We are one family, we are Buffalo: perché l’ECA ha premiato il KAA Gent (oltre a Real Madrid, Arsenal e Chelsea)

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Dopo due giorni intensi di discussioni e incontri a Spalato, l’ECA (European Club Association) ha concluso ufficialmente i propri lavori in occasione della 21esima Assemblea Generale, preparando sul tavolo dell’UEFA numerose proposte dirette a cambiare il calcio del futuro. Si è parlato di VAR, con Busacca che ha fatto il punto della situazione dopo l’esperienza ai Mondiali, di calciomercato e nuove regole per il Financial Fair-Play, ma anche delle competizioni continentali del futuro, con la proposta che ha subito occupato le prime pagine dei giornali: la creazione di una terza coppa oltre a Champions League ed Europa League (a sua volta, potenzialmente ridimensionabile a 32 squadre partecipanti).

Sebbene più in sordina rispetto alle discussioni di ieri, l’Assemblea ha svolto nella serata di lunedì le premiazioni in alcuni ambiti relativi alla stagione 2017/2018. Sul palco sono così saliti i rappresentanti di Real Madrid (European Club of the Year), Red Bull Salisburgo (Best Sporting Progress), Arsenal e Chelsea (Women’s Club Football Award, per aver stabilito un nuovo record di pubblico con 45 mila spettatori per la finale di FA Cup dello scorso anno) e, infine, della squadra belga del KAA Gent, che si è conquistata il riconoscimento del Best Community & Social Responsibility. Un premio rivolto al meraviglioso progetto di inclusione sociale allestito dai Buffalo’s, che da ormai otto anni hanno deciso di trasformare il calcio in uno strumento per coinvolgere i cittadini più emarginati.

Sorta dall’unione delle forze tra KAA Gent, la federazione dei tifosi, la città di Gent e il Public Centre for Social Welfare della città e in cooperazione con la ONG Voetbal in de Stad, la KAA Gent Foundation è oggi considerata come uno dei progetti di inclusione sociale più interessanti del panorama europeo: merito sia della notevole varietà di categorie di cittadini coinvolte, sia per la particolarità delle sue attività, che cercano ci conciliare sport, cultura, benessere economico e integrazione. Un successo fuori dal campo non indifferente per una squadra che, tra l’altro, negli ultimi anni è quasi sempre stata nelle parti alte del campionato nazionale.

Il tutto, curiosamente, fu avviato negli anni più delicati, anche economicamente, per la società belga, che nel 2013 riuscì ad abbandonare il vecchio stadio Jules Otten per passare nella propria nuova casa, la Ghelamco Arena: un impianto multi uso con una capacità da 20 mila spettatori, costato circa 50 milioni di euro e considerato un gioiellino tecnologico in Belgio, dove l’ultimo stadio costruito da zero risaliva addirittura al 1974. Una struttura, soprattutto, sorta a Nieuw Gent-Steenkker, un quartiere alla periferia di Gent e oggi diventato il primo destinatario del progetto sociale dei Buffalo’s.

È proprio in questa zona che la Fondazione, sin dal trasferimento nel nuovo stadio, ha deciso di organizzare eventi e attività per coinvolgere i propri “vicini di casa”, con progetti sportivi e iniziative nelle scuole: dalla Buffalo Cup alla Buffalo League, attraverso cui in questi anni si è tentato di creare un ambiente sportivo sano e attento a valorizzare (non solo in ambito calcistico, ma anche culturale e creativo) giovani talenti, sia maschili che femminili, fino alla creazione della Buffalo Dance Academy. Un momento di grande coinvolgimento emotivo per tutta la zona, che si ritrova a poter vivere momenti ricreativi e, contemporaneamente, a dover far fronte anche alla responsabilità di gestire il lavoro della comunità. Ed è proprio un simile modello di inclusione sociale nei quartieri che oggi appare tutt’altro che scontato in Belgio: un Paese che, negli ultimi anni, ha vissuto in prima linea anche con drammatiche conseguenze fenomeni di isolamento e ghettizzazione degli abitanti di zone periferiche delle principali città.

Ma oltre a singole iniziative, dirette spesso verso i più giovani, il KAA Gent ha deciso di investire seriamente anche sulla creazione di vere e proprie squadre, alcune persino partecipanti a competizioni semiufficiali. Non solo investimenti per la prima squadra, le giovanili e il femminile, dunque. La Fondazione dispone oggi anche di diverse squadre sociali, ognuna diretta a includere diverse categorie di cittadini. Nascono così una squadra maschile e una femminile registrate come KAA Gent nella Coppa Belga dei Senzatetto, inserite nel progetto “Beestige Buffalo’s”, dove la Fondazione lavora anche con rifugiati, tossicodipendenti, alcolisti e altre persone socialmente a rischio. Ma oggi continuano a esistere anche la squadra di “Geestige Buffalo’s”, composta da cittadini di Gent con problemi psicologici, psichiatrici e sociali, che possono vivere lo sport come un momento di svago e coinvolgimento, e i HT Gantoise Legends, la squadra di calcio camminato in cui gli anziani possono giocare tra loro e rimanere attivi nel rispetto delle loro condizioni fisiche.

Nell’idea del KAA Gent, però, uno spazio speciale in questo progetto doveva averlo inevitabilmente anche lo stadio: la Ghelamco Arena non si sarebbe dovuta mai trasformare in una roccaforte illuminata e inarrivabile, chiudendo le proprie porte e spazi all’accesso dei cittadini comuni nei giorni al di fuori delle partite. E così, il nuovo impianto della squadra si è trasformato nel centro focale nel progetto della Fondazione: il luogo dove ragazzi e persone comuni possono trovare un pezzo di casa. Così è oggi considerato dai partecipanti al programma Buffalo Bustels, attraverso cui i pazienti del centro psichiatrico di Gent-Sleidinge possono lavorare assieme: i “Bustels” si occupano infatti di pulire lo stadio dopo ogni partita, imparando a cooperare tra loro e accrescendo le proprie capacità lavorative, nell’ottica di un loro potenziale reinserimento nel mondo del lavoro.

Ma la Ghelamco Arena è oggi anche un luogo dedicato ai bambini e all’istruzione. Il mercoledì pomeriggio il KAA Gent Learning Centre si trasforma in una classe per giovani con difficoltà nell’apprendimento, sotto la guida e l’aiuto degli studenti dell’Artevelde Hogeschool. E lo stesso stadio diventa a volte strumento di studio: durante le lezioni di geometria, i ragazzi scendono in campo per calcolare le dimensioni della superficie del cerchio di centrocampo o dell’area di rigore. E così il calcio diventa ancora una volta incentivo anche per la cultura, per migliorarsi e sperare in un futuro migliore nonostante le difficoltà.

Alla fine, i progetti del KAA Gent hanno ottenuto meritatamente anche il più importante riconoscimento possibile, con l’ECA che ha reso omaggio alle ambiziose attività dei belgi: un premio che segna un successo costruito con fatica in questi anni dal lavoro di tanti volontari e che fa scoprire al mondo questa inusuale realtà. È il merito di aver inteso il calcio in una prospettiva nuova, da noi quasi sconosciuta (tra le otto candidate finale non compariva nemmeno una squadra italiana), unendo un quartiere intero sotto un unico slogan: “we are one family, we are Buffalo!”.

 

 

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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