Chapeau, maestro

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33 anni a settembre, Luka Modrić è uno di quei calciatori che vorresti clonare.
È semplicemente perfetto: visione di gioco, tecnica sopraffina, carisma.
Un vero leader: lo era nel Tottenham, che gli deve tantissimo, e lo è nel Real Madrid. Così come nella Croazia, della quale indossa i gradi di capitano: avercene, condottieri così.


Lo 0-3 inflitto dai croati all’Argentina – una fotocopia della nazionale in passato due volte campione iridata – dice per metà delle difficoltà e della crisi de La Albiceleste e per metà di una Croazia semplicemente stratosferica, perfetta. Con interpreti sopraffini (Ivan Rakitić…) e dei leader come Mario Mandžukić. Esperienza, chilometraggio internazionale e poi un’infinita classe, come quella del regista del Real Madrid, semplicemente stratosferico.


Gli argentini, diciamolo, non ci hanno capito nulla.
E dire che Modrić, qualche anno e qualche torneo fa, lo prendevamo anche un po’ in giro. Folle il paragone con Pirlo, forse perché – all’epoca – il Tottenham era meno glamour di altri club e poi via, mica possiamo riconoscere i meriti altrui e scalzare un maestro.

Che riesca o no a emulare quella del 1998 e della storia semifinale in Francia, la Croazia è già qualificata e tanto, se non tutto, lo deve al suo esponente di punta: Dio lo protegga e l’uomo, al limite, lo cloni per davvero.
Sarà un giorno triste quando smetterà di giocare.

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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