Non può essere colpa sempre e solo di Balotelli. Ce ne siamo finalmente resi conto?

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Due partite in Nations League, 180′ contro Polonia e Portogallo che hanno sancito una scomoda verità: l’Italia non è ancora guarita. Di strada, per lasciarsi alla spalle la delusione per la mancata qualificazione al Mondiale, bisogna ancora farne tanta e la mezza rivoluzione attutata da Mancini non sembra ancora aver dato ancora i frutti sperati. Nonostante i problemi siano tanti, dalla poca esperienza internazionale dei convocati all’inconsistenza tecnica in alcuni reparti, per la maggior parte dei tifosi la colpa sarà sempre di Mario Balotelli.

Meno di un’ora giocata contro la Polonia, prestazione di certo insufficiente come quella di tutta la squadra, sottolineata dai fischi del Dall’Ara e da quello che ne è scaturito nei giorni successivi. Le critiche sono arrivate da chiunque, da gente di calcio come Arrigo SacchiZibì Boniek, ma anche e soprattutto da comuni tifosi che hanno scatenato la propria rabbia sui social. E come capita ormai praticamente da sempre, i difetti di Super Mario hanno oscurato quelli del resto della squadra. Un Balotelli pigro, in sovrappeso e inutile per i tanti italiani che lo hanno attaccato dopo il match di Bologna, gli stessi che però non si sono accorti che con l’ingresso di Belotti non è che poi sia cambiato granché. Due partite che hanno visto l’avvicendamento di quattro attaccanti e un solo gol realizzato tra l’altro su rigore, con il Gallo poco incisivo anche nell’ultimo spezzone di gara col Portogallo, e con Immobile e Zaza davvero mai pericolosi e nel vivo della manovra. Più che giudicare la prestazione dei singoli, dopo la sconfitta di ieri sera si è ritornati a parlare di un collettivo con alcuni problemi da risolvere, una discussione più che corretta ma che non trova coerenza quando in campo c’è Balotelli. D’altronde l’ex Inter e Milan è già abituato a situazioni del genere, basti pensare al Mondiale brasiliano di quattro anni fa che ci vide protagonisti in negativo con una clamorosa eliminazione nel girone. Anche in quel caso Balo diventò il capro espiatorio e fu “cacciato” dalla Nazionale, in una spedizione che vide gli Azzurri vincere una sola partita contro l’Inghilterra, in cui fu il migliore in campo segnando la rete decisiva. Non bastò e Mario fu esiliato da quella gente che dimenticò anche l’Europeo di due anni prima, quello della finale raggiunta e poi persa malamente contro la Spagna, ma anche della storica semifinale contro la Germania decisa proprio da una sua incredibile doppietta.

Sono passati anni e Balotelli ha perso per molto tempo la Nazionale, che però rinunciando a lui non è di certo migliorata ma ha addirittura toccato uno dei punti più bassi della storia del calcio italiano. Anche in quel caso due partite, 180′ e nessun gol segnato alla Svezia dai vari Immobile, Belotti, Eder e Gabbiadini, tutti attaccanti preferiti a lui ma complici di quel disastro. Anche dopo quel fallimento però, la rabbia degli italiani si scatenò non contro un singolo attaccante ma con l’allenatore, cosa che difficilmente sarebbe accaduta se al posto di uno dei nomi sopracitati ci fosse stato Mario Balotelli. Di certo l’attaccante del Nizza ha i suoi difetti, a cominciare dal carattere che probabilmente ha fatto si che restasse sempre e solo Mario senza mai diventare davvero Super, ma resta il talento più grande che l’Italia oggi può permettersi di sfruttare. Mancini lo conosce e lo sa benissimo, qualcuno di noi invece, allenatori da tastiera, forse non lo ha ancora capito.

Ivan Fusto
Ivan Fusto
Giornalista e telecronista, classe '96. Vincitore del Workshop 2017 di Sportitalia, malato di calcio italiano e non. Innamorato dello sport in generale, seguo anche il volley ed il tennis.

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