Essere “esperti” nelle notti europee

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Quanto può essere incisivo il fattore “esperienza sul campo” quando si gioca in Europa? Provate a chiederlo a Juventus e Milan e, dopo questa settimana, la risposta sarà probabilmente la stessa: molto, a volte persino in maniera decisiva. I bianconeri e i rossoneri lo hanno sperimentato sulla propria pelle nelle rispettive sfide europee contro Tottenham e Arsenal, sebbene con risultati diametralmente opposti: positivi per i piemontesi, negativi per gli uomini di Gattuso.

A Wembley, la Signora bianconera ha dimostrato di non essere solo vecchia, ma anche tanto esperta e saggia. Due qualità imprescindibili per vincere in gare delicate, in cui bisogna saper soffrire contro un avversario di buona tecnica e ricco di entusiasmo per poi attaccarlo appena mostra ingenuamente un fianco scoperto. Contro il Tottenham, la Juventus ha dovuto rischiare, aspettare e persino correggersi a partita in corso per evitare una clamorosa uscita agli Ottavi di finale di Champions League: si è ritrovata costretta ad accettare il gioco frizzante di Pochettino e persino l’iniziale svantaggio che, dopo il 2-2 di Torino, significava momentanea eliminazione, prima di riuscire ribaltare la gara e conquistare la qualificazione in appena 5′ per poi chiudersi a difesa del prezioso bottino.

È questa l’esperienza in Europa che la Juventus è riuscita a maturare dopo anni di sfide giocate in tutte le parti del Continente, di successi straordinari e anche amare sconfitte arrivate quando la Coppa era ormai in bella vista. Un fattore di cui gli Spurs, una squadra giovane e di talento, ma entrata nell’élite del calcio inglese ed Europeo da troppo poco tempo, ancora non possono godere: tra andata e ritorno, i londinesi hanno provato a mettere in mostra le proprie qualità, mettendo in difficoltà i bianconeri e sognando un nuovo colpo dopo il primato ottenuto in un girone comprensivo di Real Madrid e Borussia Dortmund.

Ma il bel gioco e il talento non sono bastati. Proprio nel momento più inaspettato, Allegri ha saputo mette mano alla propria squadra, inserendo con l’accuratezza di chi ne ha già vissute tante due nuovi ingranaggi come Lichtesteiner (facendo tornare il ben più lento Barzagli al centro della difesa) e Asamoah che hanno fatto ripartire l’intera macchina. E infine, affidandosi alla fame di gol di Higuaín e al talento del ritornato Dybala, ha strappato via il velo sotto cui gli inglesi avevano tentato di nascondere i propri, gravi limiti tattici. Quello della Juventus è stato un colpo da maestri di grande esperienza, capace di spazzare via in un attimo i dubbi sorti in queste settimane e anche le difficoltà (forse più del previsto) incontrate nella doppia sfida contro il Tottenham.

Chi invece è finito per cadere proprio nella trappola della minor esperienza in Europa è stato proprio il Milan nell’attesissima gara contro l’Arsenal. Nella bella scenografia di un San Siro quasi tutto esaurito e in questo momento molto vicino alla squadra, i rossoneri si sono accorti che la strada da fare per diventare grandi è ancora tanta. Gattuso lo aveva ripetuto per tante volte negli ultimi mesi, anche quando tutto sembrava andare per il verso giusto, sapendo che prima o poi sarebbe capitata una notte come quella di ieri: una partita in cui i milanesi si sarebbero fatti imbrigliare da un tecnico ben più esperto come Wenger, capace di dare una logica e una certa concretezza ai Gunners persino nel momento più difficile della sua gestione.

Il Milan è passato nell’arco di pochi minuti dall’entusiasmo febbrile dell’avvio, giocato a ritmi forsennati, all’evidente paura dei propri elementi di sbagliare ed essere punito: più che sul piano tecnico, i biancorossi hanno vinto la gara sul piano mentale, riuscendo a mostrare sicurezza e dimestichezza contro avversari spesso tremanti e fragili. La pressione, insomma, era tutta addosso alla squadra di casa: tanti giovani e troppi pochi elementi con una solida esperienza sulle spalle nelle gare che contano in Europa (fatta eccezione per Bonucci e Rodríguez, negli anni d’oro del Wolfsburg). Un limite che lo stesso Gattuso si è ritrovato a pagare, senza nemmeno avere la possibilità di porvi rimedio a gara in corso visto lo scarso impatto avuto da Kalinić, Silva e Borini una volta scesi in campo.

La sconfitta subita fa male, perché fa improvvisamente tornare con i piedi per terra tanti tifosi e forse chiude anche il capitolo Europa League per questa stagione, salvo una clamorosa rimonta all’Emirates Stadium tra una settimana. Ma, con il tecnico calabrese, i rossoneri hanno dato via a un nuovo progetto, a cui serviranno anche serate come queste per potersi rafforzare e, un giorno, anche affermare: far accettare i fallimenti per trarne esperienza sarà il compito della società nei confronti di giocatori e tifosi nei prossimi mesi, forse anni. La strada è stata indicata, ora servono il coraggio e la pazienza giusti per percorrerla. E per far proprio quel fattore tanto decisivo che ha fatto trionfare Allegri e Wenger e che ora fa riflettere per le future, affascinanti notti europee il già affermato Pochettino e l’apprendista Gattuso.

 

Francesco Moria
Francesco Moria
Nato a Monza nel '95, ha tre grandi passioni: Mark Knopfler, la letteratura e il calcio inglese. Sogna di diventare giornalista d'inchiesta, andando a studiare il complesso rapporto tra calcio e politica.

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