NFL – MSChoice: l’onore e il rispetto

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La AFC North è la division NFL con maggiore identità. Il fatto che abbia scintillanti rivalità non necessariamente porta a più spettacolo, ma sicuramente a partite tirate che hanno strascichi inaspettati anche a distanza di anni.

Quanto successo nella notte a Cincinnati, in quello che era un innocuo Monday Night tra una squadra da Super Bowl (Pittsburgh) e una squadra senza troppe pretese (proprio i casalinghi Bengals), è esemplificativo di quanto vi diciamo.
Serata in cui il clima è stato stabilito dall’infortunio a Ryan Shazier, che dopo un placcaggio del tutto normale cade a terra senza riuscire a muovere le gambe. Portato via in ambulanza, non sembra mentre vi scriviamo in pericolo di perdere mobilità, anzi i più ottimisti lo vedono già in campo tra un paio di settimane.
Allo stadio però scende un’atmosfera cupa: molti giocatori sulle panchine piangono, altri non affondano il tackle e concedono grossi guadagni, scatenando la reazione opposta man mano che la partita prosegue.

Un blocco incredibile di JuJu Smith-Schuster su Vontaze Burfict: mezza spalla, mezzo casco, poi il rookie di Pittsburgh rimane in piedi sopra il linebacker di casa, come a confermare la sua supremazia. Burfict tenta una reazione di rabbia ma ricasca al suolo esanime.
Il colpo proibito di George Iloka: Antonio Brown riceve un touchdown completamente solo in End Zone, arriva a tutta birra Iloka che, casco contro casco, lo stende. Anche la stella degli Steelers rimane brevemente a terra senza muoversi, nulla di grave per fortuna.
Alla fine le squadre saranno unite da un momento di preghiera per Shazier, in quello che è il capitolo finale di una serata complicata.

Non che l’unione spicchi quando si parla di AFC North. Gli Steelers e i Baltimore Ravens, per esempio, vivono anch’essi una rivalità pazzesca, proprio basata su chi colpisce più forte. Appena giunti sulla scena, i Ravens diventano una squadra difensiva: stabilendo una grande presenza nel proprio campo, riescono anche a vincere un Super Bowl nei primissimi anni di esistenza con un difensore (Ray Lewis) MVP della partita più importante.
Difensivi, gli Steelers, lo erano dagli anni dei trionfi (anni ‘70-’80): Terry Bradshaw non era un grande QB, tecnicamente parlando, ma non serviva; ci pensava la Steel Curtain, la migliore linea difensiva di sempre, che soffocando gli attacchi della altre squadre portò Bradshaw e Chuck Knoll, head coach di quegli anni, a dominare e vincere addirittura quattro titoli.

Il 18 gennaio 2009 gli Steelers battono i Ravens ad Heinz Field nell’ennesima partita a basso punteggio della rivalità. Su una corsa verso la fine dell’incontro, con la partita in equilibrio, Willis McGahee riceve un brutto colpo. Stessa brutta immagine di Shazier, McGahee cade a terra senza muovere un muscolo.
Vincendo quella partita Pittsburgh va al Super Bowl, nel quale trionferà.
È come se la vittoria e la sconfitta, tra queste due squadre, passi necessariamente dall’intimidazione, o anche solo dalla paura e dal coraggio.

Anche i Bengals non sono degli agnellini. Vontaze Burfict, linabacker di talento di cui ho già parlato, era visto come un attaccabrighe dagli analisti NFL quando uscì dal college. Gli stessi analisti, però, non aveva dubbi: sarebbe stato un Bengal, perché Cincinnati ha una lunga storia di redimere soggetti difficoltosi. E così è stato.
Nel gennaio 2016 Burfict e la sua inesistente disciplina costa ai Bengals la prima vittoria ai Playoff dopo decenni: con un colpo terribile proprio su Antonio Brown (e relativa salatissima penalità) consente agli Steelers di rimanere in partita nel Wild Card game giocato a Cincinnati. Prevarranno gli ospiti.
È per questo motivo che ieri sera, mentre Smith-Schuster parla con i reporter del suo colpo ai danni di Burifct, Brown passa dietro e grida: “Karma! Karma!”
Come a dire che chi semina vento raccoglie tempesta.

Da appassionati, non sappiamo cosa sperare: che i Browns diventino finalmente competitivi per rendere la AFC North ancora più una polveriera di quanto già non sia, oppure che gli animi si calmino, oppure che una delle squadre domini a tal punto da evitarci tali, brutti, spettacoli.
Il football in AFC North non è come nel resto della lega. Si basa su onore, rispetto e una serie di botte da orbi. Nella speranza nessun giocatore ci rimetta davvero troppo. A quel punto saremo davvero unanimi nel condannarla.

Dario Alfredo Michielini
Dario Alfredo Michielini
È convinto la vita sia una brutta imitazione di una bella partita di football. Telecronista, editorialista, allenatore. Vive di passioni quindi probabilmente morirà in miseria. Gioca a golf con pessimi risultati; ma d'altra parte, chi può affermare il contrario?

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