Vicenza, i tifosi evitano la farsa: stop al pullman della Berretti, in Coppa passa il Padova

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Al peggio, si sa, non c’è mai purtroppo fine; toccato il fondo, d’altronde, si può sempre cominciare a scavare. É quanto, loro malgrado, stanno realizzando gli innamorati del Vicenza Calcio e del football in generale, attoniti spettatori della fossa che, apparentemente, sembra pronta ad accogliere il club che fu di Paolo Rossi.

Mentre scriviamo, in teoria, saremmo dovuti essere in fase di cronaca testuale live dell’Ottavo di Finale di Coppa Italia di Serie C tra Padova e Vicenza, un sentitissimo “derby Veneto” che avrebbe designato il nome della compagine delle due che sarebbe andata a comporre il novero delle qualificate ai Quarti di Finale.

Se del live non v’è traccia, è perchè è della gara stessa che di traccia non ve ne è e non ve ne sarà mai alcuna; Padova-Vicenza, infatti, non si è disputata in seguito al corteo di protesta organizzato dai tifosi del Vicenza fuori dal Menti in seguito alla farsa societaria che ha accompagnato la società biancorossa negli ultimi mesi, e che ha indotto i supporters veneti a impedire al pullman del Vicenza di portare all’Euganeo di Padova la squadra biancorossa, determinando per il Vicenza la conseguente sconfitta a tavolino. Dato lo stato d’agitazione dei calciatori della Prima Squadra, tra l’altro, a dirigersi all’Euganeo sarebbe stata la Berretti.

Quanto si sta registrando a Vicenza, ormai in realtà da un decennio, è uno schiaffo a quanti per amore dello sport e della propria squadra del cuore spendono tempo, passione e denaro vivendo un sogno che, settimanalmente, trova concretizzazione su di un campo di calcio. Un sogno che però, il popolo vicentino, negli ultimi mesi ha assunto gradualmente i contorni di un incubo sempre più spettrale, di quelli che quando ne vivi uno non fai che sperare, pur se in piena fase REM, che non sia nulla di realmente in svolgimento.

Le radici dell’attuale crac del club biancorosso si rinvengono, oltre un decennio fa, nell’entrata in società dell’imprenditore Sergio Cassingena, che sul finire del 2004 rileva il club dalla società britannica ENIC. Accolto con entusiasmo, e proprietario del club per oltre 12 anni, Cassingena raccoglie sul campo ben tre retrocessioni in Lega Pro, evitando le prime due per le disgrazie sportive di altri club che permisero il ripescaggio al Vicenza (le radiazioni di Salernitana e Perugia e la retrocessione del Genoa in Serie C nel 2004, la retrocessione in Lega Pro del Lecce nel 2012) mentre nulla ha permesso ai berici di evitare la Serie C nella stagione 2012/13; dalla terza serie, i biancorossi, sono poi stati ripescati nella stagione 2013/14 ancora una volta per elementi extra-calcistici, questa volta il fallimento della Robur Siena.

Alla disastrosa gestione sportiva, se ne accompagna un altrettano infelice gestione finanziaria del club, che nel 2016 accusa oltre 15 milioni di euro di debiti, importo che costringe Cassingena a passare di mano cedendo a una cordata di imprenditori locali riuniti nella Vi.Fin. . La transizione proprietaria non migliora la situazione del club, che dopo essere retrocesso dalla Serie B al termine della stagione scorsa a luglio 2017 si presenta in ritiro con soli due calciatori tesserati, e tanti elementi della Berretti.

Il Vicenza la squadra riesce comunque ad allestirla, ma dopo le prime giornate di gara nel finale di 2017 il club berico paga tutte insieme le proprie inadempienze, e di fatto a cavallo tra l’anno vecchio e quello nuovo registra una serie di scossoni che rischiano di risultare anche quelli definitivi. Illusi per mesi dalla società, nei suoi vari volti e proprietari, i calciatori del Vicenza calcio mettono in mora il club lo scorso 20 dicembre; a fronte dell’ultima promessa insoluta della società (nel frattempo passata nelle mani dell’attuale Amministratore unico Fabio Sanfilippo), la mancata ricezione delle mensilità dell’ultimo quadrimestre del 2017 fa sì che lo scorso 10 gennaio venga promosso dai calciatori, supportati dall’ Associazione Italiana Calciatori, uno stato d’agitazione che, per evitare la sconfitta a tavolino e le sue conseguenze anche economiche, mette il club nella condizione di dover convocare la Berretti per la gara di Padova di oggi pomeriggio.

Stante lo scenario sopra riportato, inevitabile è da ritenersi l’istanza di fallimento emanata dalla Procura di Vicenza, che ha però riservato al club berico i benefici dell’articolo 104 della Legge Fallimentare, quelli dell’esercizio provvisorio. Strumento, questo, che permetterebbe al club di terminare la stagione in corso tenendo in vita, in caso emerga un acquirente interessato, il titolo sportivo; eventualità che oggi, per usare un eufemismo, si fa fatica a ritenere credibile.

A evitare l’ultima onta a una rappresentate storica del nostro calcio, il Vicenza, l’intervento di quell’entità del mondo calcistico vicentino che, per amore verso il club, ha trovato unità e la forza di ritagliarsi un potere decisionale di cui formalmente non è fornita: il tifo del Vicenza Calcio, che impedendo al pullman del club di raggiungere Padova ha urlato al mondo dello sport intero come la cittadina veneta, a prescindere dal futuro che l’attenda, non meriti un’umiliazione simile.

Ai Quarti di Finale, in conclusione, ci va senza nemmeno togliersi la tuta il Padova di Bisoli (ironia della sorte, tecnico del Vicenza la passata stagione). A perdere, oltre al Vicenza Calcio, è però il movimento calcistico italiano e in particolare una Serie C sempre meno credibile; pensando alla questione Modena, per restare alla stagione in corso, bisogna tristemente aggiungere “ancora una volta“.

Michael Anthony D'Costa
Michael Anthony D'Costa
Nato a Roma nel 1989, si avvicina al calcio grazie all’arte sciorinata sui campi da Zidane. Nostalgico del “calcio di una volta”, non ama il tiki-taka, i corner corti e il portiere-libero.

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