Il silenzio dei pallavolisti

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Sotto il cielo stellato di Roma si è alzato il sipario sull’edizione numero 19 dei Campionato Mondiali di pallavolo maschile. Uno spettacolo suggestivo privilegiato dalla scelta di giocare all’aperto: particolare per una disciplina ormai quasi interamente indoor. Quella forte luce dei riflettori tutta concentrata in unico punto, l’impianto del Foro Italico, mentre nelle vicinanze era solo buio, l’entusiasmo di un impianto da tutto esaurito in ogni ordine di posto e il tifo tutto azzurro forse avranno riportato in mente a qualche over 60 le magie delle Olimpiadi di Roma, creando qualche rimpianto per quella bocciatura di Roma 2024.

La partita d’esordio dell’ItalVolley è stata positiva sotto ogni punto di vista. Roma ha risposto e ha sostenuto con grande calore i ragazzi di CT Blengini tra musiche, ola, cori e balli. La “più grande discoteca all’aperto” come ha sottolineato lo speaker dell’impianto. Del resto questo modo di vivere l’evento accompagnando ogni punto realizzato con la musica piace al pubblico, che partecipa e rende tutto una grande festa; un po’ come accade negli States. L’Italia ovviamente non ha voluto rovinare questo appuntamento e, sotto gli occhi del Presidente della Repubblica Mattarella e dei grandi campioni del passato, ha archiviato la pratica nipponica con un facile 3-0. Zaytsev tra ace e attacchi è stato il trascinatore (Chissà come sarebbe andato a finire l’ultimo Europeo senza quel famoso caso scarpe).

C’è qualcosa però che non è stato gradito dagli sportivi nostrani: il silenzio che ha accompagnato la vigilia dei mondiali. A quanto pare abbiamo scoperto l’esistenza della rassegna iridata in Italia solo trovando la partita degli azzurri in diretta televisiva di domenica sera. Tanta critica si è abbattuta nel modo di pubblicizzare e negli aspetti di contorno che dovevano accompagnare il tutto. Non il massimo nel 2018 dove sono aumentati gli strumenti di comunicazione a nostra disposizione. I media inoltre non hanno aiutato innescando la solita battaglia tra i paladini degli sport minori e gli irriducibili del mondo calcistico. Una macchia in una serata riuscita bene e ideale come appuntamento inaugurale.

Alla base c’è anche una mancanza di fiducia in questo gruppo: le aspettative non sono da vittoria, ma al massimo da podio. Siamo stati abituati troppo bene con la nazionale di Zorzi e Lucchetta che vinceva ovunque o quasi; i recenti risultati nella Nations League (Già, esiste anche nella pallavolo e non solo nel calcio) purtroppo non sembrano aver convinto. A questo punto spetta proprio alla nazionale rompere questo silenzio a suon di vittorie e smentire il pessimismo che circola nell’aria. Il successo sul Giappone è il primo tassello, all’orizzonte ci attendono sfide più dure a partire dai prossimi match a Firenze. Non si tratta solo di riprenderci un podio che manca dal 1998 ma rendere giustizia a un movimento che negli ultimi anni ha lavorato molto per dare certezze e stabilità al massimo campionato.

Elia Modugno
Elia Modugno
Nasce a Roma il 30 maggio 1979 mentre il Nottingham Forest di Brian Clough vinceva la sua prima Coppa Campioni. Radiocronista sui campi dell’Eccellenza laziale, adora il calcio minore ed il futsal.

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