomini, che a questo punto lo mettono apertamente spalle a muro. Perché da salvare, dopo questa partita, c’è davvero poco. Forse nulla. Ai rossoneri manca un calcio di rigore solare su Castillejo, che avrebbe potuto dare la possibilità di un non così meritato 2-2. Errore colossale del direttore di gara (e del suo assistente), e lo spagnolo rimedia un rosso pochi minuti dopo, per un nervosismo ancora non ancora sbollentato dopo l’episodio in questione, e sfogato sulle caviglie di un avversario. Insofferenza segno di difficoltà, di fatica, di impotenza.

Il Milan per ottanta minuti è dunque tutto in un errore alla Kalinić di Higuaín e nel palo di Castillejo (sullo 0-0), poi appunto l’inutile rete di Cutrone. Questo significa una sola cosa: che la sconfitta è – dati alla mano – meritata, ed è questo “meritata” ora a preoccupare. Gli uomini di Gattuso sono apparsi sin dall’inizio svuotati, poveri del mordente necessario per reagire immediatamente alla sconfitta di domenica sera. Impostazione lenta, pochi giocatori a prendere iniziativa, infiniti passaggi all’indietro. L’assenza di Suso è evidente, il Pipita da segni di insofferenza dopo pochi giri di orologio. A fine primo tempo i primi bocciati: sono i soliti Borini e Bakayoko, con una scena che ormai si sta ripetendo come un mantra a tinte rossonere; questa volta però la magia non riesce, perché tra i subentrati, se Cutrone dà e fa il suo, Suso si adagia all’apatia della partita senza dare il giusto guizzo di classe cui ha abituato.

Particolare come a mettere il suo, nella sconfitta di stasera, ci abbia pensato anche Reina; errore in occasione del primo gol, un’incertezza in uscita bassa che costa lo 0-1 e soprattutto quel senso di già visto che ben si associa con l’errore di Donnarumma nel derby. Il Milan oggi è questo: una squadra che al momento è in un vortice davvero vizioso, vittima degli stessi errori che si ripetono di settimana in settimana, che non riescono a essere corretti e dal quale non si riesce a uscirne. E Gattuso, ora, è davvero sul banco degli imputati.

E si giunge a veder spiegato quello che è il titolo del pezzo, gettato se vogliamo anche a caldo dopo quanto di brutto visto in questa serata di metà ottobre. Chi più di tutti fa tristezza, a oggi, è proprio il pubblico di fede rossonera. Encomiabili le frange più calde degli Ultras, che anche oggi hanno fatto e dato di tutto per i propri beniamini fino al novantesimo e più. Ma la sensazione di freddezza generale è ormai palpabile; la stessa che torna, puntuale, di anno in anno nei momenti ormai soliti di difficoltà. Vuoi per il vuoto di San Siro, vuoi per un pubblico ormai da troppo tempo abituato a questi standard troppo bassi per la grande storia rossonera. Il Milan sembra ormai vittima di un incantesimo decennale, con cicli che non si riaprono e allenatori ormai sempre più spesso vittime della situazione e mai realmente in grado di dare la vera svolta. Il palato fine del popolo di San Siro, una volta abituato a fischiare una partita storta di un campionissimo come Seedorf, non ha più forza, voglia e stimoli di dire la sua; di fischiare il Bakayoko in serata no, giusto per citarne uno. I tempi sono, purtroppo, cambiati. Il Milan naviga a vista, in cerca della giusta rotta, semmai ce ne sia una.

Damiano D'Agostini
Damiano D'Agostini
Classe 1992, studia giurisprudenza ed è istruttore di scuola calcio. Tifoso del Milan, legato al Borussia Dortmund e al Cagliari. Appassionato di MotoGP, ama il tennis femminile e la musica di Lindsey Stirling.

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