Lo Young Boys riporta la Svizzera nel calcio che conta

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Lo Young Boys ce l’ha fatta. Dopo le sconfitte rimediate ai preliminari, nelle ultime stagioni, la squadra bernese, che quest’anno si presentava fregiata del titolo di campione nazionale, conquistato in primavera dopo una bellissima cavalcata, con duello a distanza contro il Basilea, dominatore delle ultime stagioni, accede, così, per la prima volta nella sua storia, alla fase a gironi del massimo torneo continentale.

Ovviamente, non si tratta solamente di un grande traguardo sportivo: la compagine della capitale, grazie ai premi e ai diritti televisivi, potrà arrivare a incassare una cifra che si aggira sui 40 milioni di franchi. Per fare delle proporzioni, rispetto alla realtà elvetica, è la somma del budget di 3 squadre di medio-bassa classifica di Raiffeisen Super League messe insieme.

Un obbiettivo importante, quindi, che proietta il club giallonero in una nuova dimensione, più simile a quella del Basilea dominatore dell’ultimo decennio del calcio rossocrociato, e che (così almeno si augurano i tifosi) potrebbe togliere al club quella fama di squadra importante, ma che non vince mai. Se è vero, infatti, che la scorsa stagione è stata caratterizzata dalla vittoria in campionato, la sconfitta netta (e tutto sommato inattesa) in finale di Coppa svizzera contro lo Zurigo, nello stadio di casa, aveva lasciato un po’ di amaro in bocca al popolo bernese.

La delusione, tuttavia, è stata ampiamente ripagata dalla vittoria di ieri sera, ottenuta lontano dallo Stade de Suisse, ma davanti a qualche centinaio di tifosi che avevano seguito i loro beniamini a Zagabria. Perché è un dato di fatto che questa squadra non ha mai perso l’affetto della sua gente: nonostante i tanti anni senza vittorie, la spietata concorrenza di una squadra di hockey la quale, al contrario, domina da anni la scena elvetica, in quello che è forse lo sport di squadra più amato nel Paese, i tifosi dello Young Boys sono sempre andati allo stadio in un buon numero. Niente a che vedere con ciò che si vede, per esempio, a Zurigo, sponda Grasshopper, complice anche l’abbandono dello storico stadio Hardturm.

E, ieri sera, è stato proprio un ex giocatore delle Cavallette, lo svizzero naturalizzato bosniaco Hajrović, a segnare il gol del vantaggio per i croati al 7′, grazie (anche) a un’amnesia difensiva dello Young Boys, anche questo un po’ un marchio di fabbrica dei ragazzi di Seoane, ereditato dalla vecchia gestione Hütter. Colpiti a freddo, gli svizzeri hanno avuto qualche problema a reagire, con Sulejmani e Fassnacht in serata non proprio memorabile.

L’allenatore giallonero, infatti, aveva scelto, ieri sera, uno schieramento non troppo spregiudicato, contrariamente a quanto si pensava alla vigilia, per paura di farsi infilare dai rapidissimi contropiedi croati (come accaduto all’andata). Il destino, però, ha dato una mano al giovane tecnico dei bernesi, che non aveva inserito Roger Assalé, per non sbilanciare troppo la squadra, puntando sulla fantasia e sull’abilità nelle palle ferme di Sulejmani. Il serbo, però, al 55′, in una ripresa iniziata col piglio giusto dai suoi, si è infortunato, ed è stato costretto a uscire in barella.

A quel punto, Seoane (che, pensiamo, lo avrebbe probabilmente inserito comunque, più tardi) ha mandato in campo l’ivoriano, che si è gettato nella mischia come un cane da caccia sguinzagliato a caccia della preda. Sua l’azione che ha portato, al 64′ al calcio di rigore (poi trasformato da Hoarau), oltre ad aver dato ai suoi la carica e la giusta densità in area avversaria che hanno fatto sì che, 2′ più tardi, ancora l’attaccante originario della Réunion trovasse la rete più importante della sua esperienza bernese, deviando in rete un appoggio di testa di Wütrich.

Dopo il gol, c’è stato solo lo Young Boys in campo, con gli elvetici che hanno fatto valere la propria formidabile prestanza fisica, che ha loro consentito di vincere i duelli individuali nelle varie zone del campo. Ai croati resta il rammarico di non aver segnato il secondo gol a Berna, nella ripresa, quando ne hanno avuto l’opportunità, in un paio di occasioni.

Ora, si attende il sorteggio, con i bernesi in quarta fascia. Tuttavia, a differenza di altri commentatori ascoltati ieri sera, non saremmo dell’idea di augurarceli nel girone. Sicuramente quella svizzera è una squadra di tasso tecnico inferiore ad altre, ed è oggettivo che in Europa League, nelle ultime stagioni, non abbiano fatto bene. Tuttavia, bisogna tenere conto degli stimoli che dà questa competizione, soprattutto a giocatori in ascesa: e, a Berna, ce ne sono tanti.

Lo Young Boys è una compagine che gioca a memoria, molto prestante fisicamente, con alcuni giocatori di buon livello (Fassnacht, Mbabu, Assalé, Hoarau), e che, in casa, usa il campo sintetico, superficie praticamente mai utilizzata da quasi nessun club europeo di buon livello, e che ha caratteristiche differenti dall’erba, con tutto ciò che questo comporta per le squadre ospiti. Insomma, noi, nei panni dei dirigenti delle 4 italiane in Champions, non li sottovaluteremmo: meglio che capitino ad altri, magari.

Silvano Pulga
Silvano Pulga
Da bambino si innamorò del calcio vedendo giocare a San Siro Rivera e Prati. Milanese per nascita e necessità, sogna di vivere in Svezia, e nel frattempo sopporta una figlia tifosa del Bayern Monaco.

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