Astro nascente all’Hajduk, oggetto misterioso all’Everton: ecco Vlašić, l’uomo che ha steso il Real Madrid

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Raccontare ai propri figli di aver segnato un gol decisivo contro il Real Madrid campione d’Europa e dei grandi fenomeni internazionali non è cosa proprio per tutti. Ditelo a Nikola Vlašić, che in una notte di inizio ottobre si è ritrovato improvvisamente sui giornali di tutto il mondo per aver realizzato la rete dei tre punti per la sua squadra dopo appena 64 secondi, diventando l’eroe di un CSKA Mosca che, dopo due giornate, si ritrova clamorosamente capolista nel Gruppo G di Champions League. Kroos sbaglia clamorosamente il retropassaggio, il giovane croato intercetta il pallone e fulmina Navas, facendo esplodere il pubblico del Luzhniki. Un fulmine a ciel sereno per la squadra di Lopetegui, decisivo per piegare la squadra tre volte di fila campione d’Europa che, dall’addio di Zidane e CR7, sembra essere tornata sulla terra.

Avere già quasi 150 presenze in carriera solo a livello di club a quasi 21 anni è una statistica che non troppi calciatori possono vantare. Nikola Vlašić, nonostante la giovanissima età, sembra che giochi da una vita, perché il suo esordio a livello professionistico risale addirittura al 17 luglio 2014, in un preliminare di Europa League contro il Dundalk con la maglia di quell’Hajduk Spalato in cui aveva fatto tutta la trafila delle giovanili sin dai 12 anni. E bastò poco per capire subito che in questo talentuoso centrocampista ci fosse qualcosa di speciale: appena 75 minuti, per la precisione, prima che Vlašić riuscisse a timbrare il primo gol della sua carriera, diventando a 16 anni e 9 mesi il più giovane marcatore in una competizione internazionale della storia della squadra croata. E, da quel momento, l’allenatore biancorosso di quel tempo, Igor Tudor, capì che era arrivato il momento di lanciarlo in prima squadra per farlo crescere ancora e valorizzare il suo talento cristallino.

Centrocampista offensivo capace di spaziare in ogni parte del campo, Vlašić colpì subito gli osservatori per la sua capacità di combinare in maniera unica due caratteristiche fondamentali nel calcio moderno: il croato poteva vantare certamente un ottimo piede e delle buone doti tecniche, classiche di tanti giovani talenti dell’est europeo, ma soprattutto una forma atletica fuori dal comune per la sua età. Un aspetto, quest’ultimo, non certo casuale, perché il padre Josko era stato un atleta ed era conosciuto come un guru della preparazione fisica nel suo Paese, tanto da iniziare a lavorare personalmente sulla forma del figlio fin dai 4 anni.

Delle doti di Vlašić se ne accorse nel 2014 anche il The Guardian, che lo inserì tra i 40 talenti più promettenti della classe ’97: tra questi figurano giocatori mai esplosi (per l’Italia c’era Bonazzoli), ma anche futuri prospetti di grande interesse come il romanista Ćorić, Ousmane Dembélé, Tielemans o Kownacki. In quella stagione, il croato disputò un totale di 37 partite, andando a segno anche 3 volte e iniziando a diventare uno dei punti di riferimento del gioco dell’Hajduk Spalato, anche dopo l’addio di Tudor. Un ruolo che Vlašić assumerà con sempre più convinzione, fino alla definitiva esplosione nella stagione 2016/2017. E l’estate successiva arrivò la partita che cambiò la sua carriera: quella dei preliminari di Europa League contro l’Everton.

Ronald Koeman, allora allenatore dei Toffees, e il direttore sportivo Welsh rimasero incantati dal talento mostrato dal classe ’97 nella doppia sfida ed entrambi si convinsero a versare 10 milioni di sterline, la più alta mai ricevuta dall’Hajduk Spalato, per bruciare la concorrenza e assicurarsi un ragazzo dall’ottimo talento. Ma se l’inizio si rivelò promettente, con Vlašić che trovò anche il suo primo gol all’esordio in casa contro l’Apoel Limassol in Europa League, i mesi successivi furono ben più complicati. L’Everton entrò in crisi di risultati, il suo mentore Koeman fu esonerato e al suo posto arrivò Sam Allardyce, tecnico noto per il suo gioco fisico all’inglese e ben più incline a schierare giocatori di spessore e quantità piuttosto che talenti dal piede educato. E così Vlašić finì nel dimenticatoio, portando molti a pensare che questa esperienza avrebbe segnato il fallimento di un giovane talento nel calcio a grandi livelli.

Le esclusioni, però, avevano segnato a fondo il ragazzo di Spalato, tanto da convincerlo a lasciare Liverpool e la Premier League, almeno per una stagione in prestito. Poco importava che in panchina fosse arrivato Marco Silva, più attento rispetto al suo predecessore nel valorizzare talenti. Alla fine, è arrivata la chiamata del CSKA Mosca: una buona occasione per trovare spazio, crescere ancora e fare pure un’esperienza in Champions League. E dopo aver realizzato due gol e un assist nelle prime due presenze in Russia, per Vlašić è arrivata la magica notte contro il Real Madrid: è bastato un colpo di sinistro per stendere i giganti d’Europa e prendersi gli applausi dei suoi nuovi tifosi. Un regalo di compleanno in anticipo di grande prestigio per questo giovane, ma già esperto talento che domani festeggerà i suoi 21 anni.

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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